C'era una volta...tanto tempo fa...molti anni fa, sono queste le solite frasi che si utilizzano per raccontare una storia bella, molto spesso, queste ultime hanno un lieto fine, la principessa trova il suo principe, si sconfigge il male, e vissero tutti felici e contenti. Io no, la mia vita ha deciso di buttarmi addosso tutte le colpe degli altri, molti mi dicono 《ma è l'adolescenza, appena finirà questa età, ti sembrerà tutto più facile》. Certo, infatti appena finirà l'adolescenza comincerà l'età adulta e sarò più depresso di prima, in più, dovrò trovare un lavoro, che mi possa mantenere, non come i miei genitori, mi hanno generato a 18 anni, a causa della rottura della protezione e la totale assenza della pillola di mia madre, hanno speso tutti i soldi in medicine, per me e tutti i risparmi di una vita andati perduti a causa mia, mamma me lo rinfacciava sempre, che ero un errore, nato per uno sbaglio, che non sarebbe successo più. Soprattutto quando beveva, lì, mi diceva le peggio cose, che non mi avrebbe mai voluto, che ero un cretino e il resto ve lo lascio immaginare....
Papà invece, mi ha sempre aiutato, a superare numerosi momenti difficili, anche se...non li chiamerei proprio momenti. Ci prova a farmi cambiare strada, ma non volevo, non mi andava di vivere, ma lo facevo solo perchè speravo sempre in un miglioramento, ma questo, non arrivava mai. Possiamo dire che almeno ci provavo. Ex autolesionista, porto ancora i segni dei continui tagli profondi su braccia, gambe e pancia, ma la cosa che mi fa più male è il ricordo...ricordo il sangue che sgorgava dal mio braccio come acqua che versi dalla bottiglia al bicchiere, ricordo i pavimenti bagnati di sangue che mi apprestavo a pulire prima che venissero i miei, le notti insonni a causa del dolore, avevi venramente la morte alle spalle, ma non me ne accorgevo, o forse...non volevo accorgermene, poi, a causa di una terapia intrapresa da papà, il mio guaio più grande sparì. Inizialmente ne fui felice, ma poi, mi accorsi che senza sfogarmi con me stesso, era impossibile andare avanti...ma alla fine, non volevo comunque ricominciare, ricordo, faceva troppo male, e una volta entrati, è difficile uscirne. DRIIN il mio telefono squillò improvvisamente, e i miei pensieri, vennero stravolti da questo sonoro pugno al timpano che mi ero preso 《pronto?》 《Adam! Dove sei? Siamo qui da troppo tempo! Se ci scoprono sappi che per te è la fine》
《Sono vicino, stai tranquillo》 《 vedi di muoverti, se no qui finisce male》. Arrivai in una stradina, che sapeva molto di zona corrotta, molte persone in quel quartiere vendevano sigarette e droga a prezzi altissimi, eppure, le case erano tutte malandate, la strada era completamente distrutta, non mi stupii molto quando vidi che non passava nemmeno una macchina. Girai il vicolo e mi ritrovai davanti due ragazzi più grandi e palestrati. Benjamin, il più piccolo, aveva solo qualche anno più di me, aveva cominciato a spacciare droga a dieci anni, poi, non si è più fermato. Alto, muscoloso, con una carnagione abbastanza scura, capelli biondi e arruffati e poi c'è Brandon, il più grande, ma il più basso, molto più sistemato, ha incominciato quest'anno a vendere droga, ma era diventato in poco tempo il padrone del quartiere, a causa della fantastica qualità della sua roba, si diceva che potesse far svenire un cavallo da quanto era forte. I suoi occhi scuri mi trafissero lo sguardo, sopraggiungendo su ogni aspettativa che avevo di provare a contrattare un prezzo più basso. 《10, è tutto》 《ma dai! Ma sei serio?! Ho chiesto un pacchetto di sigarette, non un kilo di cocaina》 《lo so, ma io devo fare i soldi in qualche modo》 《ho capito, ma...io sono un cliente abituale, almeno un piccolo sconto...》《Facciamo 5, ma niente di meno》 《3》,《4》,《ci stò》. Le mie doti di contrattazione, non si smentivano mai, avevo cominciato a tre anni a "rubare" i braccialetti ai negozianti che camminavano per la spiaggia, poi, continuai con il vestiario nei negozi e infine, con le sigarette. Tornato a casa, questa piccola, ma accogliente struttura, si innalzava dinanzi a me, mostrando tutta la sua bellezza esterna, non sempre ammirata da tutti, aprii in cancelletto di legno, messo lì per non far scappare Toto, il mio cagnolino e, con una mossa atletica, salii sul tetto, entrai in camera dalla finestra e cominciai a fumarmi una sigaretta, trovavo una via d'uscita nel fumo, qualcosa che mi dava molto, senza togliermi nulla, a parte i soldi di tasca mia. Mentre fumavo, leggevo, e mi soffermavo sulle parti più importanti della lezione di storia giornaliera, che avrebbe previsto un interrogazione il giorno dopo. Il mio libro era una massa di colori, dal giallo fluo al viola, mi piaceva disegnare, ho sempre pensato che la mia vita è un vero e proprio disegno, con tutto disegnato all'interno, e, come in un disegno, alla fine, nulla si può cambiare. Sentii improvvisamente quattro zampine che correvano su per le scale, successivamente, strisciavano alla porta richiedendomi di aprirla, feci come chiese, e Toto, mi saltò in braccio. Mi coricai sul letto fissando il bianco soffitto della mia stanza mentre facevo un altro tiro di sigaretta, Toto si appoggiò delicatamente sulla mia pancia e si addormentò, decisi di non disturbarlo, e pensai che forse anche a me serviva fare un pisolino. Finii la sigaretta, mi alzai appoggiandolo sul letto, mi svestii rimanendo in boxer e mi guardai allo specchio, non avevo molti muscoli, ma quelli che avevo mi bastavano e mi piacevano, mi girai per coricarmi e inciampai su un evidenziatore per terra, con un sonoro BOOM sbattei il muso per terra, Toto si svegliò immediatamente e mi venì a leccare, facendo fallire miseramente il mio tentativo di non disturbarlo, alzandomi, guardai la mia stanza, mi massaggiai la mascella e mi asciugai la faccia, per poi decidermi a metterla in ordine. Ci stetti ben tre ore, ma alla fine, tutto splendeva. Aprii l'armadio, ormai convinto del fatto che dormire non aveva più senso, dato che erano le 8 di sera. Scesi al piano di sotto e mi preparai una cena molto veloce, per poi tornare di sopra e studiare ancora per l'interrogazione di domani. Arrivato ai sette re di Roma, decisi che potevo smettere. Mi alzai, andai in bagno e mi tolsi anche l'ultimo indumento che mi era rimasto addosso, mi infilai nella doccia calda e mi lavai. Appena finito, mi asciugai, mi rivestii e mi buttai sul letto, impostai la sveglia per le 07:00 di domani mattina, i miei genitori erano fuori per lavoro, quindi, nessuno poteva svegliarmi all'orario giusto per prepararmi per le lezioni, appoggiai il telefono sul comodino e mi addormentai sotto le soffici coperte del letto di mio padre, che, essendo il più grande, aveva il letto matrimoniale con la mamma.Continua...
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Una vita di delusioni
Romancela vita eh...piena di alti e bassi, ma a lui, la vita ha deciso di non fare nessun alto...solo bassi...famiglia, amici, situazioni amorose e molto altro...