Capitolo 2 - Marco

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Marco si presentò all'ospedale alle otto, portava una borsa con poche cose essenziali. La caposala gli fece cenno di seguirlo, gli mostrò un letto in una stanza occupata da altri due letti e gli indicò quale armadietto avrebbe dovuto usare.

"È solo? Chi l'accompagna?" chiese seria l'infermiera.

"Sono solo, non c'è nessuno con me" replicò lui. La donna lo guardò perplessa. Scosse la testa.

"Aspetti qui!" intimò e si allontanò.

Tornò dopo poco accompagnata da una dottoressa. Questa sembrava giovane, doveva aver superato la trentina da qualche anno. Sorrise e gli porse la mano.

"Piacere! Sono la dottoressa Orsi, l'anestesista. La caposala mi dice che lei è solo. E' vero?"

"Sì, dottoressa"

"Ma non ha un parente, un amico, qualcuno che si possa contattare?"

Marco, dubbioso, pensò cosa rispondere.

"Beh, c'è mio fratello ma abita a Roma ..."

"Lei non l'ha avvisato che entrava in ospedale?"

"Ha molti problemi suoi, ho pensato di non disturbarlo...".

La dottoressa, perplessa, guardò la caposala che alzò le spalle senza sapere cosa dire. L'anestesista aprì la cartelletta che teneva sottobraccio, lesse attentamente e gliela mostrò.

"Senta ... lei ci deve dare il suo consenso, altrimenti dobbiamo rimandare ..."

Marco non ebbe alcuna esitazione, prese la cartelletta e firmò in tutti i punti indicati da una crocetta. Si sentì sollevato. Sorrise alle due donne che si scambiarono un rapido sguardo interrogativo.

"Bene. Adesso la caposala le spiegherà cosa deve fare. Poi, appena sarà pronto, arriverò io"

*******

La caposala se ne andò. L'aveva aiutato a togliersi i vestiti e a indossare un camicione chiuso dietro da legacci scomodi da annodare. Gli aveva fatto mettere una cuffia blu in testa e un paio di buffe calzature, anche queste blu, e lo aveva fatto stendere sul letto battendo affettuosamente sulla spalla per incoraggiarlo.

In sala operatoria, faceva freddo, l'avevano coperto con un panno mentre medici e infermieri parlavano tra di loro. Sembravano rilassati, forse era una mattina come tante altre.

Marco non aveva paura, era fatalista, semplicemente gli era tutto indifferente. Per un attimo pensò a lei. Chissà cosa stava facendo, si domandò. Smise di pensare e guardò il soffitto.

La dottoressa Orsi venne al suo fianco. Marco la guardò attentamente. Era molto carina, gli occhi marroni, i capelli raccolti, la frangetta. Indossava occhiali dorati e un paio di orecchini minuscoli a forma di cuoricini. Non era sposata o, per lo meno, non portava l'anello al dito.

"Adesso le metto un ago in vena. Lei non ha paura vero?"

Lui sorrise, non voleva sembrare pauroso davanti a una donna così carina.

"Ecco fatto! Lei che lavoro fa?" chiese la dottoressa.

"Mi occupo di software. Lei come se la cava con il computer?"

"È una lotta continua e, quasi sempre, vince lui!"

La dottoressa rise. Quello strano tipo la incuriosiva. Provava una sorta di simpatia per uno che si presentava da solo, tranquillamente, ad affrontare un'operazione.

<Forse è un'incosciente ... > pensò <... e non sa nulla di quello che lo aspetterà>

"Mi racconti della sua famiglia" lo incoraggiò mentre preparava una siringa per l'anestesia.

"I miei genitori sono morti. Ho solo un fratello, sposato con un figlio ... "

"Mi parli di suo nipote ..." insistette lei, per distrarlo, mentre inseriva la siringa nella deviazione.

"Si chiama Riccardo, mi è molto affezionato, quando vado a trovare mio fratello non mi molla un istante ..."

"Giocate assieme? Gli legge dei libri?" chiese.

"Sì. E, quando va a dormire, vuole che sia io a raccontargli una storia, sempre la stessa storia".

Lei azionò delicatamente la siringa.

"La racconti anche a me" suggerì la dottoressa con un sorriso comprensivo.

Marco restò perplesso. Raccontare una favoletta all'anestesista? Però gli avevano insegnato che si deve sempre ubbidire al signor dottore senza discutere ... allora cominciò, cercando di rifare il tono monotono e rassicurante che usava per ipnotizzare il nipotino e farlo scivolare nel sonno.

"Ecco, la storia è I CENTO CAVALIERI e inizia così ... A sinistra del fiume Lem c'è una breve valle. Qui, in un vecchio castello, vive un nobile cavaliere ..."

La voce si impastò leggermente. La dottoressa lo guardava attenta, mentre gli teneva la mano accarezzandola per tranquillizzarlo, e gli faceva cenno di continuare.

"... che sta ... aspettando ..."

La voce diventò un sussurro. Lei gli toccò il polso per controllare il battito.

"... l'arrivo di un ... l'arrivo ... di ..."

Marco scivolò lentamente nel buio, un abisso oscuro e pastoso che lo inghiottì.

*******

Non dormiva più ma non riusciva ad aprire gli occhi. C'era qualcuno vicino a lui, sentiva il suo alito caldo sulla guancia. Cosa stava facendo?

Lo scrutava, ecco, lo scrutava per scoprire se era ancora vivo. Aprì gli occhi di colpo, la persona vicina a lui ebbe un sussulto presa alla sprovvista.

Era una donna, carina. Anche lei doveva essersi svegliata poco, il volto ancora insonnolito la tradiva. Si guardò attorno, non era in una camera d'ospedale ma in una normalissima camera da letto. Gli sembrò di esserci già stato ma non ricordava quando e, soprattutto, perché. La donna lo guardò dubbiosa:

"Marco?" chiese.

Lei conosceva il suo nome, erano a letto assieme e, stranamente, la cosa non lo sorprendeva più di tanto. Gli sembrò di conoscerla da sempre. Senza alcun motivo un nome salì alle sue labbra:

"Anna?"

Oνειρική - OniricoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora