3

28 3 0
                                    

Sabato era il mio giorno preferito, poichè, come dice l'opera "il sabato al villaggio", in questo giorno, si mette in gioco l'immaginazione e si pensa a cosa si può ricorrere per passare una buona domenica. Così feci infatti, mi alzai dal letto e la mia mente puntò subito i suoi pensieri sul giorno dopo, che vennero interrotti dalle zampette di Toto che correvano su per le scale per ridarmi il benvenuto nel mondo reale. Mossi un passo verso il bagno e scivolai sulla maglietta che ieri avevo lanciato per terra, dopo una lieve imprecazione, mi alzai e camminai fino al bagno. Una volta entrato, come sempre, mi chiusi dentro e guardandomi allo specchio, mi resi conto che ero dimagrito molto e per questo, gli addominali, prendevano un ruolo sempre più marcato sulla mia pelle abbronzata. Facendomi la doccia, notai che il bagnoschiuma era finito e quindi, mi toccò uscire, legarmi un asciugamano in vita e andare a prenderne un altro. Una volta finito, mi asciugai i capelli con foga, lasciandoli sparati in tutte le direzioni possibili, mi vestii con un jeans nero e una felpa bianca. Mi avvicinai alle scale per scendere al piano di sotto, ma subito sentii una vocina familiare, era molto fastidiosa, ti penetrava nell'orecchio e ti spezzava ogni singola sua parte, subito dopo, una voce calda, si unì alla sua 《non dovevamo venire...si arrabbierà, sapendo che non l'abbiamo avvertito》 《 Oh! Markus! Ti fai troppi complessi, questa è casa nostra e possiamo entrare quando e come vogliamo, non dobbiamo avvertire nessuno, se ne farà una ragione》. Mi dava molto fastidio il modo in cui mia madre parlava di me, ma non mi importò più di tanto, ormai c'ero abituato, in più, secondo me, è davvero il momento di trovarmi un lavoro e una casa tutta mia, non potrei sopportare all'idea di dover vivere semlre con mia madre, quindi, convinco me stesso che troverò presto un lavoro, anche se so che non sarà così semplice, mio padre non mi lascerebbe mai partire, ma per una volta, devo pensare a me stesso e non ad altre persone. Scesi le scale e un silenzio imbarazzante, discese nel salotto, mia madre, sfoggiò il sorriso più falso che abbia mai visto e corse ad abbracciarmi 《ei, tesoro, ci sei mancato tanto, sai?》 La lasciai avvicinare, ma poi mi discostai, facendo intuire che avevo sentito tutta la discussione di prima con papà. Mamma mi guardò con sguardo innocente, come se sperasse che mi buttassi di nuovo tra le sue braccia, con quel suo corpo magrolino, coperto solo con un vestito mi sembrò patetico, quindi non le darò questa soddisfazione, papà invece, sembrava divertito, aveva un corpo bellissimo, che avevo sempre sognato, muscoloso e abbronzato, ma soprattutto, con molti tatuaggi, che si potevano benissimo intravedere dalla maglia bianca che indossava, ne ho sempre voluto uno, ma lui non fa che rabbuiarsi quando gliene parlo, non vuole proprio farmi fare gli "stessi sbagli che ha fatto lui" ma io non lo credo uno sbaglio e quando mi trasferirò e non sarò più costretto a stare con loro, me ne farò almeno uno, mi affascinava quest'idea, non so il motivo, ma mi piaceva. 《Ei Adam, come hai passato questi giorni?》 Chiese lui 《bene》 dissi con tono molto freddo e distaccato, non so perchè, ma con mio padre non ho mai avuto un rapporto bello, ho sempre pensato che fosse qualcuno che potesse benissimo farmi del male, come aveva già fatto. 《Ei, che c'è? Sei arrabbiato con il tuo vecchio?》 Dice, con un tono molto sarcastico, che mi fa soltanto arrabbiare di più, manca poco che perda la pazienza e ritiri tutto quello che ho fatto per farmi andare bene una famiglia come quella. Senza rispondere, presi lo zaino e, nonostante mancasse ancora un'ora e mezza alla lezione, uscii di casa. Mentre ero in moto, mi assalì una vera e propria voglia di divertirmi, quindi imboccai la strada più lunga e cominciai a fare una serie di acribazie con la moto, finchè, non mi trovai davanti a quella dannata scritta:" the Astrix Accademy" quella scuola mi tormentava, fin dal primo anno, ma era l'unica che poteva permettermi di muovermi nel campo letterario e seguire la mia passione. Ad un tratto, vidi una macchina che accostava nel parcheggio, il ragazzo nuovo che scendeva e la macchina che ripartiva, entrando, vidi che aveva una pelle molto chiara rispetto alla mia. Poi, non so perchè, ma lo chiamai, la mia bocca e il mio corpo non eseguivano i comandi che gli davo e mi avvicinai a lui 《ehi...tu devi essere Adam, piacere di conoscerti, sono...》
《Elvis, si...lo so》 un brivido mi percorse tutta la schiena, il silenzio calato, imbarazzava tutti e due...《allora...perchè frequenti il corso di letteratura?》 Chiedo, cercando di non sembrare troppo "sfacciato" 《beh...per lo stesso motivo per cui lo frequenti tu penso, perchè mi piace e mi aiuta con il lavoro che voglio fare più in là...》
《Si...lo so questo...la mia domanda era, perchè ti sei trasferito qui, a fare il corso di letteratura, siamo al quarto anno》 《non importa il motivo, l'importante è che ci sono no?》 《Si...certo...》 《senti...ho già perso abbastanza tempo, devo ripetere letterature per l'interrogazione...vieni con me?》 《Ok...》 sapevo di non dover accettare, non mi piace stare con le persone, ma...lui è diverso, non so cosa sia, ma mi attira, anche se non voglio...so che lo fa involontariamente, ma...è strano ok? Non so cosa pensare. L'ultima ora passò lentamente, lui mi ripeteva continuamente lo stesso argomento, Giacomo Leopardi, ormai lo conoscevo a memoria, durante la ripetizione però, deve aver visto che mi scocciavo abbastanza nel sentire quelle cose, quindi, sparava battute una dopo l'altra su quel passaggio, non mi facevano ridere, ma volevo sentirle lo stesso, perchè quando le diceva, si metteva a ridere e...quando ride, gli si formano delle fossette...è imbarazzato vedendo che non rido mai a nessuna delle sue battute, ma continua a raccontarle come se avesse fatto una sfida con se stesso, ma io, mi limitavo ad alzare la testa e guardarlo con sguardo omicida ogni volta che ne raccontava qualcuna orribile. Una volta suonata la campanella, ci avviammo verso la classe, non smettendo un attimo di parlare e quando entrammo...

Continua...

Una vita di delusioniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora