Un brontolio percorse lo scafo di Roxanne, sfolgorando dalla prua al castello di poppa. Le due vele di fiancata scandirono robusti spasmi di tela tesa dal vento, ingrossandosi come tende battute da un fortunale di mezza estate.
Benché screpolato dalla spuma, il riflesso della nave si delineò tra le onde. Akas si sporse oltre il parapetto di dritta, stringendosi alla cordata di sicurezza. Gettò il proprio sguardo alla distesa azzurra e uno stormo di pennuti a quattro ali, bianchi e azzurri, le sfrecciò davanti. Più di venti, gli uccelli calarono sulla schiumosa cresta d'una delle onde e risalirono in volata, stringendo nei propri becchi un gran numero di pesci rossi e viola che si dibattevano.
Roxanne sussultò. Il fasciame le apparve traditore e unto sotto le piante degli stivali e si aggrappò anche con l'altra mano, impuntandosi per non scivolare. La prua della nave s'alzò per incontrare la linea d'orizzonte, spingendo da basso per pareggiare.
«Non mi ci abituerò mai...» mormorò Akas, rivolta a nessuno in particolare. Due marinai, impegnati a strattonare una delle tantissime corde pendule dal primo albero, stavano ridacchiando di gusto. Di lei, non aveva dubbi.
«Non ditemi che non vi è mai successo!» li sfidò, lasciando andare la destra. «Coraggio, grand'uomini.»
Il più basso tra i due scosse la testa, mentre il suo compare, a cui mancavano tre denti, continuò a sogghignare tra una tirata e l'altra. «Io sono nato su una nave come questa, 'scura» disse Basso. «Mai avuto le vertigini, io! Lo giuro sulla Signora.»
Non era in vena di credergli. «Sì, come no.»
Il loro arrivo in picchiata, cominciato laddove il cielo era freddo come la neve, si era assestato nel corso degli ultimi duecento metri, adagiandosi in una discesa che soltanto ora andava incontro alle onde. Imbardando per correggere la spinta delle correnti, il vascello aveva perduto molta dell'iniziale velocità. Impigriti dalla ridotta attività, i due grandi fumaioli di mezzanave soffiavano bianchi rigagnoli.
Basso diede un bello strattone alla corda, poi si portò oltre Sdentato per assicurarla ad una staffa di ferro brunito, subito schiaffata sul ponte e bloccata da un morsetto dentellato.
«Non ti crederei nemmeno se tu giurassi sulla Vedetta dell'Alba.»
«Oi!» sbottò Sdentato, passando ad una nuova corda con il compagno. «Non gli starai dando del bugiardo sotto agli occhi della Signora, spero!»
«Te l'ho detto che quelli della sua risma sono tutti miscredenti o eretici» borbottò Basso, scuotendo la testa. «Il sole gli frigge il cervello, ecco cosa.»
Akas li lasciò perdere e si voltò alla prua.
Il litorale occidentale di Olympiòs colorava l'orizzonte, descrivendo un profilo di colli che declinavano in lunghe spiagge di sabbia dorata. Ogni tanto, un promontorio di roccia aspra le spezzava, ombreggiando appuntite distese di scogli neri. Spostata a nord-est, l'abbraccio portuale della città spaziava con ampio respiro, ai piedi della salita che portava all'acropoli e i suoi torrioni di corallo bianco, azzurro e rosso.
Secondo le parole di Jansen, erano state le thalassoneiridi a realizzarli. Se era vero, voleva dire che le avrebbe viste una volta fatto l'attracco? Sarebbe stata la prima volta.
«Ogni volta che la vedo mi si scalda proprio il cuore.» Valtar appoggiò le manopole sulla balaustra. «Quante memorie!»
«Ma non ha senso.» osservò Akas, adocchiando l'armatura parlante. Strinse i propri occhi scuri e schioccò la lingua, sentendo il sapore del sale di mare sulle labbra. L'elmo s'inclinò a squadrarla, offrendole una celata vuota. «Tu non hai un cuore.»
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Il Mare delle Nuvole
FantasyJansen Golthenver, capitano della nave volante Roxanne, è l'uomo che fa al caso vostro. Per il giusto prezzo, infatti, lui e la sua ciurma esaudiranno i vostri desideri, impegnandosi ad esaurire le richieste fino all'ultima virgola. Ma state attenti...