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"Imprigionato nella monotonia, continuo a pensare ai momenti che non ho vissuto, alle parole che non ti ho mai detto, ai sentimenti che non ho ancora lasciato andare."

Yoongi si trovava a casa di Namjoon dopo anni. Per sua fortuna non aveva incontrato Seokjin, il ragazzo del suo ex migliore amico. Non aveva la forza di affrontare anche quel scenario.

Era stata troppo strana la conversazione tra lui e Namjoon qualche giorno prima. Yoongi, a venticinque anni - amava ripetere a se stesso di aver compiuto un quarto di secolo -, aveva paura di un ventiquattrenne dal cuore dal sapore di caramello. Lo aveva chiamato nel cuore della notte, senza salutarlo o chiedergli come stava. No, lui era andato dritto al punto: "ritorno a Daegu, tra due giorni" aveva detto tutto d'un fiato. E poi, come si aspettava, aveva sentito il fiato di Namjoon che si mozzava dopo quella notizia. "Avrei bisogno di un posto dove stare" aveva aggiunto allora Yoongi, quasi disperato. "Ho un ragazzo, ora" aveva risposto Namjoon con pacatezza. "Non è ciò che ti ho chiesto, Nam. Voglio solo un posto dove dormire la notte" aveva esclamato seccato Yoongi, come se qualcuno lo avesse punto con un spillo sul sedere. "Ci sarà sempre posto per te, a casa mia" aveva terminato la chiamata Namjoon, con un tono di voce che rievocava un passato ormai rimpianto.

Ed ora Yoongi, grazie a quella strana chiamata, aveva trovato un posto dove stare. Per distrarsi da pensieri inutili, si guardò attorno. In ogni angolo della stanza i ricordi si erano attaccati agli oggetti: il colore cangiante del mare, i pezzi di carta, le bucce di arancia e le foglie trascinate dal vento.

- Sei sempre disordinato - puntualizzò Yoongi, osservando con la coda dell'occhio il ragazzo più alto che si affaccendava a raccogliere i vestiti sparsi a terra. Ancora faticava a crederci di essere a casa di Namjoon. Non dopo tutto quello che era successo. Non dopo tutto quello che lui aveva fatto. O meglio, non fatto.

- Quando c'eri tu con me, non ne avevo di questi problemi - disse Namjoon con un'alzata di spalle.

Yoongi rimase in silenzio per un po'. Si alzò dal divano in cui si era seduto e raggiunse l'angolo opposto della stanza. Con dita tremanti tracciò il contorno di un graffio sullo stipite della porta. Chiuse gli occhi, esalando un lungo respiro. Lo sentiva così vivido ora. Quel dolore al petto che sembrava mangiarlo dentro.

Si voltò di scatto, trovandosi davanti le tende di mussola che volteggiavano leggiadre al vento, mentre il sole stava tramontando. Con la testa che gli doleva per la spossatezza e abbagliato dalle violente tonalità rosse e viola del cielo della sera, Yoongi camminò sulle assi di legno del pavimento e andò alla finestra per scostare le tende. Fece un profondo respiro e guardò fuori. Era il suo primo tramonto nel suo vecchio mondo e, sbattendo le palpebre a causa dell'estremo chiarore, udì una raffica di ronzii, fischi e cinguettii che lo fece vacillare.

Fece un profondo respiro, come se così facendo potesse assorbire ogni particella della bellezza che aveva davanti agli occhi: i fiori profumati di Biancospino, il brivido di quella vista, il verde brillante di quegli arbusti spinosi, il cinguettio degli uccelli. Era tutto inebriante. Non c'era nulla di fermo, e l'aria ronzava, in continuo movimento.

Il suono della vita.

In quel momento Yoongi desiderò di ammalarsi di apatia. E' una malattia comoda, disse a se stesso con convinzione. Smetterei di pensare, di provare emozioni, di interessarmi alle cose: non mi appassionerei o crederei in qualcosa che non sia la mia piccola, dannata, comoda mediocrità.

- Ti va di mangiare dei noodles? -.

Yoongi guardò per un attimo confuso Namjoon entrare in camera e cadere sul letto a gambe aperte. - Per me è indifferente -.

- Sei diventato trasparente, lo sai - commentò Namjoon con rimprovero.

Yoongi, rabbrividendo alla prospettiva di diventare oggetto della sua pietà, si rendeva conto di dover trovare da solo un modo per risolvere la situazione. - È il nero che mi smagra -. Drizzò le spalle e, sebbene ciò lo rattristasse, decise che non ci avrebbe pensato, almeno non nell'immediato. - Spero che questo fantomatico Seokjin sappia cucinare, altrimenti morirete tutti e due di fame -.

- Che tu ci creda o no, Jin-hyung è un pasticcere - disse Namjoon, abbassando lo sguardo. - È bravo a cucinare -.

- Lo spero per lui, altrimenti che pasticcere sarebbe - commentò sarcastico Yoongi.

[...]

Seduti uno accanto all'altro, i due ragazzi mangiavano in silenzio. Yoongi azzardò dopo un po' a guardare il padrone di casa.

Una ciocca di capelli gli si era rizzata sulla fronte, un chiaro segno che Namjoon ci aveva infilato le dita. Yoongi sapeva che era una cosa che il ragazzo faceva quando si sentiva a disagio. Quel ciuffo lo faceva sembrare più giovane e attraente.

Seduti uno accanto all'altro, Yoongi percepì all'improvviso il calore del corpo di Namjoon. Nonostante il dolore alla testa, sentì quel formicolio familiare e alzò una mano per toccare la fossetta del suo amico.

Non appena accarezzò la guancia di Namjoon, quest'ultimo smise di mangiare, così Yoongi alzò la mano libera, e in un bellissimo e struggente momento, le sue dita delicate gli sfiorarono il volto. Sarebbe stato il momento giusto per piangere.

Quando Yoongi tracciò il contorno della sua bocca con un dito, Namjoon sentì i muscoli sciogliersi. Poi però accadde qualcosa di strano. Yoongi trattenne il respiro e si irrigidì, un barlume sinistro gli apparve negli occhi. Namjoon gli sfiorò la guancia con l'intenzione di scacciarlo, ma lui lo fissò – quasi lo trapassò con lo sguardo – come se non sapesse chi fosse.

Dopo un attimo, Yoongi deglutì in fretta, si alzò e se ne andò. Una volta all'interno della camera da letto, si appoggiò alla porta per riprendere fiato. Profondamente amareggiato dall'improvviso abbandono, chiuse gli occhi e lasciò che una cupa sensazione di solitudine si impadronisse di lui. Ormai svanito era anche il sogno di credere che tutto potesse tornare come prima. Ma che diavolo gli era preso?

Desiderò sentire le braccia di Namjoon attorno a sé, mentre veniva invaso da una forte nostalgia di casa. Suo padre gli avrebbe dato un colpetto sulla mano e gli avrebbe detto: "testa alta, sempre"; sua madre, invece, gli avrebbe lanciato un'occhiata piena di dispiacere e gli avrebbe preparato una tazza di cioccolata. Namnjoon avrebbe cercato di assumere un'espressione severa senza riuscirci, dicendogli  semplicemente di farsi forza perché non era mai stato bravo con i sentimenti.

In fin dei conti gli era mancato il suo ex ragazzo. Yoongi non poteva negarlo a se stesso.

Namjoon rimaneva pur sempre il suo primo amore.

Ogni tanto mi torni in mente, mi torna in mente il tuo sorriso, le tue labbra, il tuo profumo, i tuoi occhi, le tue carezze. Ancora oggi mi giro molto spesso per vedere se sei dietro di me a tenermi d'occhio, ma non ci sei. Ogni tanto ti penso..
E dai miei occhi scendono le lacrime.

Y.

Fiori di Biancospino • YoonseokDove le storie prendono vita. Scoprilo ora