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Chiusi a chiave la porta ed iniziai a preparare Grace, decisi che quella fosse la serata per prendere in mano la mia vita e gettarla nel cesso, un suicidio mentale, platonico, momentaneo, avrei ucciso la mia testa per essere qualcun'altra almeno per quella notte.
Togliere il respiro ai miei demoni, iniziando con l'affogarli nell'alcol. Uscì dalla finestra, usai la scaletta che mio papà aveva creato quando ero piccola.
Sentivo che la gonna era stretta sui glutei ma non mi sarei fermata per quell'imbarazzo che sentivo.
Scrutai dalla finestra mia madre sul divano, aprì piano la porta d'ingresso, presi le chiavi della macchina dal mobiletto di fianco e tornai fuori.
Accesi il motore dell'auto e in fretta feci manovra per uscire dal vialetto di casa.
C'era un problema. In tutto quel pensare a cosa farne di Grace, non pensai mai a dove andare, non avevo l'età per comprare alcolici legalmente e avevo troppa paura di andare nei minimarket dove mi conoscevano.
Decisi di andare al centro commerciale, non ci andavo quasi mai ed ero certa che nessun commesso mi avrebbe riconosciuto.
Ero ferma nel parcheggio da ormai mezz'ora, non ero ancora abbastanza certa di quello che stavo facendo. Per quanto avessi lavorato mentalmente su quell'istante, realizzarlo era più difficile di ciò che credevo.
Decisi di chiamare Zoe, un po' perché forse avevo bisogno del supporto di qualcuno, un po' perché volevo chiederle se conosceva qualche posto dove si poteva comprare dell'alcol senza la carta d'identità.
Il telefono squillò, non sapevo come l'avrebbe presa.
Zoe era mia amica dall'infanzia, anzi la conoscevo dall'infanzia.
Quando in terza media si era fidanzata con Matthew Deanne aveva iniziato a distaccarsi, fatto sta che a 4 anni di distanza, ci salutiamo se ci vediamo in giro, ma lei è diventata tra le ragazze più popolari e belle della scuola, io la classica sfigata in disparte.
- ehi River - disse con tono solare come sempre
- ehi ciao volevo chiederti una cosa - dissi
-certo di che si tratta? - chiese
- beh si volevo sapere se conosci qualche posto dove vendono alcol anche ai minori -
Lei ridacchiò prima di rispondere
- allora puoi andare da Bryce, ha tipo 90 anni e non credo che sappia che sia illegale venderci alcolici, ti mando la posizione, va bene? -
- perfetto grazie mille Zoe - dissi
- di nulla, ma... - continuò - come stai? tutto bene? -
Io mi guardai nello specchietto e sorrisi
- mai stata meglio -
Il posto era una ventina di minuti distante, era un piccolo negozio che vendeva di tutto, mi feci un giro prima di passare al reparto alcolici. Il signore alla cassa era anziano, come aveva detto Zoe, stava leggendo una rivista ed oltre ad un cenno di testa non fece o disse nient'altro.
Presi in paio di bottiglie di vodka liscia e delle lattine di sprite ed andai alla cassa.
Lui mi guardò da capo a testa.
- salve- dissi cordialmente sperando di non essere proprio la sfigata di turno al quale avrebbe chiesto la carta d'identità
Lui mi squadro da testa a piedi un attimo prima di parlare, senti le gambe tremare
- è carnevale oggi ragazza? - per poi calcolare il totale.
Io sorrisi nervosamente, aspettando con il portafoglio aperto in mano.
-quindici e ottantasei- disse
Presi la banconota da venti e gliela porsi per poi prendere il sacchettino
- tenga il resto - dissi ed uscì in fretta
Mentre mi dirigevo verso la macchina, capì che ero ancora troppo in me per poter appartenere a Grace.
Cercai su internet un club nei dintorni, pensavo che dopo aver bevuto sarei riuscita a sbloccare tutta quell'anima che avevo ancora addosso. Mi chiedevo se non stessi facendo una stupidaggine, se veramente sarei riuscita a non essere me stessa, ad annientarmi.
Arrivai in questo posto, parcheggiai la macchina. Il logo del club era alla mia destra, di un verde neon acceso c'era scritto Papillon in corsivo, vidi delle persone in fila. Presi le bottiglie che avevo lasciato nel sedile posteriore ed iniziai a bere, mandai giù quasi tutta una bottiglia nel giro di mezz'ora, la testa iniziava a girarmi ma non mi bastava ancora, riuscivo a sentirmi ancora troppo viva, ancora troppo River, nonostante avessi messo un po' degli Oasis non mi sentivo del tutto carica, fini la bottiglia e mi senti trasportata dall'immensità dello spazio, fu quello il momento esatto per entrare.
La musica era alta ed il luogo era pieno di gente, ragazze che ballavano e ragazzi che fissavano. Uno specchio enorme si trovava in una parte del muro, quando mi guardai e non mi riconobbi nel riflesso fu liberatorio, in quel momento esatto, quando nella mia testa sfocata riuscì a collegare l'estetica di Grace alla personalità di Grace mi sbloccati, totalmente.
Iniziai a muovermi a ritmo di musica, tutto si confondeva tra le luci distorte e il fumo della sala. Vidi un ragazzo avvicinarsi e sorrisi. Era tutto quello che volevo, stare senza pensieri. Muovermi al ritmo della techno, tanto odiata da River, ma, con il tempo, immancabile per Grace.
Il ragazzo si avvicinò a me
- balli proprio bene - fu quello che riuscì a sentire all'orecchio sotto tutta quella musica.
- dici? - dissi aggrapando le mie braccia attorno alle sue spalle, erano larghe, muscolose, sentivo il contatto con il tessuto della maglietta, lo sentivo vicino, eppure sapevo quale era il suo fine, così come quello di Grace.
Ballò con me per qualche minuto per poi avvicinarsi alle mie labbra per baciarmi, lo lasciai fare, trasportandomi alla lingua di uno sconosciuto, e quasi mi sembrava che il suo contatto non fosse proprio così estraneo alla mia pelle, forse l'alcol rendeva tutto familiare.
Qualche momento dopo mi ritrovai appartata assieme a lui in quella che doveva essere la sua auto, Grace non aveva ancora occupato interamente una parte in me e alcuni tratti del mio carattere fuoriuscivano naturalmente nei semplici gesti di togliermi il reggiseno o alzarmi la gonna, mettermi una mano nella coscia, sentivo che quella parte completamente insicura del mio corpo fosse parzialmente viva, sentivo il disagio ma lo respingevo con tutte le forze che l'alcol mi aveva lasciato.
Per quanto sia strano e incredibilmente folle Grace mi completava, faceva ciò che io non avrei mai fatto, diceva cose che io non avrei mai detto, Grace iniziava a recarmi un equilibrio che a me mancava, lasciando che trasparisse così com'era, senza preoccupazioni, senza problemi, lasciavo a casa ogni singolo pensiero che mi torturava, lasciavo a casa qualsiasi paranoia, qualsiasi insicurezza, Grace portava via tutto, mi permetteva di rilassarmi in un orgasmo con degli sconosciuti, perché infine lei non aveva né un passato e né un futuro, nemmeno dei genitori e nemmeno delle responsabilità, lei era completamente frutto della mia fantasia e potevo gestirla come preferivo, era il privilegio che lei possedeva: non avere una vera identità.

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