Capitolo 1

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"Harry, tesoro, devi alzarti. E' tardi."

Sentì una voce femminile addentrarsi nel buio della stanza. Successivamente aprì le tende e un po' le finestre. Il ragazzo si rigirò nel suo letto lamentandosi, coprendosi con le lenzuola fino alla testa. 

"Harry, per favore."

Il ragazzo la ignorò. Quell'autunno le strade dell'Inghilterra erano coperte per colpa della nebbia.

Anne si trovava in cucina preparando la colazione per suo figlio. Harry era un ragazzo speciale. Gli era stato diagnosticato fin da piccolo un disturbo diffuso dallo sviluppo non specifico. E' una specie di malattia che colpisce la capacità di socializzare correttamente con le persone. Ha reso più difficile lo sviluppo verbale con gli altri o l'incapacità di interagire facilmente con la gente. Tutto nella sua testa andava bene. Non aveva nessun tipo di problema cognitivo. Non era un genio e nemmeno uno stupido. Il suo cervello era come quello di un normalissimo ragazzo. La persona più vicina a lui, sua madre, era quella con cui parlava di più. Qualsiasi tipo di contatto umano al di fuori di lei lo rendeva nervoso. Aveva sofferto di un attacco di panico a scuola quando era piccolo, gli insegnanti e i suoi compagni si spaventarono molto e non avevano idea di come comportarsi con lui, soltanto grazie a sua madre riuscì a calmarsi. Da quel giorno, i suoi genitori decisero che avrebbe studiato in casa con una persona fidata, senza esporsi con tanta gente che avrebbero potuto soffocarlo. Nessun specialista fu in grado di dire con precisione se Harry smetterà di essere così ad un certo punto nella sua vita. Pero lei non perse le speranze.

Sentì i passi del ragazzo scendere le scale e si voltò nascondendo qualcosa dietro alla schiena. L'adolescente di sedici anni entrò lentamente nella cucina indossando il suo pigiama a righe, con i suoi ricci ribelli e sfregando uno dei suoi occhi con il pugno.

"Ciao, tesoro. Come hai dormito?", chiese con un tono dolce mentre serviva le cose sul tavolo.

Il ragazzo strinse le spalle, senza essere maleducato e prese posto.

"Come prima che arrivasse il freddo."

Era giovedì. Harry aveva lezioni private nel salotto della sua casa dal lunedì al giovedì con una donna molto gentile di nome Marianne. Era l'istitutrice di Harry da tanti anni, era abituata al suo comportamento e lui poteva confidare in lei. Al venerdì aveva l'appuntamento con la sua psicologa. Non passava così tanto tempo con questa donna come con Marianne. Non aveva creato un rapporto con loro, quindi le loro conversazioni erano molto ridotte. I sabati erano i suoi giorni liberi. Sua madre non gli chiedeva niente il sabato. Poteva dormire fino all'ora che voleva e investire il suo tempo come ne aveva voglia. Le domeniche erano i giorni che Harry preferiva di meno. La sua famiglia si riuniva a casa dei suoi nonni e i suoi cugini per pranzare insieme. Era con i suoi zii e i suoi cugini che Harry doveva sopportare quel contatto umano per interminabili ore.

Al giovedì aveva lezione di matematica. Odiava la matematica. Non era male, semplicemente non era di suo gradimento e Anne lo sapeva perfettamente. Così cercava sempre la maniera di compensare, magari con il suo cibo preferito o con qualche regalo.

"Harry," lo chiamò dolcemente facendo sì che lui smettesse di mangiare e la fissò. "Ho qualcos'altro per te". Però il ragazzo, come la maggior parte del tempo, aveva uno sguardo inespressivo. 

La donna tolse le sue braccia da dietro la schiena e gli mostrò che tra le sue mani aveva un CD che Harry voleva. Glielo diede e lui lo prese delicatamente, guardando ogni dettaglio, come ogni regalo che sua madre gli faceva.

"Era quello che volevi, vero?". Lui annuì senza smettere di guardare l'oggetto. "Non c'è niente che mi vuoi dire?"

Harry smise di guardare il CD per fissarla negli occhi e dopo qualche secondo finalmente le disse un semplice "grazie" con un sorriso molto piccolo.

El chico de los CDs [Larry Stylinson] [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora