Capitolo 5 - Anna e Marco

26 7 6
                                    

Le prime luci del nuovo giorno filtrarono attraverso le listarelle delle persiane che lei aveva lasciate oblique. I raggi del sole del mattino si posarono sulle palpebre tremolanti di Anna. Con fatica si rese conto che un nuovo giorno di lavoro l'attendeva, fuori da quella stanza, tra meno di un'ora.

La sveglia non era servita neanche quella mattina, il torpore appagante, che Anna sentiva in tutto il corpo, le chiese di restare qualche altro minuto ad occhi chiusi immobile nel letto. Sapeva di essere riposata e pronta ad alzarsi ma diversamente dal solito percepì una soddisfazione languida farsi strada nell'intimità e un inevitabile sorrisino le stirò le labbra.

A malincuore vinse quel benessere indotto sicuramente dalla pillolina rossa e stiracchiando le braccia fino a toccare la spalliera del letto, decise di mettersi in moto. Riuscì a sbrigare la routine quotidiana in poco tempo, tanto da concedersi un secondo caffè.

Decise di prendere l'auto, non aveva voglia di mescolarsi in autobus con sconosciuti e si infilò nel traffico veicolare senza ansia e frenesia. Piena di ottimismo arrivò al parcheggio e riuscì a lasciare l'auto al primo tentativo. La cosa le sembrò un segno ben augurante per l'andamento futuro della giornata.

Dopo aver strisciato il badge, eccezionalmente con dieci minuti di anticipo rispetto al solito, si avviò dietro la porta azzurra riservata al personale.

Incrociò la caposala vicino agli armadietti per il cambio divisa che vedendola con quell'espressione di appagamento dipinta sul viso, per lei inusuale, le sussurrò maternamente:

"Devi aver scopato, e anche alla grande, da quel sorriso che hai stampato sulla tua faccia!".

Anna frastornata, si cominciò a guardare intorno pensando che la caposala parlasse con qualcuno entrato dopo di loro, ma accorgendosi dello sguardo puntato su di lei con tanto di sopracciglia arcuate a mimare su e giù un balletto, capì tutto e arrossì.

"Ma che vai a pensare, ieri ho preso dalla medicheria due di quelle nuove pillole rosse che stanno sperimentando in reparto e ho dormito come non facevo da...mai!"

"Piuttosto entusiasmante l'effetto, vista la tua faccia, devo provarle anche io qualche volta" e facendo per uscire dallo spogliatoio si voltò a darle la nuova consegna per la mattina.

"Ah, Anna per oggi c'è stato un cambio turno, devi fare assistenza in chirurgia e occuparti di un paziente di post-operatoria, la cartella e le prescrizioni sono in reparto. A dopo"

In accettazione c'era il solito affollamento per prendere dal banco gli ordini giornalieri. Salutò le colleghe del triage e si infilò nell'ascensore verso il reparto chirurgia. Entrò nella saletta della guardia.

Al tavolo la dottoressa Orsi era china a compilare le cartelle dei ricoverati. Educatamente Anna la salutò.

"Buongiorno dottoressa!"

Lei alzò gli occhi dalla cartella che stava compilando e le sorrise.

"Ah, buon giorno Anna"

"Dottoressa ci sono novità?"

"Direi di no, a parte il paziente che è stato operato ieri sera. Direi che sta procedendo tutto bene, è uscito dall'anestesia regolarmente, è ancora un po' intontito per via degli antidolorifici. Lo vada a vedere regolarmente"

Le porse la cartella gialla con la storia clinica del paziente. Anna scorse rapidamente i dati ma l'occhio le cadde sul nome... Marco ... Inspiegabilmente quel nome le fece provare una sensazione di calore nel petto e nel bassoventre che non riusciva a spiegarsi.

Continuò a fissare quelle cinque lettere, ripetendo, con un sospiro, quel nome fino a quando arrivò davanti al letto due della stanza dodici. Guardò il paziente attentamente, qualcosa di quel viso, di quei capelli, di quelle mani le era familiare anche se non sapeva dove l'avesse visto.

*******

Marco galleggiava nell'intontimento degli antidolorifici. Aprì gli occhi che teneva chiusi per il fastidio della luce. Vicino al suo letto, in piedi, una sagoma di donna.

"Come si sente?" chiese la donna gentilmente.

Marco si sforzò di parlare anche se la voce era impastata.

"Bene, direi ..."

"Dolore?" insistette l'infermiera.

"No, niente"

L'infermiera sorrise. Lui socchiuse gli occhi e la scrutò. Gli sembrò di conoscerla, l'aveva già vista, di questo era certo. E gli occhi e la voce che gli risultavano inconfondibili, non poteva sbagliare.

"Anna ... sei ... Anna?" chiese incerto.

Lei sussultò. Come poteva conoscere il suo nome se era la prima volta che lo vedeva? Gli prese la mano come per sentire il battito del polso e riconobbe quella mano che l'aveva percorsa dolcemente. Cercò di nascondere il turbamento, sorridendo gli sistemò le coperte.

"Marco, va tutto bene. Passerò più tardi".

Uscì in preda al tumulto che l'agitava e si appoggiò, confusa, al muro. Una collega che passava le chiese:

"Tutto bene, Anna?". Lei sorrise e si riprese.

*******

Era sera inoltrata, una dopo l'altra le luci delle camere venivano spente per far riposare i pazienti. Anna cominciò il giro serale. Per ultima tenne la camera dove c'era il letto di Marco. Si sedette vicino a lui e lo chiamò a bassa voce.

"Marco, dormi?" sussurrò.

Lui scosse la testa.

"Marco, ascolta, ti devo raccontare una cosa che mi è successa!"

Lui la fissò e sorrise.

"Anna, anch'io ti devo raccontare una cosa che mi è successa"

*******

Silviapp71 e VincentSantino, marzo 2019


Oνειρική - OniricoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora