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Prima di iniziare vi chiedo il gentile favore di votare/commentare la storia se vi è piaciuta, buona lettura.

Ormai ho capito come andrà a finire tutto ciò.

O meglio, lo avevo già intuito all'inizio di questa assurda storia... ma ad essere onesti, speravo questo giorno non sarebbe arrivato.

Il mio tempo sta per scadere, e solo ora mi è davvero tutta chiara questa faccenda.

Gli appartamenti Addison, l'omicidio della signorina Sandarson, il culto, il demone dagli occhi rossi, i fantasmi...
Tutto...
Tutto ora ha senso.

Tranne una. Solo una cosa non riesco proprio a capire.

-Perché lo hai fatto, Larry?-

Sicuramente c'è qualcosa che mi è sfuggito in tutto questo, e che ancora non afferro.

Una storia in cui non dovevamo ficcare il naso. In cui era meglio non impicciarsi.
Una faccenda troppo grande per dei ragazzini.

Ma ormai è andata così. Abbiamo vinto. E allo stesso tempo perso.

...

Sai Larry, in questi ultimi minuti di vita, sto comprendendo molte cose su di te. Su di noi, per essere corretti.

Ricordo di essermi preso un bello spavento quando mi inviasti quei messaggi.

Ci credi se ti dico che ricordo ancora le parole che usasti?

"Sal, mi dispiace amico. Per favore non sentirti in colpa"...
"È arrivato il tempo di andare via per me" oppure...
"È troppo tardi. Me ne sarò andato presto".

Quello fu il tuo ultimo messaggio.
Provai a chiamarti, per accertarmi che mi stessi giocando solo uno scherzo di pessimo gusto.

Il telefono squillava... squillava...

Iniziai a pregarti di rispondere, mentre sentivo il mio occhio buono iniziar a pungere ai lati, come se qualcosa stesse spingendo per uscire.

Sentivo un forte dolore al petto, un nodo allo stomaco che faceva male e il fiato corto. Mi sentivo morire... ma questo non ha importanza.

Il problema di fondo è che quel giorno la tua risposta non arrivò.

...

Comunque, ho sempre desiderato dirti una cosa. Nonostante siamo migliori amici da ben 5 anni, non ho mai avuto l'occasione giusta per dirtelo come si deve.

Un po' perchè eravamo in compagnia di Todd e Ash, altre eravamo troppo presi da questa storia che... è davvero macabra e irreale a pensarci bene; altre perchè... non lo so.

Ma ora ho trovato il coraggio di dirtelo.

...

L'ora è scoccata. Tutto sta per finire. Sento Ash sbattere i pugni contro il vetro della stanza, pregando l'incaricato di eseguire la mia pena di non farlo.

Stringe un qualcosa in mano. Sembra quasi... una foto.

Sì... è una tua foto.

-E così sei davvero diventato un fantasma...eh Larry?-

Chiudo gli occhi e sorrido, per un breve istante; riassumendo poi la solita espressione seria.

-Idiota... questa volta l'hai combinata davvero grossa...
Mi manchi così tanto...-

Ormai non c'è più nulla da fare. I sospetti ricadono tutti su di me.

Ma d'altronde cosa ci aspettavamo? Un lieto fine? È giusto che finisca così, no?

...

Una forte energia elettrica raggiunge ogni parte del mio corpo, penetrandomi fin dentro le ossa.

Senza volerlo stringo i pugni e lancio un urlo straziante, seguito da molti altri e delle forti convulsioni.

Poi una lieve, quasi impercettibile, sensazione calda e bagnata scorre sulla mia guancia sinistra.

Nonostante il dolore insopportabile... l'ho sentita scivolare disperata sul mio volto.

È una lacrima. Sto piangendo.

Alzo la testa verso l'alto.

<<Mi dispiace>> dico soffocatamente. Non riesco a tenere gli occhi aperti... tutto sta diventando nero.

-Quindi è questo ciò che hai visto tu? La morte?-

Stremato, sbatto un'ultima volta le palpebre. Sento di star perdendo contatto con il mondo reale.

<<Mi dispiace ragazzi... non avevo altra scelta>>.

<<Perdonami Larry...>>,
<<Ti voglio bene->>.

Un'altra lacrima. La dolce presenza di due mani calde sui suoi occhi.

~Ci vediamo dall'altra parte, Sal~

La sensazione di due morbide labbra sulla sua fronte.

Poi più nulla.

...

La macchina fu spenta. Era finita.

Non si udiva nulla. Solo un silenzio assordante, quasi innaturale; si celava nella stanza.

Il boia guardò l'orologio con sguardo privo di emozioni, come se condannare persone facesse parte della vita quotidiana.

Ma a lui cosa importava, era il suo lavoro. Era pagato per farlo.

Appuntò velocemente qualcosa su un pezzo di carta, poi abbandonò la stanza, sospirando annoiato.

Ash in preda allo shock e le lacrime, gettò lo sguardo su quel foglietto leggendone il contenuto.

Era arrivata troppo tardi.

Le braccia le caddero lungo il corpo, poi lentamente si voltò avviandosi verso l'uscita, senza proferire parola.

Montò in moto e con lo sguardo perso nel vuoto, iniziò a vagare per le strade della città senza meta... con ancora quelle parole incise nella mente.


"Sal Fisher.
Ora del decesso, 18:33"

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