Quarto anno, primo giorno di scuola. Come da rito mi siedo in prima fila mordendomi il labbro nervosamente. Le pareti sono state tinte di un marrone castagna che si intona perfettamente ai banchi di mogano, ognuno dei quali presenta un piccolo scompartimento per libri e astucci e si presenta adatto ad ospitare due studenti. Ma vicino a me non si è ancora seduto nessuno.
Apro il cellulare e leggo il messaggio di Emma, la mia migliore amica:
―Serena, il volo ha fatto ritardo. Domani sarò lì con te. Tu prendimi il posto :* E fammi sapere se succede qualcosa.―
"Facile per lei" Pensai dentro di me, giocando con i miei capelli mori. Quattro anni passati in quelle mura e i miei veri amici si potevano contare sulla punta delle dita. Per tutti gli altri ero un topo da biblioteca solo perché avevo speso qualche ricreazione a studiare piuttosto che a sparlare insieme agli altri.
―Posto preso. Cosa vuoi che possa succedere nel liceo più banale di Roma?― Le rispondo. I miei occhi scuri vanno al cielo. Forse mi stavo preoccupando inutilmente.
Dopo qualche minuto il professore di storia entra in aula. Un uomo basso, vestito con una buffa giacca a righe. I capelli grigio ratto gli contornano il capo mentre due piccoli occhietti sorridenti si nascondono dietro due spesse lenti da vista.
Con euforia espone il programma del quarto anno. Poi, saltando sul posto, si dà una manata sul capo.
«Dimenticavo» L'ometto fa un gesto verso la porta. Questa si apre «Lui sarà il vostro nuovo compagno di classe. Proviene dalla Spagna ma sa parlare benissimo la nostra lingua. Il suo nome è Michael, Michael Montoya.»
Il nuovo arrivato entra nella stanza con un passo sicuro e un sorriso da diavolo stampato in faccia. Delle ragazze alle mie spalle esultano sussurrando qualcosa. E posso capirne il motivo.
Indossava una polo bianca e dei jeans blu, attillati. Alto almeno un metro e novanta, doveva essere un atleta. Non ci volle molto a dedurlo dalle braccia scolpite e dalle gambe muscolose . Sul suo collo, all'altezza del pomo di adamo, aveva una frase tatuata: 'Devil doesn't sleep'. Mascella squadrata, labbra carnose e occhi verdi, lucenti come smeraldi. Capelli ebano, portati corti. Era dannatamente bello e, come i dannatamente belli, doveva essere anche dannatamente stupido.
O almeno la pensavo così. I 'bellocci' non mi avevano mai fatto né caldo né freddo. Eppure a lui bastò uno sguardo per mettermi in soggezione.
"Perché mi sento così? Non può leggermi nella mente."
«Siediti vicino a lei» Propose il professore, indicandomi.
«Ma veramente...» Cercai di obiettare.
«Suvvia!» Il professore diede una pacca sulle spalle al ragazzo e questo, continuando a sorridere, si avvicinò al mio banco «Lei è Serena Salieri. È una delle migliori studentesse del liceo. Perché non andate a fare un giro a ricreazione? Potrebbe farti da Cicerone.»
«Ma...» Sbuffai «Va bene.»
La mano di Michael afferrò lo schienale della sedia. Non avevo mai visto delle dita così lunghe, pensai, mentre il ragazzo si sedeva accanto a me con l'eleganza di un leone.
«Piacere» Disse, allungando la mano «Michael.»
"Cosa potrebbe mai andare storto?" Finii per ripetermi mentre, lentamente, affondavo nel verde dei suoi occhi.
«Piacere, Serena.»
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IL MIO FOTTUTO VICINO DI BANCO.
ChickLitCONTIENE SCENE DI SESSO E VIOLENZA ESPLICITE. Serena è la classica mora acqua e sapone che ama leggere e studiare. Fin da piccola è in possesso di uno strano dono: Il fuoco non le brucia la pelle. Ha nascosto questa particolarità a tutti, salvo che...