Antonio Blanciforte, il braccio destro di Don Bosco. Fu lui ad iniziarmi alla malavita.
Indossava un vestito molto elegante, aveva una giacca nera, a doppio petto, camicia rossa e cravatta nera, con tanto di pantalone abbinato. Ero con lui e un altro dei suoi scagnozzi, Luca De Angelis, lui invece indossava una camicia a righe blu scuro e un pantalone nero, mentre io avevo una camicia bianca con bretelle e un pantalone grigio.«Ninuzzu non ha pagato e non vuole pagare la protezione.» disse Antonio, mentre fumava un sigaro.
«Tu cosa proponi?» domandò LucaIo rimasi in silenzio, con la sigaretta spenta tra le labbra, e le braccia incrociate. Eravamo fermi a parlare sul marciapiede, una traversa prima del panificio, vicino ad un palo.
«Che c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?» Antonio si voltò verso di me.
«Sto ascoltando.» risposi.De Angelis aveva un forte accento napoletano, si sentiva assai. Blanciforte invece aveva un accento per lo più nordico, non sembrava affatto del Sud Italia.
«Vince, quel panificio deve pagare, fai quello che devi fare.» mi ordinò Antonio.
Io annuì, con la sigaretta tra le labbra, mi incamminai, senza fare storie, verso il panificio, attraversando la strada.
«Ninuzzu, ma che minchia mi combini?» gli domandai.
«Chi sei? Chi ti manda?»
«L'ultima faccia che vedrai, se non dai a Don Bosco quello che gli spetta.»
«A Don Bosco, gli puoi dire di andare a farsi fottetere.» esclamò, imitando un finto e ironico accento siciliano.Iniziai a innervosirmi, pazienza ne avevo poca e quasi niente. Il panificio era vuoto, c'eravamo solo io e lui.
Presi dalla tasca una di quelle scatolette con i fiammiferi e mi accesi la sigaretta, che tenevo fra le labbra.«Allora, mio carissimo amico. Cosa sceglieresti tra il tuo locale e la tua vita? » gli domandai con tono calmo e pacato, mentre fumavo.
«Ma che domande sono? La mia vita.»
«Allora perché non dai a Don Bosco quello che gli spetta?»Mi avvicinavo sempre di più verso di lui, con fare calmo.
«Io non pago un cazzo a voi mafiosi di merda.» urlò.
Gli diedi uno schiaffo con molta forza.
«Senti gran pezzo di merda, io ora ti mando a casa senza un occhio, ti sta bene?» domandai, con la cicca di sigaretta rivolta verso il suo occhio destro.
«Va bene, va bene. Pagherò ogni settimana quello che gli spetta a Don Bosco.» concluse.
«Ci voleva tanto?» dissi, rialzandolo da terra.Si alzò e andò verso la cassa, prese una mazzetta e me la diede.
Afferrai quella mazzetta e contai i contanti nella mia mente. «Duemila e cinquecento dollari, a posto.»
Misi la mazzetta dentro la tasca dei pantaloni e tornai da Blanciforte.
Tutti quei figli di puttana che avevano una attività a Little Italy, dovevano pagare il pizzo a Don Bosco.«Chi non muore si rivede ah?»
«Un gioco da ragazzi.» dissi, mentre gli porgevo la mazzetta. «Duemila e cinquecento dollari.» conclusi.
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New York |The Five Families
Fiction généraleNew York, 1930. Cinque famiglie si contendono il potere assoluto su New York, ma solo uno otterrà il titolo: Padrino.