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"Il fatto che tu stia continuando a cancellare quella frase e a riscriverla con lo stesso errore deve farmi pensare che tu sia palesemente in ansia?" domandò Flaminia, la collega bionda di Roxanne.
"É solo stanchezza. Stanotte ho dormito male, i vicini nuovi penso che vogliano avere un figlio ma senza risultati. Ci danno dentro da due settimane." spiegò la mora, staccando gli occhi dallo schermo del computer e appoggiando la schiena allo schienale della sedia girevole.
"Brutta storia. Pensa che da me continua ad esserci la polizia ogni mattina, puntuali come la morte."
"Abbiamo risolto con tutte le interviste per la rubrica nuova? Chi ci ha confermato?" domandò Roxanne annoiata, mancava poco meno di mezz'ora all'appuntamento con Cosimo e l'ansia da prestazione iniziava a farsi sentire.
"Te l'ho già detto. Di sicuro abbiamo solo Gué e La Pina, le altre richieste che abbiamo mandato non sono state neanche lette, probabilmente. E comunque tu stai morendo d'ansia."
"Non sto morendo d'ansia." affermò prontamente, "Forse é solo un po' di senso di ineguatezza."
"Con anche un po' di imbarazzo? Non manca mai, viaggia insieme all'ineguatezza."
"Vorrei solo morire in questo preciso istante." commentò Roxanne a bassa voce.
"Fammi indovinare, é un appuntamento con il tuo ex?"
"Come fai a saperlo?" le sopracciglia della mora si inarcarono e il suo viso assunse un'espressione stupita.
"Ci siamo passate tutte, baby. Buona scopata!"
"Non penso che scoperemo, sai.."
"Sono le ultime parole famose. Fidati della zia Flam, succede sempre così, e non é male, solitamente. Il fatto che vi conosciate bene rende tutto più piacevole."
"Non so..."
"Ora stacchiamo, domani ricordati di raccontarmi tutto!" esclamò felice Flaminia, congedando Roxanne con un sorriso di incoraggiamento.

Roxanne passò tutto il tempo della tratta in ascensore a fissarsi allo specchio, ricercando invano un difetto a cui aggrapparsi.
Forse quei jeans neri strappati non amdavano d'accordo con le Buffalo, o forse a stonare nell'outfit erano proprio le scarpe.
Inoltre quel top grigio chiaro era decisamente troppo scollato per una cena amichevole.
Il suo seno, secondo lei, risaltava troppo sul suo corpo asciutto già normalmente, e quel top in particolare rendeva tutto più difficile.
Cercò di non pensarci troppo e di mantenerlo coperto con un cardigan anonimo.

Fuori dall'ufficio individuò quasi subito Cosimo, coperto da un paio di occhiali neri intonati perfettamente alla sua camicia.
Gli andò incontro e non appena anche lui si accorse della sua presenza, si salutarono con due baci sulle guance.

Fino a qui tutto bene.

Roxanne non era l'unica ad avere avuto ansia; Cosimo non aveva ben chiaro il motivo per cui fosse lì a provarci spudoratamente con la sua ex, incerto su quello che ci avrebbe potuto ricavare.
"Come stai?" domandò lui, cercando di spezzare il ghiaccio subito.
"Non me la passo male ultimamente, direi benone. Tu?"
"Anche io, é un periodo tranquillo della mia vita."

Roxanne era a conoscenza di quanto fossero distruttivi i periodi bui di Cosimo, ricordava benissimo il suo malumore e gli sguardi carichi di odio che le aveva riservato.

"Da che parte andiamo?"
"Di qua. Non é molto distante da qui." sentenziò lui, sorridendole.
"A proposito, grazie per avermi riaccompagnato a casa ieri sera... Di solito non.."
"Non devi giustificarti." la fermò lui, con tono comprensivo.
"Pensavo solo che mi avrebbe fatto stare meglio."
"Lo ho pensato anche io tempo fa. Però poi mi é passata."
"La voglia di bere?"
"No, la voglia di correre dietro a quella persona."
La frase ad effetto pronunciata da Cosimo era risutata pesante a Roxanne, convinta che quella fosse una frecciatina bella e buona.

"Sei stato da qualche parte ultimamente?"
"Ho fatto il capodanno a Cuba, poi sono stato in Florida due mesi fa. Sto scrivendo il disco e viaggiare mi aiuta. Ti ho pensata un po'."
"Anche io ti ho pensato, a dirla tutta. I primi tempi é stato strano non averti tra i piedi." commentò lei con l'amaro in bocca. Dire che le fosse mancato era un eufemismo. Il suo istinto di sopravvivenza, però, la spingeva a omettere ciò, dato che sarebbe stato un punto debole bello e buono.

Il bar che Cosimo aveva scelto era sul tetto di un edificio da cui era possibile vedere buona parte dei grattacieli milanesi e le guglie del Duomo con la madonnina.

Ordinarono rispettivamente un Negroni e un semplice spritz, dal momento in cui il semplice odore dell'alcool faceva venire la nausea alla ragazza.
"Ti piace il posto?"
"É molto carino, sì."
"Ci sono venuto un paio di volte, é soprattutto bello quando tramonta il sole."
"Già, dev'essere particolare."
"Raccontami qualcosa sul tuo nuovo lavoro, sono curioso."
"Il Marilyn Magazine nasce come un giornale online indirizzato a un pubblico teen-giovane adulto. Riportiamo articoli sul qualsiasi campo abbia un minimo di seguito e su cui ovviamente siamo informati; stiamo iniziando ad avere seguito anche per gli articoli che paragonano i giovani al mondo del film e di quanto essi sappiano rispecchiare la realtà- ad esempio l'articolo su la haine-."
"Mi sembra una cosa fatta bene, é interessante." disse Cosimo, prendendo un pezzo di carota in salsa rosa appena portata dal cameriere.
"Non vedo l'ora di staccare un po'. Milano é bella, ma anche stancante." rivelò lei, bevendo dalla cannuccia il suo spritz.
"Anche io penso di partire di nuovo tra qualche mese. Starò fuori per un po'."
La conversazione ad entrambi sembrava rimanere nell'ordinario, Roxanne si stava sentendo meno a disagio rispetto a quanto si era immaginata.
Continuarono a parlare di cose futili per tutto il proseguire della serata, fino a quando non decisero di tornare a casa.
La macchina di Cosimo non era cambiata nell'ultimo anno, il Range Rover nero opaco era rimasto uguali a quello nei ricordi di Roxanne.
"Sono stato bene stasera." cominciò lui, guardando la strada poco trafficata.
"Sì, anche io."
"Potremmo uscire di nuovo, se ti va."
"Non vedo perché non potremmo." confermò lei, sorridendo a malapena.
"Non mi sembri molto convinta."
"Ti capita mai di non riuscire a goderti il momento per paura che tutto questo porti sofferenze?"
"Non sono sicuro di aver afferrato il concetto." commentò lui.
"Sono stata bene con te stasera, come lo sono stata anche un anno fa. Inevitabilmente ci starò male se mi faccio coinvolgere troppo."
"Secondo me ti stai facendo troppe paranoie. Rilassati."
"Mi sei mancato, Cosimo." sussurrò Roxanne, sentendosi più vulnerabile del dovuto.
"Anche tu mi sei mancata." rispose lui, con lo stesso tono.
La macchina di Cosimo si fermò in un parcheggio poco lontano da casa di Roxanne, spense il motore e si girò verso la ragazza.
"Siamo arrivati." annunciò lui, sentendosi un po' fuori luogo.
Roxanne staccò la cintura di sicurezza e si sporse verso Cosimo per salutarlo, incerta sul da farsi.
L'uomo avvicinò il viso a quello della ragazza e l'intento di non far degenerare tutto fallì miseramente.
Dopo un primo bacio più o meno casto ne seguì uno molto più carico di passione, dove Roxanne finì a cavalcioni dell'uomo accanto a lei.
"Andiamo su." mormorò lei, tra un bacio e l'altro.
A mente lucida, Roxanne avrebbe pensato che in quel frangente le due parti più istintive di entrambi avessero preso il sopravvento, appagando i loro bisogni fisiologici.

Che ne pensate?

Fuori || Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora