Quella mattina mi alzai di buon ora, pronto per riprendere un capitolo della mia vita rimasto incompleto. Devo ammettere che avevo scelto un istituto tecnico per ripiego. Non ho mai saputo cosa volevo veramente per il mio futuro. Fare il cuoco, il geometra o il ragioniere era complicato per uno come me. Quella scelta, nonostante tutto, non è stata del tutto errata. Andando avanti negli anni è nata una certa passione per l'energia. Il corso era molto interessante, ma non si poteva dire lo stesso dei miei compagni di classe. Le mie origini americane e la mia pronuncia imperfetta facevano da pretesto per essere preso in giro. Anni fa ero molto fragile e non riuscivo a rispondere e a reagire. Un grosso aiuto l'ho ricevuto proprio dalla professoressa Lucia Torre. Era umile e severa. Aiutava qualsiasi alunno che fosse in difficoltà. Si vedeva che esercitava la sua professione con tanta volontà. Era felice nel farlo e noi eravamo contenti ad avere qualcuno di così coinvolgente, almeno io la pensavo così. Dopo quella mia storia della droga non la sentii più: in parte perché non avevo i mezzi e in parte perché mi mancava il coraggio. Sicuramente sarà stata delusa per la mia seconda vita da teppista. Speravo di poterle spiegare il perché, ma non sapevo se mi avesse ascoltato. Intanto che tutti questi pensieri frullavano nella mia testa, iniziai a prepararmi. Avevo un po' di ansia. Non avevo paura di qualche ragazzino più piccolo di me e di qualche professore. Ero timoroso per la loro reazione vedendomi in quella scuola dopo due anni. Me ne sono andato da un giorno all'altro senza salutare ed ora non riuscirei a immaginare la reazione dei pochi conoscenti rimasti in quella scuola. Giacomo, d'altro canto, era l'unico alleato che avrei avuto per il momento. Dimostrava sempre la sua disponibilità nei miei confronti.
Una volta pronto, presi uno zainetto con qualche quaderno, i documenti che James mi aveva dato e il mio solito cappello per nascondere quel marchio della guerra. Due anni fa avrei preso l'autobus per andare a scuola mentre adesso mi sarei servito della mia piccola Ford mustang GT di un nero lucido e un oro da potermi specchiare, l'unica cosa che mi era rimasta dalla mia rendita clandestina. Con tanta determinazione e buona volontà, arrivai a scuola e aspettai il suono della campanella nella mia mustang mentre mi fumavo una sigaretta. Con la coda dell'occhio vidi una piccola BMW color nero parcheggiare a una decina di metri dalla mia macchina. Era proprio la macchina della professoressa Torre. Non era cambiato nulla in due anni: stessa macchina, stesso parcheggio e stesso orario. La mia macchina era abbastanza appariscente con quei colori. Inoltre era raro trovarne una parcheggiata vicino a quella scuola. Lei vedendola, si girò verso di me con aria perplessa. Dopo un paio di secondi prosegui per la sua strada. Sicuramente non mi aveva riconosciuto. Anche il mio aspetto era cambiato. Ero diventato il doppio e soprattutto, ero pieno di lividi che prima non avevo.
Appena suonò la campanella, tutti entrarono, compreso Giacomo. Invece io rimasi qualche minuto in più in macchina ad assaporare quel momento. La mia destinazione era la presidenza. Entrai e chiesi al bidello se la presidenza fosse ancora al solito posto. Lui con aria minacciosa mi bloccò.
<<Chi sei? Cosa vuoi? Perché devi andare dal preside?>>
Pino ce l'ha sempre avuta con me anche quando frequentavo anni fa. Un tempo non avrei risposto, ma adesso, la situazione era cambiata.
<<Pino non mi riconosci?>>
<<No! Se non mi dici chi sei e cosa vuoi ti devo accompagnare all'uscita o con le buone o con le cattive.>>
<<Senti Pino, non fare il prepotente. Sei solo un bidello e per altro sei la metà di me. Se fossimo stati in guerra non avrei esitato a reagire diversamente, ma siccome ho ancora un briciolo di buon senso, ti rispondo. Sono Dave Spencer. Il nome credo che ti dovrebbe dire qualcosa. Devo vedere il preside.>>
<<Molti dicevano che fossi tornato dalla guerra, ma non credevo. Ora sei qui e...>>
<<Risparmia il fiato Pino. Devo vedere il preside. Si trova al solito posto?>>
<<Sì, ma in questo momento è impegnato.>>
<<Significa che metterà da parte i suoi impegni apposta per me. Vedi! Quando vuoi sai essere gentile. Non ti azzardare più a trattarmi in questo modo. Non sono più il moccioso di una volta.>>
Me ne andai, lasciando il bidello scosso. Ora la mia direzione era verso il primo piano per incontrare il preside Bruno Vitaliano. Non è stato difficile trovarlo. La scuola era rimasta sempre la stessa. Cambiava l'ordine delle classi, ma gli uffici erano sempre gli stessi. Mentre mi stavo avvicinando alla porta di quella presidenza che sembrava più una suite presidenziale, vidi di nuovo quella donna uscire proprio da quella porta. Me la ritrovai davanti come per magia e non sapevo cosa dirle. Preso dalla confusione mi limitai solo ad ascoltarla:
<<Il preside in questo momento è impegnato. Cosa ti serviva?>>
<<Non si preoccupi professoressa Torre, aspetterò che si liberi per discutere del mio problema.>>
<<Come fai a sapere il mio nome?>>
<<Non ha importanza. Grazie ancora per la disponibilità.>>
Anche lei andò via perplessa. Tutti mi aspettavano, ma quasi nessuno sapeva il mio nuovo aspetto. Nonostante i brevi contrattempi, bussai alla porta della presidenza. La porta era semiaperta e si vedeva il preside Vitaliano che stava al computer. Con aria indifferente e annoiata disse:
<<Non ti hanno detto i bidelli che sono impegnato? Gli alunni a volte hanno una faccia tosta...>>
<<Ho detto al bidello che un po' di tempo l'avrebbe sicuramente trovato per me. Non sono più un alunno di questa scuola quindi la vera domanda è: dovrei chiamarla signor preside o signor Vitaliano?>>
Lasciò tutto quello che aveva da fare per concentrarsi solo ed esclusivamente su di me. Quelle parole l'avevano infastidito ancora di più. Con un'aria strana mi fece entrare. Per il mio carattere attuale e la mia carica in congedo, un "ferro" me lo portavo sempre per ogni evenienza.
<<Il tuo tono non mi piace. Chi sei?>>
<<Non si ricorda di me? Eppure dovrebbe saperlo. Le sono mancato dopo due anni?>>
<<Non ci credo! Sei veramente tu Dave?>>
<<Soldato in congedo Dave Spencer.>>
<<Ti credevo in prigione a scontare vent'anni per traffico di marjiuana.>>
<<Invece eccomi qui. Sono venuto per il mio reinserimento in questa scuola e per conseguire il quinto anno di scuola superiore.>>
<<Con tutta la buona volontà non credo sia possibile. Non accettiamo nessuno con precedenti penali.>>
<<Questi sono i miei documenti e i miei elogi di guerra. Da come è citato su questi documenti, non ho alcun precedente penale e ho tutte le carte in regola per poter frequentare questa scuola. Si prenda tutto il tempo che le serve per constatare l'autenticità di questi fogli. Se vuole possiamo anche chiamare il sergente Mori che le confermerà tutto.>>
Si prese quindici minuti per leggere minuziosamente quei documenti. Poi ribatté:
<<Non riesco a capire come tu abbia fatto a far scivolare tutte le accuse come per magia. Quel che è giusto è giusto, perciò sarai reinserito nel tuo indirizzo. Non avendo più i tuoi vecchi compagni dovrai abituarti prima di seguire le lezioni normalmente. Per il momento però, potrai affidarti al mio aiuto e a quello della professoressa Torre, la tua coordinatrice di classe. Era qui poco fa. L'hai vista?>>
<<Sì, ma non mi ha riconosciuto.>>
<<Avrai modo di parlare con lei dopo magari. Quando vuoi iniziare?>>
<<Anche adesso.>>
<<Allora ti accompagno in classe.>>
Mentre venivo accompagnato dai miei nuovi compagni, fermai il preside lungo la strada per precisare le mie intenzioni.
<<Sia ben chiara una cosa: non sono più un ragazzino. So cavarmela da solo. Se mi metteranno i bastoni tra le ruote e mi sentirò minacciato, non esiterò a reagire in prima persona. Questo riguarda qualsiasi persona all'interno di questa scuola, compreso voi. Voglio solo vivere in serenità e finire le superiori, intesi?>>
<<Va bene, però devo chiederti di toglierti il capello per educazione.>>
<<Mi spiace ma non posso. Ho una ferita derivante dalla guerra che potrebbe impressionare qualcuno. Non credo vorrebbe qualcuno che si impressionasse a tal punto da stare male, vero?>>
<<Hai ragione!>>
Una volta illustrate le mie intenzioni, continuò a farmi strada. Una volta arrivati, il preside entrò nella classe ad annunciare il mio ingresso. Per il momento aspettai fuori. La prof. Torre stava spiegando storia quando il preside entrò in classe. Dopo un breve discorso di due minuti, mi chiamò per entrare e presentarmi alla classe. Una volta fatto mi disse di parlare un po' di me in modo tale da farmi conoscere e facilitare il mio ingresso.
<<Buongiorno a tutti. Mi chiamo Dave Spencer. Alcuni di voi mi conoscono. Altri avranno sentito il mio nome. Ho vent'anni. Due di questi li ho persi per una tragica questione che non starò a raccontarvi ora. Spero che andremo d'accordo di fronte alla maturità che conseguiremo.>>
Tutti erano sconvolti dalla notizia. Un nuovo compagno lasciava sbigottito chiunque, figuriamoci uno come me: reduce di guerra e ripetente da due anni. Questo era la tipica nominata di un poco di buono. In parte lo sono stato e quest'errore mi perseguita sempre. La prof. Torre vedendomi mi diede il benvenuto in quel 5°B. Vedevo la sua espressione che si era tramutata rispetto a quella vista davanti la presidenza. Sicuramente cercava risposte ed io forse, ero in grado di dargliele. Per il momento però non disse nulla. Si limitò solo a riprendere la lezione. Giacomo sapendo del mio ingresso, mi aveva tenuto un posto. Avrebbe fatto di tutto pur di agevolarmi la situazione complessa che mi portavo dietro. Mi accomodai alla sedia e mi guardai attorno. Era strano ritornare sui banchi di scuola dopo due lunghi anni trascorsi in trincee e bunker sotterranei.
L'ora successiva ci sarebbe stata la lezione di educazione fisica. Tutti andarono a svagarsi tranne me. Quella notizia aveva sconvolto la coordinatrice a tal punto che nella sua ora libera mi portò in una stanza a parlare con me. Avevo troppe cose da spiegare a quella donna e prima o poi, sapevo che sarebbe arrivato questo momento. Speravo solo che dopo quel tragico episodio fosse stata ancora una mia alleata...
Rimasi nella mia nuova aula a parlare con la prof. Torre mentre il resto della classe uscì a giocare a cacio.
<<Finalmente dopo due anni ci rivediamo. Era strano che qualcuno che non avevo mai visto sapesse il mio nome. Sei cambiato da quando ti hanno arrestato per spaccio di droga. Non riesco a capire come mai il preside ti abbia permesso di continuare nonostante i tuoi precedenti penali...>>
Si vedeva che era un po' infastidita dalla mia comparsa improvvisa. Dopotutto mi era stata sempre vicino, anche quando mia madre era morta. Sparire così senza neanche un saluto, una spiegazione o qualsiasi altra cosa, non era una cosa normale.
<<Professoressa Torre so come vi sentite. Nessuna spiegazione, nessun messaggio, niente di niente. Capisco la sua reazione al mio ritorno inaspettato, ma sono stati due anni lunghi e intensi per me...>>
<<Spacciare non è stata mica una mia decisione. Hai scelto tu questa strada e ne hai pagato le conseguenze. Non riesco a capire come mai non sei ancora in prigione o come mai ti sei dato a quella vita da teppista...>>
<<Beh... quando mia madre è morta, avevo bisogno di soldi e dovevo pur vivere in qualche modo. So che questo non è il modo più giusto per fare soldi, ma è uno dei più facili e redditizi. Dovevo vivere per un anno, il tempo per conseguire il diploma e trovare un lavoro onesto. Nel farlo però, sapevo che rischiavo e infatti, ne ho pagato le conseguenze...>>
<<Se avessi avuto bisogno di aiuto, sapevi che potevi contare su di me. La scuola ha l'obbligo di aiutare gli studenti.>>
<<Sentite, so che mi avreste aiutato, ma non potevo chiedere soldi o fare l'elemosina. Ho agito così. Ero giovane, inesperto e non avevo metabolizzato la perdita di mia madre. Non sapevo che fare. Ero solo di fronte a questo duro mondo...>>
<<Ti avrei aiutato lo stesso per come potevo. Avremmo capito la tua situazione, ma ormai è andata come è andata. Se sei stato condannato a vent'anni, come fai ad essere qui adesso. Sei evaso?>>
<<No! Ho detto basta all'illegalità dopo che mi hanno messo dentro. Mi hanno fatto un accordo: due anni in Afghanistan e uscire da questa storia senza macchia o vent'anni in una fredda cella.>>
<<Ovviamente hai scelto di andare in guerra. Ora sei qui, significa che sei sopravvissuto in quello scenario.>>
<<Mi sono pentito della mia decisione da una parte...>>
<<Ma adesso sei libero, perché pentirti?>>
Mi tolsi il cappello rivelando il mio vero aspetto fisico...
<<Oh mio dio... Cos'hai fatto...>>
<<Mh... la prigione a confronto è una pacchia. La guerra non è come viene raccontata nei libri. Ho visto atrocità tali da cambiare idea sul genere umano. In guerra non ci sono amici, conoscenti o altro. Ognuno può contare solo su stesso. Esistono compagni, per quel che valgono...
Questa ferita fisica a confronto a quella morale, non è niente. Mi sono fidato di uno che credevo mio amico finché non mi ha puntato una pistola in testa e ha fatto bang. Poi dopo avermi sparato, l'hanno ucciso senza esitazione. Non è un mondo per tutti e ho delle visioni che non se ne andranno mai via...>>
<<Per esempio?>>
<<Mentre viaggiavamo per un sentiero, un soldato che avevo conosciuto da poco calpestò una mina. Una volta saputo, tutti noi indietreggiammo. Prima di farsi saltare in aria, mi disse di parlare bene di lui a sua moglie e a suo figlio di appena un anno. Quando ci allontanammo abbastanza da non subire danni, fece scattare la mina gridando il nome del figlio mentre stava per morire. Sono dovuto andare io a dare la notizia alla famiglia...>>
Lei rimase a bocca aperta dopo quella scoperta. Il suo modo di porsi era cambiato radicalmente. Non poteva minimamente immaginare cosa si provasse. Dopo un paio di secondi ribatté dicendo:
<<Scusami se sono stata indiscreta... è solo che, non ho ricevuto niente da te: un messaggio, una lettera, una spiegazione. Ho solo saputo del tuo arresto, nient'altro. Per questo ho reagito così...>>
<<La capisco, ma come potevo scrivere a una delle uniche persone che mi è stata vicina dopo quello che è successo? Mi sentivo un'idiota per come mi sono comportato e ne ho pagato le conseguenze. La colpa di come sono andate le cose è solo mia. Non avete nulla da rimproverarvi. Ora però, sapendo come va il mondo sono cambiato. Ho bisogno di una guida che mi aiuti a finire questo percorso sempre se non è troppo tardi per rimediare ai miei errori.>>
<<L'importante è capire lo sbaglio per non rifarlo in futuro. Se hai bisogno, ci sono. Quando vorrai parlare con qualcuno, sarò sempre disponibile e poi, sono curiosa di sapere i tuoi ultimi due anni.>>
<<Allora dovrà tenersi forte perché ho solo immagini da dimenticare, una più catastrofica dell'altra.>>
<<Riuscirai ad andare oltre, ne sono sicura.>>
<<Non credo di poter fare altrimenti. Professoressa, avrei una richiesta da farle.>>
<<Dimmi pure!>>
<<So che è da maleducati portare il cappello in classe, ma avendo questo marchio, non vorrei dare una brutta impressione, né ai miei compagni, né ai professori che ancora non conosco. Ho già parlato col preside per questa faccenda, ma speravo nel vostro aiuto giacché siete la coordinatrice di questa classe.>>
<<Puoi stare tranquillo! Parlerò io con tutti e spiegherò la situazione per venirti incontro. L'importante adesso è trascorrere un anno nel modo più sereno possibile.>>
<<Temo che sarà un'impresa assai ardua. Le mie reazioni dopo il mio ritorno in patria sono strane a volte. Quel mondo è capace di rendere irrazionale la persona più calma possibile. S'innesca quel meccanismo di sopravvivenza, anche quando il pericolo è inesistente. Le mie reazioni potrebbero essere a volte violente. Non sono più uno spacciatore, ma son divenuto qualcosa di peggio...>>
<<In che senso?>>
<<In guerra non ci sono mezzi termini. Di fronte al nemico o uccidi o vieni ucciso. A malincuore, sono passato da uno spacciatore qualunque a un assassino che agiva per il bene del proprio paese. Ho ucciso gente che mi andava contro solo perché un superiore mi aveva ordinato di farlo. Ora mi pento amaramente di quello che ho fatto ed è per questo che ho delle reazioni così strane. Spero che non succeda mai una cosa del genere...>>
<<Se accadrà cercheremo di combattere quest'impulso e di renderti di nuovo razionale. La scuola aiuta anche a questo, a educare.>>
<<Sarà, ma resto ancora scettico a riguardo.>>
<<Fidati di me stavolta...>>
Passai un'ora intera per chiarire con quella donna. Finalmente mi sentivo sollevato per aver sistemato questa situazione. Con un nuovo alleato fidato oltre a Giacomo, il mio spirito era più propenso nel continuare il mio percorso interrotto. La situazione non poteva prendere una svolta migliore. Avevo riallacciato i rapporti con le uniche persone che mi erano rimaste vicino. Da una parte però c'erano due nuovi problemi che potevano complicarmi la vita: il resto delle persone che non mi conoscevano e le mie reazioni irrazionali che non riuscivo a controllare. Sarei stato in grado di trattenere il mio nuovo carattere di fronte alle ingiustizie? Avrei mantenuto la calma o sarei stato un pericolo per l'intera scuola? Non sapevo più il significato dell'equilibrio. La guerra lo aveva smorzato per sempre e non ero sicuro di riuscire a recuperarlo. Ci avrei messo tutta la buona volontà, ma si sa, quando ci sono in mezzo le emozioni tutto diventa molto più complicato.
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Mai più lo stesso...
AçãoDave, soldato di tutto rispetto, torna in patria dopo un grave infortunio. Tornato in patria riprende il percorso che non ha potuto mai completare: le scuole superiori. Una volta tornato non è più lo stesso. Distrutto per quello che ha visto, riusci...