Louboutin

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Mi piace fare shopping, non lo nego, ma non è una compulsione per me, posso stare settimane senza comprare nulla, come anche spendere stipendi interi in mezza giornata.

Probabilmente la cosa che mi piace di più è provare e comprare scarpe. Per me è come un rituale. Devo avere il tempo e lo spazio. Mi piace andare in un bel negozio quando è semivuoto, la mattina presto magari, così da sentire i miei passi riecheggiare nel silenzio, e avere l'attenzione del personale.

Ieri l'attenzione è stata fin troppo personale. Un ragazzo molto giovane, con la faccia affilata e un paio di baffi sottili che sembravano fuori dal tempo.

Mi aiuta a calzare un paio di stivali, e io non glielo rendo facile, non faccio nulla, allungo il piede, stendo la gamba e aspetto. Lui non fa una piega e porta a termine il suo compito con grande professionalità, ci sa fare con le mani.

Forse indugia un attimo di troppo con la mano sul mio polpaccio, ma forse me lo sono solo immaginato.

Faccio qualche passo, una mezza piroetta davanti allo specchio.

"Come vanno?" Mi chiede

"Non lo so..." Dico facendo una smorfia, in realtà vanno bene, ma continuo a rigirarmi, fare qualche passo e provare nuove pose, ho una gonna al ginocchio con uno spacco che mi piace mettere in mostra.

Sì, mi piace giocare.

E noto, con la coda dell'occhio, uno sguardo un po' più intenso. Per me. Il mio sguardo rubato.

"Piaceranno sicuramente... a suo marito" dice a bassa voce lui, una frase buttata lì tenera e goffa, ma che rivela comunque il suo interesse.

I ragazzi giovani danno troppo potere alle donne, penso io, troppo, e troppo presto.

Mi giro e lo fulmino con lo sguardo.

"Veramente io lo faccio soltanto per me. Mi devo piacere io, e questi stivali non mi piacciono"

Lui arrossisce, visibilmente intimidito. Io torno indietro sorridendo, mi siedo sulla panca davanti a lui e mi sfilo gli stivali, senza tante cerimonie. Con le gambe un po' più aperte di quanto sarebbe consono, con la gonna che risale un po' di più del giusto. Uno dei tanti momenti intimi che si condividono con gli sconosciuti in queste situazioni.

Ancora uno sguardo rubato.

"Mi fai provare quelle Louboutin lì?"

"Certo" Risponde lui sommessamente e si avvia a prendermi le scarpe che gli ho chiesto.

Torna quasi subito con la scatola immacolata, che apre con gesti lenti e precisi per non rovinarla.

Tacco 12, leggermente a punta, vernice nera e l'inconfondibile suola rosso fuoco. Una versione leggermente modificata del classico che fa impazzire noi donne da tanti anni.

Le provo facendo una lenta passeggiata per tutto il negozio. Sono nuove, un po' dure e scomode, mi fanno male, ma non mi interessa, mi fanno camminare in maniera diversa, non riesco a non ancheggiare, a non calcare ogni passo con sensualità. L'immagine che vedo nello specchio è quella di una donna sexy e sicura. Non quella che ero quando mi sono svegliata al mattino, ma mi riconosco comunque.

Sorrido.

Il commesso si avvicina.

"La pelle ha bisogno di un po' di tempo per adattarsi e ammorbidirsi. Le fanno male?"

Lo guardo dritto negli occhi.

"Sì"

Passa un lungo istante di silenzio assoluto.

"Le prendo."

Mi avvicino e gli metto una mano sulla spalla. Lo sorprendo un po', ma non si muove. Mi appoggio a lui per togliermi i tacchi. Sotto la stoffa della sua camicia sento la pelle tendersi, i muscoli della gioventù. Vacillo un attimo, faccio finta di scivolare.

E subito le sue mani sui miei fianchi. A rimettermi in equilibrio. Quelle mani leggere ma sicure, solide, professionali. Mani che ci sanno fare.

"Grazie"

Mi guarda negli occhi a lungo anche lui.

"Louboutin ha sempre fatto questi tacchi vertiginosi. Sostiene che alle donne piacciano perché calzandoli i piedi assumono la stessa posizione che assumono naturalmente durante l'orgasmo."

L'avrò sentita almeno venti volte questa storia, ma faccio finta di essere sopresa. Inarco un sopracciglio.

"Sa no... l'arco plantare così accentuato, inarcare il piede... come..."

"E tu che ne sai?"

"Beh... modestamente..."

Rido di cuore, e lui torna a lavorare per ricomporre la confezione. Sempre professionale.
Mi volta le spalle, e si china a prendere le scarpe, allora gli dò una pacca sul culo che risuona per tutto il negozio.

Chiamami LolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora