Le ragazze erano partite all'alba, emozionate come non mai e con un po' di ansia in corpo. Camminavano l'una di fianco all'altra, raccontandosi a vicenda quello che avrebbero voluto trovare lungo la strada. Aisha era più concentrata sul paesaggio e a sentire le lingue diverse delle persone che le passavano affianco, mentre Jay, più sognatrice, avrebbe voluto farsi tanti amici e chi lo sa, magari trovare l'anima gemella. Aisha: << Tu sei matta, come pensi di incontrare l'anima gemella qui? Tra due, massimo tre settimane sarà tutto finito e come farai se dovessi perdere la testa per qualcuno di un'altra nazione!>> Jay: << Non ho detto che voglio incontrare per forza l'anima gemella, penso solo che sia un bel posto, una bella esperienza se dovessi incontrarlo qui! E poi non è ora che anche tu pensi a trovarti un ragazzo? >> Aisha: << Ho obbiettivi più importanti da portare a termine prima di pensare all'amore. Vorrei andare in Marocco, finire possibilmente l'università e trovarmi un lavoro, poi forse penserò all'amore. >> Le due continuando a camminare e parlare si accorsero di un ragazzo seduto a lato della strada, aveva occhi gonfi e arrossati e il respiro pesante. Jay e Aisha si fermarono e la prima chiese: << Ciao, stai bene? >> Il ragazzo le guardò: << Non è che avreste un po' d'acqua? Soffro di allergia e di asma, e non posso prendere l'antistaminico, visto che l'ho finita! >> Prima che finisse di parlare, Aisha passò la sua borraccia al ragazzo dicendo: << Certo, tieni! >> Il ragazzo prese la medicina sorseggiando l'acqua, poi ripassando la borraccia alla sua proprietaria disse: << Grazie mille, davvero! >> Jay: << Quando starai meglio, se ti va, puoi camminare con noi! Io mi chiamo Jay e lei invece è Aisha! >> Il ragazzo dagli occhi azzurri ed intensi, sorrise e disse: << Mi farebbe molto piacere camminare con voi! Io sono Enriquez! >> dicendo ciò, il ragazzo si alzò da terra e con le due presero a camminare. Enriquez: << Dunque, cosa vi ha portato a fare il camino de Santiago? >> Jay: << Allora siamo americane, io sono al mio primo mese di erasmus qui in Spagna e me ne aspettano altri cinque, così sentendone tanto parlare, mi sono chiesta "perchè no?" e così eccomi qui! >> Aisha: << Anche io sono americana, ma non sono in erasmus, sono solo venuta a fare compagnia alla mia migliore amica in questa avventura e poi volevo tanto vedere l'Europa! Tu invece? >> Chiese la ragazza di rimando. Enriquez abbassò lo sguardo e disse: << Io sono scappato dalla mia quotidianità e da ciò che la circonda. Sono gay e la vita non mi è così semplice, mio padre è andato via di casa dopo il mio coming out e mia madre, dopo che sono stato aggredito mentre passeggiavo con il mio ex, mi fa vivere in una bolla di vetro, ha paura per me. E così ho deciso di staccare da tutto per un po' e di fare questo cammino! >> Le ragazze lo guardarono. Jay: << Dirti che ci dispiace, sarebbe banale, però quello che penso è che tu non abbia nulla che non va! Sei un bel ragazzo e sei gay, io non ci vedo nulla di male! Ognuno è libero di fare e soprattutto di ESSERE quello che si sente, trovo stupido che la gente debba giudicare per la vita altrui! >> Aisha: << Sì e poi che tua madre abbia paura è normale, ma non è lei nel torto, sa che il mondo fuori può essere duro, cattivo e pieno di pregiudizi. Quello che mi ha shockata di più è il comportamento che ha avuto tuo padre e a questo punto mi viene da dire che non si meritava di avere un figlio e una moglie. >> Enriquez sorrise, appena commosso e disse: << Speravo di trovare qualcuno che dicesse questo, speravo di trovare qualcuno che più o meno capisse come mi sento e la mia situazione. >> Poi cambiando discorso disse: << Qual'è il vostro obbiettivo per oggi? Dove volete arrivare? >> Aisha: << Se ce la facciamo a Leòn! >> Enriquez: << Perfetto! >> Detto questo continuarono a camminare tutti più motivati, la stanchezza si sentiva meno, essersi conosciuti aveva portato benefici a tutti e tre, ora lo zaino sembrava pesare meno e l'aria era piena di chiacchiere e risate, il passo più calzante e veloce. Si fermarono ad uno dei tanto post adibiti al pranzo lungo la strada, mangiarono del riso condito con verdure, seduti all'ombra di un albero, poi riempendo le loro borracce ripartirono.
Aitor intanto era ancora in solitaria, passo spedito, testa alta a guardare la strada e chitarra sulle spalle insieme allo zaino, almeno una volta a giorno si fermava e suonava qualcosa, e che la gente si fermasse ad ascoltarlo o meno a lui non importava. Doveva sentire quel contatto, la chitarra era la sua medicina ad ogni male e ad ogni stanchezza, per stare bene doveva sentirne il suono prodotto dalle sue dita. Forse era per questo che stava sempre da solo, forse perchè credeva che la gente non capisse quanto lui fosse grato alla musica e affezionato a quella chitarra che per molti poteva sembrare solo un pezzo di legno con delle corde. È vero, si era detto di voler fare amicizia, ma lui andava a primo impatto, per questo nella sua quotidianità, al di fuor di questa strada, aveva pochi amici. Era misterioso, a volte timido e gli piaceva di più stare da solo che con gente che non lo convinceva. Per continuare il suo cammino era partito prima dell'alba, non si era prefissato un obbiettivo o almeno, non ancora, voleva fare più strada possibile e solo quando la stanchezza avrebbe avuto la meglio su di lui, si sarebbe fermato. Quando si fermava prendeva sacchetti con quattro panini, così da non doversi fermare per pranzare. Il suo unico obbiettivo era arrivare a Santiago, diverso e con le idee chiare sul suo futuro, rispetto a quando fosse partito.
Gli altri tre invece se la prendevano comoda, mancavano 9 km perchè arrivassero a Leòn, ne avevano fatta parecchia di strada da quando erano partiti, cominciavano ad essere stanchi ed ogni tanto si fermavano per riposarsi e poco dopo ripartivano, non potevano mollare adesso che mancava così poco all'obbiettivo. Fortunatamente il Cammino Francese era per lo più pianeggiante, era il caldo che appesantiva sulle gambe. I nove chilometri li percorsero in un'ora ed arrivati al post prefissato verso le 19:00 di sera, avevano tutto il tempo per riporarsi, cenare, lavare i vestiti e metterli ad asciugare e per rigenerarsi. Sarebbero partiti la mattina seguente ed erano felici di essersi incontrati. Arrivare a Santiago ora sarebbe stato più divertente, interessante e con una buona compagnia, questa avventura per tutti, si stava rivelando più sorprendente e bella del previsto.
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Lungo la strada
RandomQuattro ragazzi, quattro vite diverse, quattro culture diverse ed una sola strada. Quante volte sentiamo il bisogno di andarcene, di staccare da tutto, di prenderci una pausa dal mondo che ci circonda. Quante volte ciò che più vediamo estraneo per...