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Ero bloccata in quel momento, la mia testa lo riportava alla luce tutte le mattine dopo essermi svegliata, tutte le sere prima di addormentarmi, anche in sogno lo ripetevo. Pensavo a quel ragazzo come Dostoevskij pensava alla sua Natenska in notti bianche, ero una sognatrice proprio come lui. Non era niente quell'istante ma era valso molto nella mia anima, era forte il desiderio di volerlo rivedere, di scriverli eppure sapevo che non lo avrei fatto, sapevo che forse io avevo ingigantito tutto nella mia testa, amplificato e distorto ogni dettaglio che la mia mente rieccheggiava.
Mi sentivo stupida ogni volta che tra le note del telefono provavo a scrivere un primo messaggio da inviargli.
- ciao sono la ragazza dei preservativi - mi sembrava la cosa più ridicola del mondo, poi nella mia mente parvevano lunghi messaggi, ridicoli ed infantili - ciao sai ho pensato molto in questi giorni a te, forse perché essere invisibile è uno stile di vita che un piccolo gesto può contorcere, squilibrare, ed ecco quindi prima di avvicinarti a qualcuno pensaci bene all'impatto che avrai su quella persona - insomma non riuscivo ad uscirne senza sembrare strana ed inquietante forse perché ero strana ed inquietante.
Avevo un'altra motivazione a frenare il mio impulso suicida nello scrivergli, la presenza ormai stabile di Grace nella mia vita.
Fantasticavo su come, se fossi riuscita ad avere un seguito con quel ragazzo, avessi mai riuscito a fermare Grace, a cancellarla dopo averla fatta vivere in me, lei necessitava di tutto ciò del quale io non necessitavo seriamente.
Assorbiva la mia noia quotidiana e la tranciava con un po' di tekno e una scopata.
Il sesso d'altro canto non era così annientevole nel mio corpo, non mi sentivo usata, sentivo di usare le persone, sentivo un sollievo di vitalità nello stesso istante in cui qualcuno, non mi importava chi, desiderasse il mio corpo, anzi quello di Grace.
Nella mia testa il mio corpo non mi apparteneva, River l'odiava, Grace lo contemplava.
C'era un istante nel corso della giornata in cui il mio corpo non apparteneva a nessuna delle due, dopo la doccia, guardandomi nuda allo specchio, con le gocce d'acqua sulla pelle, i capelli completamente bagnati sulla schiena, quel corpo non aveva un'identità, un nome, non apparteneva né a River né a Grace, era ignoto. Mi chiedevo se allora l'identità fosse il risultato di ciò che crediamo di essere, che l'identità non aveva nulla a che fare con la pelle, con i capelli, con gli occhi, con il fegato o con i polmoni. L'identità era per me ciò che volevamo che gli altri sapessero di noi, l'identità non ci appartiene, è uno spettro che divide il nostro io intimo, intoccabile, irraggiungibile, non ne abbiamo il controllo. Non ne avremo mai il totale controllo ed è per questo che l'identità non può appartenerci, sarebbe del tutto egoista pretendere che fosse solo nostra.

La musica era forte, mi trovavo sotto cassa, dove tutto rimbombava annientando ogni pensiero ed ogni sentimento. I sentimenti sono inutili. Stavo ballando quando vidi un ragazzo avvicinarsi. Quella serata però Grace necessitava solo di musica, solo di tekno, nient'altro,niente sesso. Cercai di allontanarmi senza nemmeno guardarlo in volto, lui si avvicinò ancora e solo in quel momento notai che quel ragazzo era Layton. Sbarrai gli occhi, mentre lo vedevo a tratti sotto le luci accecanti della sala. Mi allontanai, di corsa uscì dal locale, mi sentivo l'aria mancare, totalmente. Presi una sigaretta dalla borsa, la mano mi tremava, nonostante fossi Grace riuscivo a sentire il mio cuore battere, sentivo River, le sue paure, le sue insicurezze, la sua ansia.
-respira- mi dissi mentre accendevo la sigaretta.
Qualche istante dopo la porta si aprì, mi aveva seguita.
- ehi - disse
Io mi voltai dandogli le spalle, avevo paura riuscisse a capire chi fossi.
- guarda che non ti mangio, volevo solo parlare -
Mi voltai piano senza riuscire ad alzare la testa per guardarlo negli occhi. Per la prima volta Grace era intimidita, nervosa, gelida.
- lo sai che sono una forza i tuoi capelli, non mi aspettavo di trovare ragazze come te in un posto del genere -
- ragazze come me? -
- si, cioè con il tuo stile, qui ci sono solo finti borghesi e figli di papà -
- quindi sei un finto borghese o un figlio di papà -
- Ah - rise - è il compleanno di mio cugino, lui è un figlio di papà - disse ridendo
Lo guardai negli occhi, la stessa luce malinconica era presente nel suo sguardo.
- devo andare ora, scusa - dissi riabbassando la testa
- ma come ti chiami? -
Io girai la testa a sinistra, non ero certa di volergli dire il nome di Grace, come non volevo dirgli - sono l'alterago della ragazzina stupida che non sapeva comprare un pacchetto di preservativi -
Feci un respiro profondo
- Grace -
- totalmente opposto a te - disse subito dopo - cioè sei graziosa ma non sembri raffigurare la grazia nel suo tutto -
Lo guardai nuovamente, era stato l'unico a capirne il senso.
- vado - dissi voltandomi ed andandomene
Le gambe iniziavano a tremare, entrai in macchina mi guardai allo specchio, tolsi la parrucca e sciolsi i capelli. Grace si era annullata quando lui era lì. Grace non esisteva quando lui mi guardava.
Feci fatica a tornare in Grace per gli ultimi fine settimana prima dell'inizio della scuola. Non potevo essere lei, avevo paura che quel disagio nei suoi vestiti fosse ancora attaccato, che non potesse tornare ad essere come prima.
Quella strana estate finì, credendo che anche Grace sarebbe finita assieme a lei, non riuscivo a guardarmi più con i suoi abiti, con la parrucca, con il trucco. Era come se tutto fosse svanito, come se il fantasma di lei fosse stato scoperto per capire che infine era solo un lenzuolo che nascondeva un bambino che rideva di me.
La noia tornò, mi rintanai nuovamente a guardare film penosi che completassero la pena che avevo di me stessa, non passavo più il mio tempo a guardare tutorial di makeup o outfit emo colorati per Grace, tutto era tornato come prima, non avevo più la carica, non avevo più niente che alimentasse il mio tempo, che nutrisse la mia vita.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 20, 2021 ⏰

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