Capitolo 4 - Un uomo insopportabile

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Charlene

Esco di corsa dall'ascensore, camminando a passo svelto e seguendo le indicazioni che mi ha dato la guardia al piano terra.

Svolto a destra e, più avanti, a sinistra, per poi proseguire fino alla scritta Jetson case.

Mi fermo alla scrivania della segretaria e mi annuncio, dicendole che ho appuntamento con Alejandra Jetson.

La signorina mi dice di attendere e che appena la signora Jetson si libera sarò io ad entrare. Approfitto per chiederle dov'è il bagno e mi allontano, chiudendomi lì dentro.

Devo sciacquarmi il volto, sono sconvolta. Mi sono appena lasciata baciare da uno sconosciuto, ma che avevo nella testa?

Sì, d'accordo, uno sconosciuto molto attraente ma pur sempre uno sconosciuto!

Non sono mai stata una sconsiderata, non ho mai compiuto azioni del genere.

Cavolo, il bacio è qualcosa di intimo, il preludio a emozioni più belle e più forti, non può ridursi a un semplice scambio di saliva in uno squallido ascensore.

È stato molto più di quello, Charlene! mi ammonisce una voce nella testa e io sbuffo bagnandomi i polsi. Sono un fuoco rovente, sento che potrei andare in autocombustione, dio santissimo!

Non posso negare le sensazioni che mi ha suscitato quel bacio, come mi ha fatto sentire viva e come ha smosso ogni organo all'interno del mio corpo. Avrei voluto non smettere più.

«Piantala, Charlene, basta! Concentrati sul lavoro.» Mi rimprovero a voce alta e mi sistemo quel poco di trucco che ho in viso.

Rimetto il rossetto che sembra essersi mangiato quell'uomo misterioso e torno nella sala d'aspetto.

Quando arrivo lì, però, trovo seduto su una delle poltroncine lui... proprio lui!

Maledizione, cosa ci fa qui?

Lo osservo per un istante, sta sfogliando svogliatamente la rivista d'auto Cruisin Magazine, sembra non essersi accorto della mia presenza.

Dio, quant'è bello!
Santo cielo, è praticamente perfetto. I suoi lineamenti sono precisi, sembra quasi l'abbia scolpito il migliore scultore del mondo.
Il naso è dritto, né troppo piccolo né troppo grande. La sua bocca è formidabile, ti fa venire voglia di baciarla da qui a sempre. Così rosa, così piena.

Guardo i suoi occhi puntati sulla rivista e ricordo perfettamente quel colore intenso: verde scuro, più chiaro sotto la luce.

Il modo in cui mi ha guardata, prima, in ascensore. Mi è bastato un attimo per accorgermi di quanto mi volesse.

E poi è alto. Me ne sono accorta prima, quando eravamo al piano terra ad attendere l'ascensore. Mi sovrastava di parecchi centimetri.
E infine, a coronare un quadro già così maledettamente perfetto: è fisicamente ben piazzato. Ha un corpo snello ma muscoloso, che si intravede perfettamente sotto giacca e camicia firmate.

Lo sconosciuto si passa la lingua tra le labbra e poi alza una mano per spostarsi un ciuffo di capelli che gli ricade sul viso.

Ha i capelli castani, corti sul dietro ma più lunghi avanti, con un ciuffo ribelle che immagino di muovergli con la mia esile mano, magari mentre siamo avvinghiati a...

«Sta zitta!» urlo, a voce alta, per zittire i miei assurdi pensieri, e sia lui che la segretaria alzano il viso e mi guardano.

I nostri occhi si scontrano ancora. Maledizione, smettila di fissarmi in quel modo!

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