Le mie dita affondano nel braccio di Bryan che mi tira verso la folla nella pista. Mi ha detto lui di tenerlo forte e seguirlo.
Mi sento una zanzara schiacciata qua in mezzo, tutti i corpi sudati si dimenano sopra di me provocandomi disgusto e dolore.
Finalmente quando arriviamo nelle scale sento entrare aria pulita nelle mie narici.
Lascio il braccio del mio "amico di chiacchiere" e mi sistemo i pantaloncini graffiandomi il palmo delle mani con le paillette.
C'é una fila assurda per il guardaroba, ma ci mettiamo cinque minuti e siamo già fuori.
"Lia?" quando mi giro verso Bryan vedo che é a disagio e si sta toccando i capelli, ma non ne capisco il motivo.
"Si?"
"Sei sicura che vuoi che ti riaccompagni a casa?"
Perché? Vuole per caso rimanere qua in discoteca a divertirsi? Non ho un passaggio e lui si é offerto, ho accettato, non sembra una persona pervertita.
"Si. Perché?" rimango in silenzio per qualche secondo "Cioè, se tu vuoi e ti rendi disponibile si, oppure chiamo un taxi."
Sembra dubbioso e mi fa ridere la sua faccia, sembra che stia facendo un calcolo matematico difficilissimo e che non riesca senza calcolatrice.
"Va bene! Ma non ti aspettare una limousine guidata da un maggiordomo!" ridiamo insieme alla sua affermazione e ci dirigiamo verso la sua macchina.
Quando la vedo non mi stupisco che sia piccola, ma non mi importa, non é la macchina che fa una persona, e comunque non mi dispiace.
Afferro la maniglia grigia e tiro verso di me.
La portiera si apre ed entro dentro alla scatoletta di ferro.
Mi siedo sul sedile di cuoio rosso e sento che la macchina si abbassa quando Bryan si siede nel posto del guidatore.
Mi sento a disagio chiusa in una macchina con un ragazzo con questo odore di nuovo.
"Bella!" la voce mi esce più acuta del previsto e la nascondo con un colpo di tosse.
Accarezza il volante e annuisce soddisfatto.
Ho la patente, la ho presa questa estate, ma non ho la macchina.
Non la voglio per ora, uso la stessa di mia nonna, anche se mi sento sempre troppo responsabile di ogni cosa che succeda, anche solo se l'accessorio profumato si rovina.
Come se mi avesse letto nella mente Bryan dice:"Non hai la patente?"
Mi giro verso di lui e mi schiarisco la voce.
"Si, uso la stessa auto di mia nonna, ma di solito per andare a lavoro prendo l'autobus."
Annuisce. Sicuramente starà pensando di nuovo che non ho abbastanza soldi per comprarne una tutta mia, ma non mi importa.
"Non so come reagirà mia madre..." affermo sfregando le mani gelide l'una con l'altra.
Mi guarda senza dire una parola e io mi sento più a disagio di prima. Fisso la strada per non farglielo notare.
"Non la prende bene se porti qualcuno a casa?"
Oh no.
"Non sarai il pervertito che non pensavo che tu fossi." Questa volta lo guardo negli occhi.
"Non lo ha mai detto nessuno!" sorride maliziosamente e io mi irrigidisco subito. Sventolo la mano davanti alla mia faccia e mi allargo il colletto della maglia.
Ora non ho più freddo ma mi sento totalmente accaldata.
"Hai caldo?" mi chiede e io gli lancio un'occhiata fredda.
"Ehi, ehi." Si ferma al lato della strada e io mi slaccio la cintura.
"Stavo scherzando, stai tranquilla, non ti farei mai del male, non sono uno scimmione."
In questo momento ricomincio a respirare.
Non mi ero nemmeno accorta di trattenere il respiro.
Rilasso la schiena sul sedile e lui scende dalla macchina. Sento aprire lo sportello anteriore e poi richiuderlo, mi muovo sul sedile e guardo che cosa sta facendo dallo specchietto retrovisore.
Bryan é davanti a me appena mi giro verso il finestrino.
Apre la portiera e mi porge una bottiglietta d'acqua.
Guardo la sua mano per qualche secondo e poi prendo la bottiglia in mano, la apro e la porgo sulle labbra.
"Tutto a posto?" mi mette una mano sulla spalla e il suo calore attraversa il tessuto della mia maglia.
Annuisco e le sue spalle si rilassano.
Stacco le labbra dalla bottiglietta e gliela porgo. La afferra e beve un sorso anche lui.
Scompare chiudendo la porta e dopo qualche secondo si riposiziona al posto del guidatore.
"Mi hai fatto prendere paura." dice mentre accende la macchina.
Rimango in silenzio.
É stata una reazione esagerata la mia, ma ho una gran paura che qualcuno mi violenti in qualche modo. Sono eccessiva e lo so, ma non capisco neanche io il motivo per cui lo sono, forse é l'educazione che mi hanno dato i miei genitori.
"Scusa" mi limito di dire questo.
"Stavo solo sch.."
"Lo so." lo interrompo prima che possa dire che stava solo scherzando.
"Tranquillo, ho capito."
Annuisce, sarà la millesima volta che lo fa nel giro di un minuto.
Entriamo nella strada e rimaniamo in silenzio per qualche minuto.
"Hai detto che lavori?" rompe il ghiaccio, per fortuna, il silenzio mi dava disagio.
"Si. Al Detroiter Bar." mi piace parlare del mio lavoro, non me ne vergogno e sono contenta di avere un posto dove mi trovo bene.
Mi guarda stupito.
"Al Detroiter Bar? Davvero?"
"Si, perché?" mi scappa una risata.
"Ci va sempre un mio amico!" penso un attimo a chi potrebbe venire sempre al Detroiter e poi mi viene in mente un nome.
"Lukas Younger?"
"Si! Lo conosci?" annuisco di nuovo e prendo la bottiglietta in mano.
"Andiamo a scuola insieme dall'asilo, é come un fratello per me."
Riguardandolo é davvero affascinante, non é bellezza, é fascino.
"Davvero? Lo trovo molto simpatico, ordina sempre due birre. Giuro che non ho mai visto Lukas bere più o meno di due birre nel bar."
"É vero!" Dice ridendo, mi piace la sua risata, é leggera, e orecchiabile.
"Da quanto tempo lavori?"
"Due anni." rispondo, poi ci ripenso.
"Un'anno e mezzo in realtà"
Annuisce, probabilmente ha finito gli argomenti.
"Hai dei fratelli o delle sorelle?" mi butto, non si sa mai.
"No, i miei genitori non mi hanno fatto questo favore." ridacchia di nuovo e io lo seguo a ruota non sapendo se sia una cosa triste o divertente.
"Io ho un fratello più piccolo, ma é una peste. Ne avrei sempre voluta una più piccolina, per poterci giocare insieme ed avere la stessa mentalità da" donna". Mi piacciono i bambini, prima o poi ne vorrei avere uno tutto mio."
Sento un colpo di tosse provenire da Bryan e gli porgo la bottiglietta d'acqua, scuote la testa e poi mi ringrazia.
Appoggio la testa allo schienale e sento che le mie palpebre pesano più del dovuto.
Le chiudo per un attimo e mi addormento.