Appena finite le lezioni avevo solo voglia di andare a casa a guardare serie tv, suonare la chitarra e perdermi nelle montagne di pizza che volevo mangiare

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Appena finite le lezioni avevo solo voglia di andare a casa a guardare serie tv, suonare la chitarra e perdermi nelle montagne di pizza che volevo mangiare. Eppure quel maledetto lunedì mi aspettavano due ore d'inferno, solo per una buona causa. Quelle rane meritavano la libertà.

Come mio solito ero in ritardo e i miei amici e colleghi erano già lì, quindi dovetti anche correre per tutta la scuola da solo come un cretino per evitare che la sanzione raddoppiasse.

Entrai nell'aula col fiato corto e con un rapido sguardo squadrai tutte le persone nella stanza. Ultimo banco, camicia azzurra, giubbotto nero e sguardo annoiato: Calum Hood in punizione. Senza pensarci cercai un altro posto dove sedermi, ma l'unico era accanto a lui, i miei amici avevano ben pensato di lasciarmelo. Infami.

«Hemmings pensa di sedersi o vuole restare a fare il palo della luce?» Con una smorfia camminai verso la fine della classe e mi lasciai squadrare da quegli occhi al cioccolato.

Mi sedetti senza dire nulla, non volevo certo fare la figura dell'invadente.

«Luke Hemmings in punizione?» Con un mezzo sorriso mi squadrò attentamente.

«Potrei dire lo stesso di te» era intelligente, sempre presente alle lezioni e anche se cercava di non eccellere, era bravissimo a scuola.

«Touché» mi guardò colpito, non se l'aspettava. «Sei qui per cosa?»

«Una protesta pacifica contro l'uso di rane morte in laboratorio» il moro mi guardò con aria seria per un momento, poi scoppiò a ridere. Non volevo stressarlo, per cui rimasi in silenzio per buona parte del tempo, fino a che non notai qualcosa che mi colpì nel profondo. Sul foglio bianco che aveva davanti, Calum stava scrivendo delle note disegnate su un pentagramma storto.

«Componi?» Domandai senza neanche preoccuparmi di aver sbirciato qualcosa di privato. Lui stranamente sbuffò una risata.

«Ma figurati» con un gesto della mano liquidò la mia domanda. Dopo alcuni istanti però, si voltò a guardarmi «mi piace buttare giù qualcosa ogni tanto».

«Io suono la chitarra, ma non sono mai stato bravo con le parole» ammisi, lasciando che lui mi raccontasse altro. Non si era mai aperto tanto con me, non volevo perdere l'occasione.

«Uhm io suono il basso e canto, ma in realtà le parole sono la mia specialità. Ho scritto molti testi anche se fanno un po' pena» con un mezzo sorriso fece scorrere le pagine di un quadernetto che teneva sempre con sé, mostrandomi che era completamente pieno di testi.

Era la mia occasione, non potevo lasciarmela scappare. Cercai di abbattere la timidezza, convincendomi che era la mia ultima occasione, che non sarei mai più riuscito ad avvicinarlo. Mi concentrai sul momento, sui particolari della classe per tornare con i piedi per terra. Poi lo dissi, perché non proviamo a suonare qualcosa insieme?

In un primo momento la sua reazione mi spaventò, e non poco; rimase immobile a guardarmi, quasi per capire se lo stessi prendendo in giro.

«Sempre che tu voglia, era un'idea» aggiunsi subito dopo, cercando di rimediare al disastro che avevo creato.

«Potremmo» tornai a respirare, lui rimase serio. Era un no di cortesia lo sapevo, ma almeno non mi aveva liquidato con noncuranza come faceva solitamente con chiunque gli si approcciasse.

Dopo pochi minuti, Calum potè già andarsene, mentre io e i ragazzi eravamo costretti a restare per la seconda ora.

«Due ore addirittura?» Mi prese in giro prima di uscire «sei proprio un criminale» rise, una bella risata accompagnata dalla mia, che fecero voltare buona parte della classe. Eppure per una volta non m'importava, quella risata veniva da una persona che le emetteva col contagocce, quindi mi andava bene anche fare una figuraccia. I miei amici si voltarono e Harry mi fece l'occhiolino, poi con una mossa veloce si mise a sedere accanto a me. «Giraffa ho bisogno di un favore, anche se penso ti farà piacere aiutarmi» un sorriso malizioso mi fece preoccupare. Styles era mio amico dalla prima quando gli avevo rovesciato addosso una bottiglia di coca cola e da lì avevamo iniziato a parlarci, eppure ogni tanto era così ambiguo da diventare inquietante.

«Se posso aiutarti...» dissi un po' preoccupato.

«Domani non potrò dare ripetizioni a Mali, penso tu sappia meglio di me chi è e avrei bisogno di qualcuno che mi sostituisca. Michael è una capra in matematica e Mary pensa ad Ashton tutto il giorno, quindi resti tu» sorrise esageratamente, facendomi ridere.

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⏰ Last updated: May 18, 2019 ⏰

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