La percezione del cambiamento

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Alla mia età si inizia ad avere paura di restare fermi. Se ti siedi per più di un attimo ti assale il pensiero, inesorabile, che poi non ti rialzerai mai più. Così ho deciso di cambiare, iniziando dal look, dal superficiale per arrivare al profondo.

Ho lentamente lasciato che i miei capelli si allungassero, tornassero al loro colore originale e poi diventassero ancora più scuri. Un cambiamento che è stato graduale, impercettibile a chi mi vedeva ogni giorno, ma netto per gli altri, quelli che mi hanno lasciato col caschetto biondo in primavera per ritrovarmi con lunghi capelli corvini dopo l'estate.

Quello che ho notato è che con l'estetica della mia acconciatura è cambiata, sottilmente, la percezione di me come donna. Meno signora, meno angelica, meno seria. Più giovanile, più intrigante, più sexy.

Il mio ex marito, incontrato una mattina di Settembre per motivi burocratici non è riuscito a dissimulare un certo stupore. Non conoscendolo non vi sareste accorti di nulla mentre parlavamo del più e del meno firmando carte di cui non importa veramente più a nessuno, ma una certa luce nei suoi occhi non poteva passare inosservata a me, la prima moglie di quella che sembra una vita fa.

La sera stessa mi manda il più prevedibile dei messaggi pretestuosi, giusto nel momento in cui rientro a casa e mi chiudo la pesante porta alle spalle. Tanto per essere chiari, sono anni che non mi manda un messaggio del genere, le nostre chat erano via sms, per farvi capire quante ere tecnologiche fa. Mi viene da fare un sospiro, e sbuffare anche, tanto. I motivi sono due. Gli uomini sono proprio stupidi certe volte. E poi c'è questa lunga estate che non accenna a finire e che rende il rientro al lavoro in città più simile a una spedizione nella giungla.

Per i cinesi c'è una quinta stagione, la tarda estate, caratterizzata dall'umidità, come se il bicchiere del tempo atmosferico fosse ormai colmo del caldo estivo e stesse solo aspettando di travasarsi nell'autunno tempestoso. Un periodo di incertezza, che può durare qualche giorno o qualche settimana, in cui si sta sospesi come in una bolla, aspettando il cambiamento.

E si suda parecchio. Di prendere sul serio il mio ex marito non ne ho proprio voglia, però posso cercare di fargli passare la voglia giocandoci un po', come il gatto con il topo.

Inizio a raccontargli in una serie di audio messaggi una situazione noiosissima di lavoro parlando di colleghi pigri e di rogne da sbrigare. Un tipo di discorso che, nei nostri anni insieme, lo ha sempre annoiato mortalmente, e che ha probabilmente contribuito a mettere almeno un paio di chiodi nella bara del nostro matrimonio. Sentirlo annuire e sforzarsi di fare qualche domanda è una sensazione incredibile, mi sembra di tenerlo stretto per le palle, di sentire la sua voce strozzarsi e farsi più acuta di un'ottava.

Per non perderlo definitivamente però cerco di buttare là ogni tanto qualche dettaglio interessante. Mi lamento della tarda estate cinese, ammetto di essere tutta sudata, di non vedere l'ora di buttarmi nella doccia, o ancora meglio un lungo bagno di schiuma. Ci sono anche una serie di suoni che riescono a passare la barriera dell'audiomessaggio, grazie alla fedeltà dei microfoni dei nuovi smartphone. Inconfondibile per esempio è quello delle scarpe col tacco tolte e lanciate sul parquet con sprezzo, una serie di colpi secchi come un assolo di batteria, seguiti da un lungo sospiro soddisfatto di chi finalmente ha liberato i piedi stanchi.

Poi i bottoni che scoppiettano come popcorn, i braccialetti che tintinnano sul portagioie, il fruscio della gonna che scende lungo i fianchi. La voce che si ovatta e si confonde mentre la maglietta mi passa sopra la testa, scivolando via dal mio corpo. Il brevissimo attimo di incertezza mentre mi allungo a sganciare il reggiseno sulla mia schiena.

Mi sembra di sentire deglutire, un certo silenzio nell'ultimo messaggio, una certa distrazione.

Metto il telefono vicino al rubinetto, la manopola che cigola, gli faccio sentire l'acqua che scroscia, un getto forte, una cascata.

Nemmeno finisco il mio racconto, così noioso che ha stancato anche me.

Scusami gli dico, sto veramente morendo di caldo, ho proprio bisogno di sentire la doccia. Il getto rinfrescante sferzare sulla mia pelle bollente.

Chiudo il messaggio e rido, di gusto, a crepacuore. 

Mi guardo allo specchio, nuda, sudata, sorridente e felice. 

I capelli neri mi incorniciano il viso, mi fanno la faccia diversa.

Possibile che le mie labbra sembrino più grandi?

La risposta arriva immediata, Il telefono vibra sul marmo del lavandino.

Fai pure la doccia, scusa il disturbo, magari ci sentiamo più tardi?

No mi spiace, gli dico brevemente, stasera ho già un impegno. 

Riappoggio il telefono. Sorrido al mio fedele specchio. Sbuffo via un ciuffo nero dalla faccia, come una piuma di corvo. Ho veramente bisogno di raffreddarmi. Lo scherzo mi ha surriscaldato anche più dell'umidità. Entro nella vasca, l'acqua appena tiepida è come uno shock, mi siedo, respiro, prendo il telefono della doccia e punto il getto su di me.

Chiamami LolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora