Sei Cresciuta, Elena&Nino [5]

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Settembre, Nino Sarratore.

La ricreazione era suonata da cinque minuti e sarebbe durata per altri dieci, mi affrettai a fumare una sigaretta e a leggere una fiaba greca, che il professore ci aveva assegnato da analizzare, mi aveva assolutamente catturato:
Amore e Psiche

Mentre gli studenti facevano rumore, sentivo il silenzio dentro la mia testa, nelle pagine del libro.

Alzai per un momento gli occhi e davanti a me c'era lei, Elena, sorprendentemente cresciuta a dismisura.
Aveva i capelli ricci e lunghi ma non più biondi, bensì d'un castano chiaro.
Non aveva gli occhiali ed era truccata.
Indossava: delle scarpette a tinta unita con un leggero tacco, una gonna nera stretta alzata sopra il ginocchio e una blusa.

Lenù era cambiata, stava guardando dei ragazzi e rideva con le sue amiche, stava fumando appoggiata al muro.

Era diventata l'opposto di ciò che era sempre stata.

«Uè bello!»
Urlò ad un ragazzo, per poi ridere e parlare con le adolescenti attorno a lei.

Senza che io me ne accorgessi mi guardò, squadrò ciò che ero da capo a piedi, strinse la sigaretta tra indice e medio, aspirò e il fumo fuoriuscì dalla sua bocca nella mia direzione.

Si stacco dal muro e venne verso di me, bisbigliando alle amiche.

«Ciao Lenù»

«Ciao Nino»

Mi diede un bacio a destra e a sinistra e poi si mise di fronte a me.

«È da un po' che non ci vediamo..»
Disse lei guardandomi.

«Sei cresciuta»

«Lo so, Nino. La crescita fa parte del processo umano..»

«Si cresce fisicamente, si diventa più consapevoli, si diventa autonomi e ai poli opposti si finisce per fare un sacco di cose stupide, perché la crescita porta a nuove emozioni»
Concluse aspirando un'ultima volta calpestando poi la sigaretta sotto i suoi tacchi.

La guardai dritta negli occhi, erano mutati nel mare dell'avventura e della malizia.
Non erano più gli occhi della vecchia Lenù.

«Come stai?»
Gli chiesi, fumando.

Guardò a terra e chiuse gli occhi, poi sorrise amaramente.

«Non posso lamentarmi.. Tu?»

«Sto.. bene»
Esitai a dire.

Mi guardò e rise, cercavo di capire cosa avessi di strano in me, non percepivo nulla di insolito e volevo capire il motivo della sua risata.

«Che c'è?»
Dissi io.

«Sei buffo e sei diventato grande.. Guardati: sei un perfetto studente modello!»

«Ah si? E che caratteristiche avrebbe il perfetto studente modello, sentiamo»

Si allontanò e partì nello squadrarmi:

«Hai delle belle scarpe verniciate, un pantalone nero, la camicia bianca e degli occhiali.»

Mi guardò intensamente e sorrisi, aveva il viso dolce quello che io ricordavo.

«Cosa leggi?»

«Le metamorfosi di Apuleio, sto analizzando: Amore e Psiche»

«Quella fiaba è meravigliosa! L'ho letta qualche mese fa, la professoressa c'è l'ha fatta tradurre dal greco all'italiano.
È stato un lavoraccio, però, mi è piaciuta tantissimo»

A quel punto presi il segnalibro e chiusi le pagine, volevo sentire la sua voce.

«Allora, dimmi, qual'è la parte più bella?»

«Psiche s'incuriosisce, vuole sapere chi è il suo amato e quale sia il suo volto.
Avvicinandosi, la lampada schizza, Amore scappa via e lascia la sua dolce Psiche..»

«A si? È una delle parti più tristi del mito»

«A me piace perché insegna che, la curiosità ci spinge a fare tante cose..»

Elena iniziò ad abbassare il tono della voce, si avvicinò a me e mi guardò negli occhi.
Ormai la distanza che separava noi due era pari a pochi centimetri, quasi il suo naso era vicino al mio e i suoi occhi puntati come delle pistole pronte a sparare nei miei.

«Bisogna, stare attenti alla curiosità.. Porta Guai..»
Dissi io a tono pacato.

Si stava creando un'atmosfera confidenziale, quella che avevamo tanti anni fa e poi persa col tempo, iniziavo a sentire il sangue scorrere e il petto palpitante.
Le mie mani non riuscivano a stare ferme.

La mia piccola Elena era cresciuta.

Si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò:

«A volte rischiare per curiosità ne vale la pena, Nino.»

Ci guardammo di nuovo e il mio riflesso era nello specchio dei suoi occhi, indugiai a metterle una mano sulla guancia, abbassandomi verso di lei.
Volevo baciarla, ma lei era la mia piccola.

Chiuse gli occhi.

Poi suonò la campanella, non potevo lasciarla andare via dalle mie mani dopo anni che non parlavamo.

Subito, incastonai le mie labbra nelle sue e mi ricordai di quanto amore avessi per Elena.

Il cortile della scuola si svuotò e restammo lì qualche secondo in più.

Mi guardò e sorrise.

«Questa è la curiosità..»

Stava per andarsene e le strinsi il polso.

Mi diede un veloce bacio e poi scappò via in classe, mentre correva, vedevo i boccoli biondi, la bambina con la bambola tra le mani che si trasformava nell'adolescente dai capelli lunghi e giovani, dalla gonna stretta e i tacchi a spillo.

Elena era cresciuta.

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