II

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Il beccheggio della nave le rullò addosso. Le acque salate schiaffeggiarono le fiancate della Roxanne, levandosi sopra al profilo delle vele laterali. Il timbro del legno così picchiato s'issò, tutto tremebondo, sul borbottio sputato dai fumaioli di mezzanave.

Ilìl Sol, perché non smetteva?! La prua s'inclinò in avanti, trainata dallo sgancio delle ancore, abbassandosi d'almeno un paio di metri. Risalì con un sobbalzo, portando in alto una cresta di vivace spuma traforata dalla luce del giorno. Le gocce s'abbatterono sulla balaustra, sciamando verso le toppe ghierate aperte sulla sottocoperta.

«Attenti da poppa!» gridò la vedetta in coffa, piantandosi le mani a cono davanti alla bocca. Sopra alla sua testa sbatteva, animato da un vento temperato che sapeva di sale, il drappo rettangolare a quattro colori che rappresentava la patria di Jansen.

Il suo schiocco riverberò sul ponte, senza disturbare l'andirivieni dell'equipaggio. Come facevano a mantenere tanta tranquillità con quei rumori tra i piedi?

Il vento gonfiò il ventre della bandiera, spingendola in avanti al profilo delle vele dell'albero maestro. Il suo lato alto cominciava con uno strale rosso che soprastava un uguale orizzonte tinto d'un impallidito color arancia. Entrambi dominavano un lembo di cielo bianco, sotto al quale si estendeva un mare azzurro punto da una cintura di sei stelle circolari d'argento.

Un tremore attraverso il respiro della nave, rimbeccando in aria un pesante stridere di catene. Aggrappandosi alla balaustra, Akas si sporse per vedere meglio; un rigagnolo di grandi anelli di ferro scorreva da un piolo incontro all'acqua, grattando la pelle del ponte. Due tonfi salirono dall'acqua al cielo, in mezzo agli schiocchi che si allungavano dalle vele. L'avviso che le ancore di poppa erano state gettate scese dalla coffa, urlato come l'avviso d'un momento prima.

«Non sono musica per le tue orecchie? Adoro i suoi sospiri.» Strofinandosi le mani, Jansen le fece cenno di seguirlo a terra.

«Sospiri?»

Il capitano assestò un pugno alla balaustra. Ritrasse la mano e poi l'appoggiò sul legno, mentre un sogghigno soddisfatto gli accendeva il viso. «Sì. Questi.» Allargò le braccia. «I suoni che la brava Roxanne fa quando attracca bene.»

Li chiamava in quel modo. Le Grandi Golanm-Armature, assopite sotto gli archi dei loro santuari nelle sale della Mardukaì'l, stormivano in modo simile e nessuna Luce Superiore, nemmeno la più folle e ardita di tutto il credo, avrebbe detto che non c'era alcunché da temere da quei suoni.

«Allora com'è quando urla?»

Il sorrisetto di Jansen s'incrinò, facendogli mostrare un accenno dei suoi denti. «Porta male fare domande del genere, Sol-Vedetta.»

«Non lo sapevo.» E perché mai? A differenza delle Golanm-Armature, la nave non poteva sentirli. «Ecco un'altra delle vostre superstizioni da marinai.»

«Anche questo bada a non dirlo a voce troppo alta.» Le diede le spalle, scendendo lungo la passerella attaccata al molo. «Ricordati che ad una nave come la mia non piacciono certi discorsi!»

Perché? Che cosa c'era da temere da quel tremebondo ammasso di ferro, legname, sartiame e fumaioli? Non aveva un'anima, né un suo io. Come faceva ad offendersi, se era solo un oggetto inanimato?

Stringendo la tracolla della heliona, abbarbicandosi al corrimano della passerella di sbarco con la destra, Akas riuscì a fare un passo. Un trionfo tutto da celebrare, per piccolo che potesse apparire rispetto ai suoi compagni di viaggio.

La passerella svirgolò. Si stava per rompere? A destra così come a sinistra, le acque del bacino stormirono, sprizzando note di spuma contro le fiancate del molo.

Il Mare delle NuvoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora