Ostaggio

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Il sole era alto nel cielo ,cosi azzurro da sembrare colorato con i pastelli a cera, bruciava al punto da scottare la pelle ma era piacevole e sapeva di estate.
«dai Fede, uffa lo sai che soffro il sollettico» provò a svincolare i suoi piedi dalle mani di Federico e mentre aveva le lacrime agli occhi e le fitte allo stomaco per le forti risate, Federico la guardò per poi chinarsi su di lei baciandola all'angolo sinistro della bocca.
Le si fermò il cuore, battendo in maniera asincrona, nella sua gola mentre i suoi occhi si chiusero immediatamente come a scattare una foto che sarebbe rimasta per sempre nella sua mente.
«non fare la gustafeste» le morse delicatamente il naso prima di spostare i suoi piedi  da sopra le sue gambe, fasciate da un costume a pantaloncino con una fantasia etnica sui colori dell'arancio, e di alzarsi per andare ad aumentare il volume della musica che usciva dalle casse dello yacht che avevano noleggiato pochi giorni prima.
Erano andati in vacanza tutti insieme, lei era tornata da poco dall'altra parte del mondo dove  a galoppo aveva inseguito il suo sogno da bambina , quello che esprimeva quando spegneva le candeline e le mancava sempre qualche dente all'appello.
Lei lo guardò mentre camminava a piedi scalzi e bagnati sul legno della barca e non poteva di certo non ammettere a se stessa di quanto bello fosse il suo migliore amico.
Già, il suo migliore amico.
«non mettere country rock perché mi hai spaccato i timpati tutto il tempo che siamo stati a casa» lo avvisò e Fabio ,loro amico, concordò pienamente.
Quando Federico entrava in fissa con una canzone,prendeva ad ascoltarla in loop facendo impazzire tutti quanti.
«bro, metti un po' di raggaeton o qualcosa di estivo» Federico lo guardò di traverso.
A lui la musica commerciale piaceva poco, a dire il vero non gli piaceva proprio e la trovava così banale da considerarle tutte uguali tra di loro.
Pigiò sulla playlist consigliata da spotify e poi entrò dentro chissà a far cosa.
Virginia si issò da straiata mettendosi seduta e facendo attenzione a non disturbare Clarissa ,che prendeva il sole, guardò il punto in cui Federico era scomparso all'interno dello yacht e poi si abbracciò le gambe poggiando lo sguardo sull'orizzonte blue che si confondeva con il cielo in quella sottile linea impossibile da acchiappare.
«dovresti dirglielo» Matteo, altro inseparabile amico sia di Virginia che di Federico, aveva assistito a tutto quanto.
Aveva assistito al momento esatto in cui Federico aveva rotto i confini dell'amicizia con Virginia e si era spinto più in la facendola irrimediabilmente innamorare ma allo stesso tempo poi, ad un certo punto, aveva messo la retromarcia ed era ritornato indietro lasciandola li da sola in balìa dei suoi sentimenti cosi come si sta in balìa delle onde del mare in tempesta.
«shss» Virginia lo fulminò con lo sguardo.
Ma che folle idea era quella di Matteo, questa cosa non poteva e non doveva uscire fuori e poi lei stava provando a dimenticare i suoi sentimenti per lui.
Matteo le si avvicinò e la abbracciò tirando un sospiro pesante; a parer suo questa storia andava avanti fin da troppo. Si era innamorata di lui quando ancora Federico giocava nella giovanile della Fiorentina, quando ancora era un semplice ragazzo con la testa un po' altrove e tanti sogni nel cassetto,che a stento li tratteneva, poi era sceso giù a Crotone e Virginia aveva fatto chissà quanti turni extra in quel bar dove faceva i caffè ai lavoratori appena arrivati dalla loro giornata lavorativa e quanti biglietti del treno aveva acquistato per andare a guardare le sue partite e chissà quanti soldi spesi e quante ore di sonno perse tra un treno e l'altro, quasi mai nessuno diretto; Matteo non credeva che Federico non se ne fosse reso conto, era impossibile non notare l'assensa di Virgina alle loro serate proprio quando si era fidanzato con Veronica ma, forse, Virginia gli serviva a superare quel periodo di merda a cui la vita l'aveva sottoposto.
Molte volte era stata la spalla su cui piangere, l'aveva raccattato come un ubriaco sulla strada in preda alle proprie paure ed hai propri demoni ed era stata li, sempre, senza chiedere.
«che è successo?» Federico guardò Matteo in cerca di una risposta.
Perché stava abbracciando Virginia?!
«niente, Chicco» la ragazza le fece posto accanto a se stessa e Federico ci si accomodò immediatamente mentre le offriva il bicchiere di acqua tonica e limone che le aveva portato.
«grazie» gli sorrise, in realtà l'acqua tonica non le piaceva più ma era okay.
«sono io il migliore amico dell'universo» si lodò da se e poi le appoggiò un bacio sulla fronte, si sdraiò e come lei guardò l'orizzonte lasciando che questo gli entrasse dentro e lo vestisse.
«sai, Veronica ha prenotato le vacanze ad Ibiza lo stesso periodo che vado io» Virginia trattenne il respiro e non scollò il suo sguardo dal mare.
Sperò con tutta se stessa che il mare non si impossessa dei suoi occhi e sgorgasse via, cercò dentro di se quella valvola d'arresto e la tenne stretta.
Sapeva che alla fine Federico non aveva mai smesso di provare qualcosa per Veronica, poteva capirlo e se non avesse potuto avrebbe dovuto perché era il suo migliore amico e doveva essere così.
«meglio no?!» Federico annuì mentre un sorriso gli nasceva sulle labbra e questo spegneva quello di Virginia.
«le ho scritto»Virginia avrebbe tanto voluto ridere in maniera sarcastica ma ,invece, chiuse gli occhi e li riaprì coprendoli di una maschera, una delle tante.
«cosa?» perché glielo domandava? Non lo sapeva neppure lei solo...solo...era fatta così e Federico aveva nel suo cuore un posto così grande che sembrava tanto uno di quei compagni proliferativi che diventano parte integrante di te e lentamente ti uccidono.
Matteo era rimasto li ,con le labbra serrate tra di loro, non cosciente di cosa avrebbe potuto dire per cui si estraneò mentre le sue mani accarezzavano in conforto le spalle di Virginia.
«te l'ho detto che siamo andati a cena la sera dell'ottavo scudetto?» no che non glielo aveva detto.
«no ,ma fa niente» neanche se lei era rimasta a casa con Wendy e Spike finendo per buttare il messicano nel cestino della cucina e per addormentarsi sul divano con i vestiti con la quale era arrivata da Firenze qualche ora prima che Federico lasciasse casa sua.
Mise l'ennesimo cerotto sul suo cuore e provò ad andare avanti.
Si diceva che non era colpa di Federico, era lei che non riusciva a dirgli di no e non perché lo amasse ma semplicemente perché gli voleva bene e perché era un grande pezzo di ricordo della sua vita e non voleva perderlo perché perderlo somigliava molto ad andare in giro per il mondo senza una cartina.
Lo ascoltò ancora ed ancora mentre Matteo la lasciò lì rassegnato, una battuta acida che Federico ignorò e un tuffo al cuore, più forte di quelli che avevano fatto poco prima sullo specchio del mare.
Virginia chiese a se stessa di essere forte, ascoltò il cuore battere ancora nel suo petto mentre questo si confondeva con le parole di Federico, le serviva sapere di averne ancora uno che le pompasse il sangue e allora si rifugiò nella cosa che più la faceva stare meglio.
Pensò a Dianora e a tutte le volte che l'aveva vista piangere seduta sul fieno, pensò alla sensazione di libertà che le dava mentre la cavalcava e lasciava che il suo corpo seguisse quello sinuoso della suo cavallo.
Il suo odore le pizzicava sempre il naso ma era molto legata a quel cavallo, niente a parte Dianora era in grado di calmarla perché seppure lei non parlasse, le faceva capire quanto bene le volesse.
Stava li e  si faceva abbracciare, le strofinava il muso sulle mani ,che sapevano di zollette di zucchero, e la criniera sul corpo mentre provava a strapparle l'ennesimo sorriso.
La accompagnava ostacolo dopo ostacolo, brivido dopo brivido e non erano mai Virginia o Dianora era sempre stati Virginia e Dianora.
«mi stai ascoltando?» Federico la guardò pensando che si fosse addormentata
«certo Fè, se chiudo gli occhi è per il sole» e perché non posso guardarti mentre pronunci il nome di un'altra donna ma questo se lo tenne per se.
E cosi Federico continuò a raccontarle ancora altri dettagli di quella cena; le raccontò dei fiori che le aveva comprato e del bacio che si erano rubati mentre entrambi si promettevano che sarebbe stato l'ultimo ma che ultimo non era mai stato.
«guarda che non è la tua psicologa» Federica la ragazza di Matteo, che era stata li in silenzio a sentirsi tutto, alla fine sbottò.
Virginia la guardò supplicandola ,silenziosamente, con gli occhi di non dire altro, che altro sarebbe stato troppo e il troppo stroppiava sempre.
Si alzò e ritornò a respirare prima di saltare nell'acqua senza nulla, solo se stessa per ricordarsi che aveva ancora questo, aveva se stessa.
«sei impazzita?» Federico le urlò contro quando la vide riemergere dall'acqua.
Gli era finito il cuore in gola e si era preso uno spavento enorme, un attimo prima era tranquilla al suo fianco e l'attimo dopo si era catapultata nell'acqua come un missile.
«non fare il pesantone e vieni anche tu altrimenti stai buono li e fai un po' di sudoku» lo burlò ma poi Federico ritornò a sdraiarsi.
Virginia rimase in acqua un po' , stette li a sentire l'acqua accarezzarle la pelle e il sole le baciava il volto.
C'erano stati momenti in cui si era sentita naufragare mentre le sembrava di non avere più un cuore, di non avere più amore a disposizione per se stessa e allora aveva preso ciò che sapeva fare meglio e ci si era buttata a capofitto. Era sparita da casa sua per tanto tempo, non era tornata per le feste e per assurdo l'unica ad averla capita era stato Federico.
Si era rifugiata tra i cavalli, tra le gare e gli allenamenti, si era rifugiata in quel desiderio che aveva sempre avuto da bambina e aveva fatto di tutto affinché questo le riempiesse ogni buco a disposizione nelle sue giornate.
L'aveva fatto per riempire la sua mente, per non pensare a nient'altro che non fosse l'ippica e le gare e le fiere in giro per il mondo, ma mai nessuna volta che Federico fosse riuscito ad andare ad una gara a vedere cosa le riuscisse meglio ma se ne era fatta una ragione e cosi aveva smesso di sperare che magari la prossima volta Federico sarebbe riuscito ad andare, una prossima volta che ad un certo punto capì non sarebbe arrivata mai.
«Virginia!!» si voltò immediatamente
«rispondimi quando ti chiamo!» si scusò con lo sguardo. Era troppo presa a pensare alle sue cose che si era per un attimo isolata da tutto.
«sali su, andiamo con le moto d'acqua a fare un giro attorno all'isola» lei scosse negativamente la testa.
Sarebbe rimasta sulla barca a dormire un po' o avrebbe chiamato qualcuno del maneggio e le avrebbero passato Dianora e lei le avrebbe parlato come sempre e come sempre Dianora l'avrebbe ascoltata.
In fondo era la sua migliore amica.
Era molto usuale farlo tra fantino e cavallo.
Quando ritornò sulla barca, quasi corse dentro la doccia e aprì l'acqua per evitare che come la volta scorsa si prendesse un colpo per il getto troppo freddo che le capitava sulla pelle; stette li a spogliarsi e ancora una volta fu catturata dal sole che si abbatteva sull'acqua,accese lo stereo per la musica e si lasciò cullare mentre la barca seguiva il movimento del mare.
«tu sei un cojione, devi smetterla» sentì Matteo urlare e si preoccupò cosi, curiosa, si avvicinò alla porta per poter sentire meglio.
Non riusciva a capire tutto perché le voci erano lontane e si muovevano ma rimase comunque in ascolto.
Matteo non era fatto per tenersi le cose nello stomaco, specie con Federico e forse questo era il vero motivo del perché fossero così tanto amici. Non c'erano segreti tra di loro, si dicevano qualsiasi cosa bella o brutta che fosse e nessuno poteva mettere zizzania.
«te l'avevo detto Federico, che cazzone che sei» Virginia si preoccupò, che gli era capitato?
«non si possono amare le persone a comando, mi dispiace per lei ma io...è Veronica che voglio» e allora capì tutto.
Capì che nessun vestito con cui coprirsi sarebbe stato cosi spesso al punto da calmargli i brividi, nessun paio di occhiali da sole avrebbero potuto coprire quegli occhi così liquidi e rossi e allora si mise sotto il getto dell'acqua e trattenne ancora una volta il respiro.
Pensò a Dianora, all'odore della natura e tutte quelle sue sfaccettature mentre il sole la colorava, pensò al rumore degli zoccoli sul terreno.
E corse ancora più veloce, ancora più veloce.
«Noi andiamo» Federico bussò alla porta ma lei rimase in silenzio mentre l'acqua sbatteva sulle ciglia cosi esili ma forti come ombrelli.
Rimase lì per chissà quanti altri minuti, forse dieci o anche venti ma non seppe dire con certezza quanti fossero, sembravano tanti ma mai abbastanza.
"Accetto" lo inviò senza più pensarci sopra.

Pensaci
Un po' come ti pare, però pensaci
La vita ci ha lasciato troppi lividi
E il cuore sembra aver sfidato pugili
In fondo siamo sempre stati stupidi





Ciao babes 😘
Piccolo omaggio per segnare la fine di quest'estate, so che già alcune/i di voi hanno ripresto la loro quotidiana routine mentre qualcun'altro è ancora fuori per le ultime giornate di vacanze ma, ad ogni modo, io sono tornata.
Come sapete sono sempre stracarica di impegni ma un buco lo trovo sempre, che sia per una breve storia raccontata qui o per qualche missing moments con il nostro caro Paulito...non so se lo sapete ma, io e la mia carissima sognavaleggendo stiamo lavorando ad Hoplites che potete già trovare online sul nostro profilo: sognavagirasoli .
Per qualsiasi dubbio o chiarimento mi trovate su Instagram al: 6comeungirasole
Un bacio a tutti quanti.
Vi aspetto numerose nei commenti.
Kiss kiss kiss.

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