Capitolo 3 - Ascensori pericolosi

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Dylan

Oggi è una bellissima giornata. Il sole alto nel cielo mi fa venire voglia di scappare su un'isola deserta e non farvi più ritorno.

Ho sempre amato il mare, le spiagge soleggiate, l'estate. Ecco perché, spesso, vado fuori per qualche giorno con la mia splendida barca. Adoro la solitudine!

Stamattina, però, ho promesso ad Alejandra che sarei passato da lei per un saluto.

Sono circa due settimane che usciamo insieme, dalla festa per il suo debutto in società non l'ho mollata un attimo.

La marco stretta perché voglio che si fidi di me, che accetti poi la mia proposta di fidanzarci ufficialmente fino al giorno in cui le chiederò di diventare mia moglie.

In queste due settimane mi sono comportato da vero gentiluomo. L'ho portata a cena fuori, l'ho riempita di regali, ho fatto con lei tutto quello che le piace fare. È un gioco da ragazzi, per me, abbindolare le fanciulle. E per quanto Alejandra sia una tosta, non ha potuto resistere al mio fascino, è capitolata dopo un solo bacio come succede a tutte.

Direi che sono stato decisamente fortunato, non ho mai pensato al matrimonio come un qualcosa di bello, piuttosto di necessario. Ma Alejandra ha molte qualità: è molto bella, decisamente attraente e ammaliante. È una donna intelligente e affatto noiosa, è molto composta, seria.

A letto è una vera bomba e, per quanto non abbia sentito alcuna differenza nel farlo con lei o con le altre, posso dire che l'idea di doverla scopare per tutta la vita non mi dispiace affatto.

Ovviamente sposarla non mi vieta di farmi qualche amante, ma questo è un problema che mi porrò poi.

«Grazie, Jordan, puoi lasciarmi qui» esordisco con tono squillante, interrompendo il silenzio che c'è tra noi, il più delle volte, in auto.

«Ecco, signore. La aspetto qui, come sempre?» domanda, accostando l'auto.

«Esattamente. A dopo» rispondo cordiale, aprendo la portiera dell'auto e sentendo la sua risposta ovattata dal rumore della stessa che sbatte forte.

«A dop...»

Sorrido, perché agire come uno stronzo mi piace da morire.

Entro nel grosso edificio che ha acquistato Alejandra, nel quale ha spostato la sua azienda.

Cammino a passo svelto verso l'ascensore e quando la raggiungo, una giovane donna dai capelli color oro è già lì ad aspettarla.

Mi sistemo poco dietro di lei per ammirare il suo corpo.

È molto magra, ma con le curve al punto giusto.

Un abito color panna di pizzo le fascia alla perfezione quel sedere da urlo che sembra invitarmi a banchettare.

Muovo il collo nervosamente e torno ad osservarla.

Ha i capelli molto lunghi, le ricadono morbidi sulla schiena, leggermente ondulati. Scendo con lo sguardo più giù e noto che indossa delle decolleté dal tacco vertiginoso, in tinta con l'abito.

Mi sposto al suo fianco perché muoio dalla curiosità di vedere il suo viso.

Quando sposto lo sguardo alla mia destra, nello stesso istante, lei gira il suo.

Ha gli occhi color nocciola e delle labbra così belle da desiderare di baciarle da qui all'infinito.

Mi regala un flebile sorriso, di circostanza, e io ricambio, rendendo però il mio più malizioso.

Quando l'ascensore si apre entro dopo di lei, che si sistema meglio la borsa sotto al braccio.

«A che piano va?» domanda, spostando la mano sulla pulsantiera.

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