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Noia.
È così che avrei descritto quell'estate se qualcuno me lo avesse chiesto.
- mi annoio cazzo, i vostri discorsi mi annoiano, le vostre finte risate pure, i vostri vestiti sono ridicoli e io mi annoio - avrei urlato ad alta voce se avessi mai avuto il temperamento di quelle ragazze che a stare al centro dell'attenzione avrebbero fatto a pugni, ma non ero così, quelle parole le urlavo continuamente nella mia testa, alle mie voci mentali che continuamente giocavano ed intraprendevano discorsi, alcune alleate altre nemiche, alcune mi rassicuravano, altre, quelle più forti, mi distruggevano.
Avrei continuato a rimuginare su quanto tutto quel caldo mi annoiasse, a quanto trovassi triste la felicità altrui, così spensierata, così ingenua, scuotevo la testa, perché assimilavo la felicità all'ignoranza, e se mi ritenevo intelligente dovevo per forza assimilarmi alla tristezza. Che tristezza poi? la tristezza della noia, ritagliava spazi nel mio cervello, cercando di lasciarmi vuota da ogni stimolo.
Non c'era più nulla che mi interessasse, ma non di quell'interesse relativo, volevo avere una qualsiasi specie di ossessione per qualcosa, credevo fosse quello a potermi mantenere viva, quella fame che si trovava tra la terza e la quarta costola, che graffiava i miei polmoni bruciati dal fumo. Aspettavo una qualsiasi cosa che assomigliasse a quella sensazione stomachevole per poter essere certa di assorbire la vita come nozione che mi appartenesse.
Mi chiedevo se bastasse respirare per dirsi 'vivi', mi chiedevo se bastasse lavorare, guadagnare, spendere e consumare per poter dire di 'avere una vita', mi chiedevo se bastasse guardare qualcuno negli occhi per poter dire di 'amare'. Non riuscivo mai a dare una risposta senza contorcermi in un controsenso, forse perché credevo, come diceva quel medico in quel vecchio film di godard, che "l'intelligenza è capire prima di affermare. È di cercare di andare più a fondo in un'idea, di cercarne i limiti, di cercarne il contrario", insomma non riuscivo mai a dare una risposta senza che fossi annebbiata da un'altra idea contrastante.
Tutto ciò si ostentava tra le mie membra, nei miei gesti ero innocua, ero semplice, banale, potrei dire. Non credo che le persone mi ritenessero speciale, unica, originale, mi sentivo parte di un qualcosa del quale non facevo parte. Rimanevo agli angoli del locale se andavo ad una festa, alla ricerca di qualche sguardo affascinato dalla ragazza da parete, ma non c'era nessuno sguardo rivolto a me e per sopravvivere alla mia stessa agonia di inferiorità cercavo di colpevolizzare gli altri, credendo che fossero accecati da altro per vedere ciò che di speciale c'era in me, ma sapevo che in me non c'era realmente qualcosa di speciale.
Era strano come nella mia testa riuscivo a reputarmi la più sfigata tra le persone e al contempo la persona più interessante che avessi mai conosciuto.
Era quello lo stimolo che mi fece intraprendere l'idea di poter creare una nuova me, di creare un'altra persona nel mio corpo, sarà stata quella noia a creare Grace, staccare da me stessa, dalle mie abitudini, dai miei stessi gesti per dare forma ad un'altra persona nel mio corpo, una persona che avesse la mia pelle ma che non si comportasse come me, non parlasse, masticasse, camminasse, fumasse come facevo io. Volevo annientare la River di una vita per dar vita a qualcosa di nuovo. L'idea mi venne in mente guardando un film di Natalie Portman, indossava una parrucca rosa e fingeva di essere qualcun altro, per colpa di un cuore spezzato.
Quel pensiero si faceva torbido nella mia mente, come sarebbe stato essere un'altra persona? Come sarebbe stato non avere il timore di dire ciò che si pensa? Come sarebbe stato trovare un'energia che non mi appartenesse, vivere con la testa di qualcun'altro? Come sarebbe stato annientare i miei dolori e fingere che non ci siano mai stati?
- River la cena è pronta - gridò mia madre dal piano terra.
Chiusi il portatile, cercavo un film da guardare alla sera mentre riflettevo su come sarebbe stata la mia vita nelle vesti di qualcun altro.
Mi alzai dal letto e presi dei pantaloncini sportivi da mettermi.
Scesi al piano terra, mia madre stava mettendo la pasta sul piatto mentre teneva il telefono all'orecchio con la spalla destra.
Le feci un cenno con la testa per poi sedermi e iniziare a mangiare.
Dopo qualche minuto spense la chiamata, si sistemò gli occhiali da vista per controllare il cellulare.
- hai visto che la zia è ad Ibiza, dovremmo andare anche noi in Europa prima o poi - disse mostrandomi una foto della zia Emma al tramonto.
- lo dici ogni anno, poi non facciamo mai nulla -
Lei sorrise
- lo so ma l'anno prossimo dobbiamo proprio andare da qualche parte -
Io continuai a mangiare in silenzio.
Lei e mia zia Emma erano completamente diverse, mia zia era cinque anni più giovane di lei, non aveva figli e nemmeno un compagno stabile però era sempre sorridente, sempre in viaggio, sempre indipendente. Mia madre al contrario era sempre stabile, casa lavoro casa, da quando mio papà ci aveva lasciate lei lavorava in un ufficio in centro, mio papà si faceva vivo qualche volta quando si ricordava di avere una figlia e mensilmente lasciava nel mio conto la quota del mantenimento. Era così raffigurata la mia unica figura maschile in famiglia, aveva il colore del denaro e profumava di banconote appena sfornate dal bancomat, direi che non fosse proprio così male come figura paterna, il dollaro.
Finì di cenare, lavai i piatti ed andai in camera.
- non vai al compleanno di Zoe stasera? - mi chiese mia madre prima che potessi salire il primo scalino.
- e tu che ne sai? -
-ho incontrato sua mamma al supermercato e mi ha detto che le farebbe piacere vederti -
- senti mà non ho voglia di andarci, conosco solo lei e rimarrei in disparte tutta la serata, preferisco evitare -
- potresti fare amicizia con qualcuno, non rimarrai in disparte -
- ho già un appuntamento in realtà -
Lei sbarrò gli occhi.
-con chi? -
-con Yorgos Lanthimos, devo guardare Il Sacrificio Del Cervo Sacro, interpretato da Colin Farrell , Nicole Kidman e Barry Keoghan, riprende alcuni elementi del mito greco del sacrificio di Ifigenia. -
Lei alzò gli occhi al cielo - beh fai come vuoi- concluse in fine.

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