Wasted Nights

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Il sole aveva inondato la prefettura di Miyagi con i suoi raggi intensi per tutta la settimana, prima di sparire improvvisamente quel sabato pomeriggio. Al suo posto, una torbida tempesta si era fatta spazio tra le strade delle città, cogliendo di sorpresa ogni sfortunato ancora abbagliato dal sole.

Tra questi, un ragazzo dalla stazza imponente e l'aria intimidatoria si ergeva impassibile tra il resto dei passanti, quasi incurante della pioggia che gli inumidiva gli abiti. Lo sguardo calmo e l'andatura pacata nascondevano del tutto il disagio di essere completamente fradicio. La sua destinazione, d'altronde, non era poi così lontana. Quella sera del 13 agosto, quando finalmente avrebbe compiuto diciotto anni, alcuni dei suoi amici più intimi avevano deciso di organizzare una piccola festa di ritrovo, nonostante il gigante non ne fosse stato entusiasta. Non aveva interesse per i passatempi adolescenziali e le feste spassose in cui ubriacarsi spensieratamente.

Alzò pigramente lo sguardo color oliva, accertandosi di aver raggiunto la sua destinazione. La targa 'Hasegawa' torreggiava, leggermente sbiadita a causa di polvere ed intemperie, accanto al pulsante metallico del citofono, posto su un muretto di mattoni ramato. Una villetta a due piani sorgeva dietro il cancelletto, sgranato ai margini a causa della ruggine. Si guardò attorno, osservando la strada ormai deserta su cui ancora imperversava violenta la pioggia battente. Nessuno dei suoi compagni era lì. Un genuino imbarazzo lo scosse, quando la possibilità di essere il primo ad arrivare gli sfiorò la mente, ma fu rapido a scacciare tali pensieri e premette il pulsantino. Anche se fosse stato solo con lei, non sarebbe stato poi così diverso dal trovarsi in classe o in mensa assieme, e sarebbe stato solo finché gli altri ragazzi non li avessero raggiunti.

L'idea di festeggiare era stata proprio della ragazza, supportata fortemente dal loro compagno Satori, che era riuscito a convincere persino Ushijima. Aveva notato che, a differenza del solito atteggiamento prettamente apatico, il silenzioso asso diventava più loquace e sereno, quando nei paraggi si trovava la spumeggiante ragazzina dalla chioma tinta di viola. Aveva uno stile particolare lei, viveva in un mondo tutto suo e non si faceva scrupoli nel trascinarci dentro anche tutti gli altri. Per uno come Wakatoshi, il cui unico interesse per tutta la vita era stato la pallavolo, era una ventata d'aria fresca, che portava con sé un genuino interesse per quella ragazza così unica nel suo genere. Perché si, Wakatoshi non era altro se non genuino. Se apriva bocca, lo faceva per lasciar trasparire i suoi pensieri più sinceri. Agiva d'istinto lui, si, consapevole delle sue azioni e delle sue capacità, ma non troppo delle insicurezze altrui. Delle volte, sembrava quasi un bambino, circondato da menzogne, che giornalmente lasciavano la labbra dei suoi coetanei, e sorrisi di cortesia, che di reale non avevano proprio un bel niente. Ricevere un sorriso da lui, invece, significava poter vivere il resto della propria vita immersi nella pace interiore. Non era un caso che fosse quasi una rarità, vedere un sorriso increspare le sue labbra sottili. Fino a quel momento, lo sport era stato l'unico in grado di far spuntare un ghigno di sana competizione sul suo volto apatico. Satori, però, era irremovibilmente convinto che Sachiko sarebbe riuscita a fare altrettanto.

Must be something
in the water
Feel like I can take
the world

La porta in legno massiccio si aprì con uno scatto, rivelando la figura minuta della ragazza. Sembrava quasi avesse il fiatone, mentre teneva un controller nero in mano e la felpa nera le ricadeva lungo le braccia, lasciandole le spalle scoperte e rendendo visibile la canotta grigia che indossava. I suoi grandi occhi di un blu metallico, quasi tendente al grigio, erano contornati da lunghe e spesse ciglia, intrise di mascara, ma quasi messi in secondo piano dagli occhiali neri di forma quadrata, poggiati distrattamente sul setto nasale. I lunghi capelli le ricadevano lisci sulle spalle, contornandole i lineamenti morbidi del viso. Lo sguardo di Sachi analizzò rapidamente la figura di Ushijima, bagnato fradicio, che cominciava ad accusare i colpi dell'acqua, starnutendo ripetutamente. Rimase sbalordita da come riuscisse a non scomporsi nemmeno mentre si beccava un raffreddore, quell'Ushiwaka. Era sempre stato un affascinante mistero per lei. Non era come gli altri, non la criticava senza nemmeno conoscerla e non parlava mai a sproposito. Ogni sua azione era ben dosata e il suo temperamento non la irritava mai in alcun modo. Voleva conoscerlo più a fondo, voleva scoprire cosa si celava dietro quello sguardo indifferente, se pura e semplice timidezza o vera e propria apatia.

Wasted Nights || Ushijima WakatoshiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora