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e a t ; ; v k o o k

we goin✈️ contenuti espliciti 🥵🥵

ㅡ✨ㅡ

luglio, 1989
gwangju, corea del sud

pioveva; l'acqua, che profumava l'aria di petricore bagnava il terreno, tempestato di sassolini e ciottoli, sporcando di fango la suola delle scarpe di taehyung.

si era già scocciato di tenere l'ombrello sopra la testa bionda del suo migliore amico, e il braccio cominciava a fare male.

era frustrato, deluso da se stesso.
come aveva potuto cedere, in un momento cosí intimo, con una persona di cui sapeva solo il nome?!
certo, lui e jungkook avevano parlato molto, quella sera, erano persino arrivati a baciarsi il collo a vicend, eppure... taehyung era triste, e sul suo volto regnava la sua espressione più cupa.

digrignava i denti, fino a procurarsi dolore alla mandibola, stringeva il manico dell'ombrello nero in un pugno, le sue nocche erano quasi bianche.

«jimin, sbrigati, ho fame.» disse, innervosito.

«se tu mi aiutassi a scavare, magari, potresti mangiare, forse. sei un pazzo, taehyung.»

il grigio lanciò via l'ombrello, la pioggia si infiltrava tra le sue ciocche, e cadevano sul volto.

scansò ㅡ con delicatezza ㅡ il suo amico jimin, piegandosi, poi, sulle ginocchia, cominciando a scavare, a mani nude.

«taehyung, cazzo, calmati!»

«non capisci, jimin. lasciami stare, anzi vattene a casa, avrai di sicuro qualcosa di meglio da fare, alle ㅡ controllò l'orario ㅡ tre del mattino!» urló, con ferocia.

davanti a lui, s'innalzava una lapide di marmo nero, le lettere cubitali scandivano 'choi hwanwooong, dic 1964 - mar 1989'.
deceduto l'anno stesso.
come poteva andare meglio di cosí?

taehyung abbozzò un ghigno, quando le sue unghie andarono a sbattere contro qualcosa di duro. legno.

sei piedi sotto al fango.

si asciugò la fronte con il dorso della mano, sporca di terra, ma poco fregava.
da quando aveva piantato i denti nella carne fresca di jungkook ㅡassaggiando il suo sangue, goccia dopo goccia ㅡ, il suo stomaco continuava ad emettere rumori e tremolii, taehyung cominciava ad innervosirsi.

si girò, notando che il biondo aveva raccolto l'ombrello da terra, e che, comunque, era rimasto dietro di lui.

«jimin, veloce, dammi la pala.»

veloce quanto un lupo affamto, piantò l'attrezzo nel legno, rompendo la bara.

«choi hwanwoong, sembri davvero un bel bocconcino!» si leccò le labbra.

prese il cadavere per il collo, notando il suo peso elevatissimo, e, con l'aiuto di jimin, lo adagiò sulla ghiaia.

aprí la bocca, dalla quale uscí un rivolo di saliva, e addentò la carne del morto.

la pelle era dura, non morbida come quella di jungkook.
per non parlare del sapore! taehyung sputò immediatamente il pezzo di carne che aveva messo in bocca, provocando un conato di vomito a jimin.

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