Annabel Roux, per gli amici Annie, sedeva ai piedi d'un grande pioppo ascoltando lo scrosciare dell'acqua del fiume e scrutando il cielo, lasciando ai propri occhi la libertà di dare una forma ad ogni nuvoletta che la sovrastava. Annie era una ragazzina piccola e minuta, con la pelle morbida e candida come la neve. Aveva il viso tondo e guance paffute un po' rosate, labbra piccole e carnose e due grandi occhi scuri, tondi come una palla e sovrastati da lunghe e folte ciglia nere come la pece, che la facevano apparire un piccolo gufo perennemente spaurito e spaesato. I capelli castano scuro le ricadevano sulle spalle e sulla schiena con una curva morbida e facevano risaltare il bianco della sua pelle lattea. Annie colse una margherita bianca con le piccole manine dalle lunghe dita affusolate e se la portò al piccolo nasino all'insù in modo da annusarne il debole odore, poi lo mise delicatamente dietro l'orecchietta simile a quella d'un elfo. Annie non avrebbe dovuto essere lì, ne era pienamente consapevole: avrebbe dovuto tornare di corsa a casa prima che sua madre venisse a scoprire che non era fra le mura della sua stanza, ma quel giorno non le andava di respirare la puzza di alcool e di cibo avariato. A pensarci bene che lo venisse a scoprire o meno non le importava: Chantal Bourmount era un'ubriacona ed una prostituta da quando quel farabutto di suo padre, Gaston Roux, era scappato con una di 26 anni più giovani di lui che l'aveva adescato per i suoi soldi. Da allora la vita di Annie era precipitata in un vortice d'oscurità. Non si ricordava molto del padre, quando abbandonò lei e la madre aveva solo 8 anni e da allora aveva dovuto per necessità imparare a cavarsela da sola perché Chantal, distrutta dal dolore, si dimenticò della figlia giorno dopo giorno ed iniziò ad odiarla perché, nei suoi occhi, ci vedeva quelli di lui. In compenso di Gaston, Annie sapeva solo che quando se ne andò aveva 45 anni e un buono stipendio da avvocato, mentre la sua amante, Porfidia Ivanov, era una giovane 19enne col sogno di divenire una famosa modella e a parere suo, un parere che teneva gelosamente custodito nella sua mente per non far adirare ancora di più la madre, Porfidia ne avrebbe avuto tutto il potenziale: era alta, slanciata, gambe magre e un gran bel fondoschiena. Aveva braccia fini ed eleganti, un portamento da signora e un seno assai prosperoso, per non citare in giudizio poi, il viso dai lineamenti duri e gli scuri capelli lunghi e fluenti. L'unico suo difetto fisico, pensò però lei, erano i piccoli occhi chiari, affilati come lame, simili a quelli di un furetto e completamente sproporzionati con la sua figura immensa. Nonostante questo piccolo difetto, però, quella ragazza mezza russa e mezza messicana sapeva fin troppo bene di essere bella, così a causa della necessità di soldi, non aveva esitato ad usare il suo fascino su Gaston: un uomo piccolo e dalle spalle larghe, con una folta barba e i radi capelli che col tempo, si presumeva, gli avrebbero formato un buco in piena fronte. Gaston era stato bello, da giovane, ma ormai non era più il bell'uomo dalla chioma fluente e gli addominali scolpiti che avrebbe fatto cadere ai suoi piedi ogni donna e che oggi erano rimpiazzati dal cosiddetto "addome da birra". Anche il viso col tempo era invecchiato in fretta: grosse borse gli circondavano i grandi occhi scuri, il naso era grosso e leggermente storto, la pelle delle guance moscia e cadente verso il basso. Non era bello, ma aveva comunque un qualcosa di affascinante destinato però a morire andando avanti negli anni. Però guadagnava un occhio della testa e, se per farsi aiutare economicamente da un uomo con una famiglia e anche un po' brutto avrebbe semplicemente dovuto fingere di amarlo e andarci a letto ogni sera, ben venga. Di sicuro a lei non dispiaceva fare sesso, chiunque fosse la persona che avesse avuto di fronte sarebbe andata bene per quel compito. Porfidia era una vera arpìa e in questo, solo in questo, era d'accordo con la madre. Chantal era molto più simile d'aspetto alla figlia rispetto al padre: era di bassa statura, magra e con un fondoschiena molto più grosso rispetto al seno. Le somiglianze finivano lì. Per il resto aveva un viso un po' allungato, capelli corti fino alle spalle di un'orribile biondo cenere che lentamente sarebbe stato sostituito dal bianco a causa della vecchiaia. La pelle del viso era moscia, le guance scavate, gli occhi incavati erano perennemente gonfi e circondati di scuro. Le labbra fini e pallide erano curvate verso il basso e le unghie delle dita lunghe e sottili erano ormai quasi inesistenti per tanto se le sgranocchiava. Sua madre aveva costantemente una bottiglia di Gin da quattro soldi fra le mani, oppure uno spinello fra l'indice e il medio. A volte però alla figlia capitava di vedere nella stanza o nel soggiorno bustine con al loro interno crack oppure cocaina e sospettava che Chantal facesse uso anche di ecstasy. Come mai non fosse ancora morta era un mistero per la giovane Roux. Quel giorno era il suo diciannovesimo compleanno e Annabel si domandava cosa ci facesse ancora in quel posto. Cosa la tenesse ancora legata lì. Sua madre di certo no, e allora perché non se ne andava? Aveva finito la scuola da un anno e lavorava ad uno schifoso pub ogni sera costretta a sopportare gli uomini che le palpavano il sedere mentre passava per portare gli alcolici al tavolo di pervertiti d'ogni genere e se sua madre la vedeva fare un qualche tipo di mestiere in casa come spazzare o sistemare senza che lei le avesse dato il permesso, oppure la vedeva uscire di casa fuori dall'orario del suo lavoro, le sputava addosso e le lanciava qualsiasi cosa le capitasse sotto mano: bicchieri, libri, stoviglie, bottiglie di alcool ancora mezze piene, cuscini, scarpe col tacco vertiginoso, ciabatte...
"Mi fa pena" pensò lei "ecco perché rimango, sono l'unica cosa che ha anche se non mi ama"
Annabel scosse la testa e si incamminò controcorrente seguendo il fiume finchè non giunse ad una piccola cascata che scendeva verso di lei di 2 o 3 metri. Si avvicinò alla sponda e si sporse il più possibile in modo che la sua mano fosse investita dal getto d'acqua congelata e si lasciò cullare da quella sensazione e dal profumo di umidità, muschio, salici piangenti, pioppi e margherite. Sbattè le palpebre e alzò lo sguardo al cielo, un aereo lasciò una striscia bianca che divise il cielo a metà e in quel momento Annie fece una scelta. << E va bene, mamma>> disse, consapevole che lei non fosse lì a sentirla <<troverò un'altro lavoro e tu dovrai cavartela da sola. Continua pure ad essere strafatta ogni maledetto secondo e a far venire una decina di uomini diversi a casa ogni cavolo di giorno. Continua a fare la prostituta sballata. Io me ne vado>> Annabel ritirò la mano e se l'asciugò sulla canotta bianca prima di incamminarsi verso casa per valutare su internet le migliori offerte di lavoro lontano da lì.
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All destroyed
General FictionUn'infanzia complicata e un presente che non si augurerebbe al proprio peggior nemico. Annabel Roux, per gli amici Annie, vive un'esistenza succube della madre, alcolista tossicodipendente che per vivere, dopo la fuga del marito, fa la prostituta. L...