Tornai a scuola con le braccia fasciate e ancora tanti lividi visibili e notai che Rossana aveva trovato una altra compagna di banco, lasciandomi sola all'ultimo banco.
Tutti i ragazzi della classe non mi degnavano di un loro sguardo, ero seduta all'ultimo banco, da sola, con la mia solita felpa nera con il cappuccio e il telefono in mano, quando entro il professore della prima ora che dopo aver fatto l'appello mi chiese di spostarmi vicino ad un altro ragazzo che era solo, ma lui dicendo che fosse occupato si rifiutò di farmi sedere accanto a lui.La prima ora passo abbastanza veloce, e alla seconda entrò in classe un nuovo alunno, Nicola, che prese posto accanto a me nonostante gli altri compagni gli avessero sconsigliato di farlo raccontandogli che io ero una zoccola e puttana arrivata a farsi stuprare da padre.
Nicola dopo essersi seduto accanto a me si presentò e mi chiese cosa stesse succedendo ma io con brevi risposte semplici cercai di evitare l'argomento.
La giornata passò e tornai a casa.Avevo una piccola stanza, con un letto singolo, un armadio misero e una scrivania. Passavo interi pomeriggi a fumare e a studiare, ma ogni sera avevo un vizio quello di bere anche se poco.
Sin da quando avevo 14 anni lo facevo, mi aiutava a rilassarmi dopo che i miei mi picchiavano.Dopo un paio di settimane mio padre fu cacciato dal carcere e torno a casa e riuscì a riavere il mio affidamento, quindi tornai nella mia vecchia casa, ma le cose andavano sempre peggio, perché entrambi i miei genitori mi riempivano di botte e parole fini al punto di farmi tentare un altra volta il suicidio.
Inizialmente andavo a scuola tutti i giorni, nonostante gli evidenti lividi.
Però la mia malattia stava peggiorando, infatti spesso saltavo scuola per andare in ospedale a curarmi, ma i soldi stavano terminando quindi iniziai a lavorare di nuovo per poter sostenere le spese delle cure.
Passai due mesi in queste condizioni: uscivo la mattina presto per andare a fare la cura in ospedale, poi andavo a scuola, al termine tornavo a casa dove venivo continuamente picchiata oppure alcuni giorni tornavo in ospedale perle cure e poi la sera andavo a lavoro.In questo periodo legai abbastanza con Nicola che iniziava ad incuriosirsi sempre di più dei miei lividi e delle mie cicatrici.
Fu grazie a lui che dopo tre mesi di sofferenza riuscì a denunciare mio padre che torno in carcere e io fui ripresa in tutela dalla famiglia di Carmine.Non lasciai il lavoro inizialmente, ma andando avanti non reggevo più a causa della malattia e quindi abbandonai il lavoro e mi dedicai solo alla cura e alla scuola, nonostante anche alcuni professori e tutti i ragazzi mi odiassero per il mio passato.
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La mia vita da diciassettenne
Random17 anni e una vita da strapazzo, cosa succede se non ami te stessa?