Marcello&Lila, È un caso? [8]

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(Voglio un applauso per il collage perché ci ho messo una vita a farlo, mi andava anche se non sono proprio il numero uno in GRAFICA!!)
Detto ciò buona lettura..




Durante un soggiorno a Capri Marcello Solara incontra Lila dopo anni dalla sua scomparsa dal rione, è un caso che si siamo ritrovati?

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1964, Capri

Intanto giravo per l'isola nella mia bella spider, con la ragazza appena conosciuta al bar, mentre in mano teneva un ghiacciolo e gli occhiali da sole.

Me la spassavo da giorni ormai insieme ai miei amici e mio fratello, andavamo al mare e a ballare tutti i giorni, facevo lo stupido con qualsiasi ragazza, mi ubriacavo a più non posso e spendevo i miei soldi facilmente, insomma.. sapevo come divertirmi.

Mentre il motore correva ad alta velocità e il vento scompigliava i nostri capelli, rinfrescando il nostro viso, mi chiese con accento francese:

«Beh, Marcello allora dove mi stai portando?»

«Non preoccuparti» risposi scocciato.

Ovviamente, non sapevo nemmeno il nome di quella poveretta capitata nella mia auto, ma si sa che l'estate fa aumentare la circolazione degli ormoni no?

Approdammo in città e lei si avvicinò a me ed io allungai le mani, girammo un po' tra i vicoletti caratteristici e andai nello stabilimento dove mi aspettavano i miei amici.

Stavano giocando a pallavolo sulla sabbia mentre il sole picchiava contro la loro pelle.

«Ue Marcè!»

«Arò le pigliat a chest mo?» (1) tutti risero a questa affermazione.

Presi la mano alla ragazza e la obbligai a dire il suo nome.

«Azz è pur frances» (2)

«Mio fratello non sbaglia mai..» enunciò Michele

Passò un po' di tempo, ormai quella francese ci provava già con il mio amico, e mi ricordai che dovevo fare una telefonata, quindi mi guardai intorno cercando la prima cabina telefonica.

Accesi la sigaretta e passai davanti ad un semplice negozio di souvenir, ma non sapevo che da lì a qualche momento avrei trovato la donna che avevo sempre amato davanti ai miei occhi: Raffaella Cerullo.

In quell'istante il tempo si fermò nella sua risata e nel vento che agitava i suoi capelli neri avvolti dal foulard, i jeans fino al ginocchio e la maglietta scollata del mare. Accerchiata dalle amiche guardava le cartoline colorate come una bambina.

Quella Lila che si rifiutò di stare nella miseria e ignoranza del rione, quella che viveva a Roma da qualche anno e che si era creata una nuova vita.

Mi avvicinai a lei e sorrisi, con il cuore in gola «Lila!»

Si girò verso di me e stupita esclamò:

«Marcello!»

Mi abbracciò e mi guardò da capo a fondo.

«Come stai?»

«Sto bene adesso, non sto più nel rione è meglio così, adesso ho un lavoro che mi piace.. scrivo per la stampa cinematografica!»

«Oh mio dio, nun saj comm so' cuntent!» (3)

Ed è così che sentii dentro di me la felicità che provavo anni prima quando lei era ancora nel rione, davanti al bar.
Quei pomeriggi passati a guardarla da un bancone, mentre teneva un libro tra le mani.

Parlammo camminando sulle pietre bianche, raccontandomi del suo lavoro e le sue amicizie, la sua casa e il suo gatto Ernesto.
Non le mancava tanto il rione, ma la sua famiglia si, soprattutto Rino e Lenù.

Io invece non avevo nulla di nuovo da dirle, se non che avevo affittato una casa a Napoli e stavo gestendo io le attività familiari, perché papà non c'era più.

D'improvviso Lila si fermò davanti ad una spiaggia senza tanta gente, corse sulla sabbia e si tolse i vestiti per poi finire nell'acqua.

«Lila ma c fai?!» (4)

«Vien a t fa o bagn!» (5)

«Nun teng o custumm..» (6)
Imbarazzato mi guardai attorno, io avevo i pantaloni lunghi e la polo, come facevo?

«E qual è o' problem?!» (7)

«Aspettami, adesso vengo.» le urlai.

Intanto che lei si divertiva in acqua, io andai nel negozio più vicino e comprai un costume qualsiasi.
Me lo infilai ed intanto mentre ritornavo da lei, la vidi in lontananza mentre il sole specchiato faceva da sfondo.

Nelle acque blu, la sua schiena era incurvata e i suoi capelli all'indietro si facevano bagnati, mentre il suo profilo mediterraneo delineava la forza e la dolcezza del suo viso.

Entrai anche io in acqua, e arrivai vicino a lei che però ridendo sparì sugli scogli.

Allora, la osservavo nell'acqua mentre se ne stava sullo scoglio a prendere il sole delle sei di sera, con gli occhi chiusi e il volto verso l'orizzonte insieme ai capelli neri che il vento spettinava nei ricci più belli. Con la pelle olivastra ricamata dalla brezza marina, le braccia e stese le mani che tenevano strette la pietra.

Era semplicemente Lila immersa in sè stessa.

Nuotai fin dove si trovava lei e mi arrampicai sulle pietre sfaccettate, la vidi in volto e lei aprì gli occhi lentamente mentre il sole le penetrava nell'anima cristallina.

«Lila taggia ricere na cos..» (8) mormorai.

«Ij so semp stat nammurat e te, semp.» (9)

Lei si alzò seduta e io che protesi verso il suo corpo.

«Guardami.»
Mi ordinò.

Mi prese il viso con la sua mano e fece per avvicinarsi alle mie bramose labbra, a qualche centimetro lei indugiò e disse:

«È nu cas ca ciamm truat?» (10)










NOTE
(1) Dove l'hai trovata questa?

(2) Ah, è anche francese..

(3) Mio Dio, non sai quanto sono contento!

(4) Lila, ma che fai?

(5) Vieni a farti il bagno.

(6) Non ho il costume.

(7) Qual è il problema?

(8) Ti devo dire una cosa.

(9) Io sono sempre stato innamorato di te, sempre.

(10) È un caso che ci siamo trovati?

L'amica Geniale »ONE SHOT«Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora