3 Bisessualità nel mondo antico.

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3.1 Preistoria

Parliamo qui delle primissime scoperte ed esperienze dell'essere umano, e quindi come possiamo non introdurre i primi comportamenti sessuali? Il sesso che era prettamente animalesco comincia a prendere forma con il cambiare e l'evolversi del corpo. Cambiano le posizioni, cambia la peluria ed il modo di provare piacere. Si inizia a capire come venivano concepiti i cuccioletti, dato che la scarsa conoscenza non aveva mai portato a questa deduzione, e quindi si iniziò a vedere il mondo del sesso con un occhio diverso. Comunque le condizioni ostili del tempo, la vita nelle caverne, il buio, l'istinto e la convivenza di più esemplari nello stesso gruppo portava a conseguenze come la poligamia, l'incesto, la bisessualità e l'omosessualità. Parliamo di cervelli semplici, di ragionamenti e modi di fare semplici, guidati dall'istinto più puro di sempre eppure troviamo appunto la bisessualità, che in questo caso non è moda, tendenza o influenza sociale.

3.2 Le prime restrizioni sul sesso.

Con l'evolversi del pensiero molte cose iniziarono a cambiare, si affacciò la morale, la coscienza, il proibito, il pregiudizio, il giusto e lo scorretto. La cultura babilonese infatti pose dei limiti al sesso con delle vere e proprie leggi. Il matrimonio doveva essere monogamo, o come minimo la prima moglie doveva prevalere sulle altre assolutamente. L'aborto, i delitti sessuali, l'incesto, l'adulterio, la bisessualità e l'omosessualità erano perseguibili anche con la pena di morte. Il sesso doveva modificarsi e contenersi con appropriate forme.

3.3 Il sesso in Egitto.

L' Egitto ci ha lasciato numerosi reperti sul sesso.

L'incesto, la necrofilia e i rapporti omosessuali non erano visti malissimo.

L'incesto, il rapporto tra consanguinei ,era prediletto perché interpretato come un legame perfetto; la necrofilia era quotidianamente praticata sulle numerose salme da imbalsamare, infatti alcuni dipinti ritraggono (molto probabilmente) parenti dei defunti preoccupati per la profanazione dei cadaveri; ed infine le prime fonti sull'omosessualità appartengono proprio a questo popolo, la prima storia di una coppia omosessuale, Khnumhotep e Niankhkhnum, due ragazzi che vissero intorno al 2400 a.C..

Un dipinto li raffigura mentre si baciano sul naso, la più intima forma e posizione d'amore egiziana. Questa "apertura" verso il mondo del sesso, ci fa intendere che anche la bisessualità era viva e presente in quel determinato momento storico. 

Una piccola curiosità sulle usanze egiziane? 

Il faraone aveva il compito di rendere un campo, sofferente, più fertile, grazie al proprio sperma. Esatto, si credeva che attraverso la masturbazione e lo sparpagliamento del "seme" sul terreno, questo diventasse più fecondo, proprio come la donna. 

La popolazione in questione teneva particolarmente anche all'igiene personale. per evitare i "rischi" del sesso, venivano utilizzate vesciche di animali come profilattici, ed in più si praticava la circoncisione per tenere sempre "pulito" il membro. 

La Ri-evoluzione sessuale viene segnata in quest'epoca.

3.4 La Grecia e Roma.

Sia nella società greca che in quella romana il fatto di provare attrazione per le persone dello stesso sesso non era considerato deplorevole ma, al contrario di quanto è stato talvolta sostenuto, questo non significava affatto una piena accettazione dell'omosessualità o l'esistenza di una sessualità libera. Nel mondo antico, ove una potenza demografica significava anche una potenza militare e quindi politica, relazioni fra persone dello stesso sesso potevano essere accettate solo all'interno di un comportamento bisessuale. Ovvero, per quanto di per sé non vi fosse nulla di condannabile nell'attrazione verso persone dello stesso sesso, ciò poteva realizzarsi solo dopo che un cittadino adulto, sia greco che romano, avesse assolto ai doveri nei confronti dello stato. Fra questi ovviamente figuravano al primo posto unirsi in matrimonio, generare figli e rispettare le leggi e convenzioni sociali sulla famiglia, considerata pilastro della società. Qualsiasi comportamento che minasse questo principio era assolutamente condannato. Ulteriori limitazioni derivavano poi dalle convenzioni o dalle leggi che regolavano i rapporti sessuali con persone dello stesso sesso. Sulle modalità con cui tale rapporto poteva realizzarsi, sia il mondo greco che quello romano differivano profondamente. Anzi, anche nel corso della storia greca tali modalità cambiarono notevolmente. È necessario comunque premettere che le informazioni storiche di cui disponiamo oggi, riguardano quasi esclusivamente la bisessualità maschile.

La bisessualità femminile in Grecia, era sicuramente praticata e meno soggetta a regolamentazioni. Ciò a causa del ruolo sociale assolutamente subalterno che la cultura dominante assegnava alla donna. Proprio a causa della marginalizzazione sociale della donna greca, almeno per quanto riguarda la sfera pubblica, è possibile affermare che con Saffo finisce la tradizione letteraria dell'amore fra donne. Dopo di lei non rimarranno tracce evidenti nella cultura tramandata e si sa quindi ben poco sull'argomento.

Il primo modello di relazione bisessuale tramandatoci, è quello manifestato dagli eroi omerici, esempio di  Achille e Patroclo.

Il naturale percorso riproduttivo e i futuri discepoli non sarebbero venuti al mondo, era questo ciò che si rimproverava agli omosessuali o ai bisessuali. D'altro canto si deve osservare come i legami di tipo bisessuale, fra guerrieri, fossero comuni anche presso altre culture come quella celtica. Un quadro meglio conosciuto è quello della Grecia cittadina, che risulta invece del tutto differente. Un uomo, oltre che con le donne, può avere delle relazioni omosessuali ma solo ed esclusivamente sotto forma di pederastia, cioè una relazione di un adulto con un prepubere o un adolescente, secondo regole e ruoli codificati e ineludibili.

Non si tratta certamente di una relazione alla pari, di fatto al pais (fanciullo) è assegnato il ruolo passivo. Esso viene scelto con precise limitazioni di età, ad Atene era un fanciullo fra 12 e i 17 anni. Non solo era vietato scegliere un bambino di età inferiore ma anche continuare nel ruolo passivo oltre i 17 anni era ritenuto inaccettabile. Allo spuntare dei primi peli della barba sulle guance, i ragazzi potevano dichiararsi attivi. Probabilmente si voleva evitare una femminilizzazione dell'adolescente che avrebbe potuto prodursi non mettendo limiti temporali alla fine della relazione omofila. All'interno di tali regole la relazione non solo è tollerata ma diviene socialmente apprezzabile in quanto ritenuta formativa ed educativa per l'adolescente. Oltre l'adolescenza era possibile ricoprire solo un ruolo attivo, quindi avere relazioni eterosessuali adulte e con altri fanciulli, secondo le regole di cui sopra. L'omosessualità esclusiva era socialmente biasimata quando si esercitava il ruolo attivo o, addirittura, punita per un adulto che accettasse il ruolo passivo.

A Sparta, una legge molto antica, ordinava che tutti gli uomini adulti avessero una relazione con un adolescente, fino a che quest'ultimo non si fosse sposato e avesse avuto dei figli. Gli Spartani pensavano che le relazioni, sia affettive che sessuali, tra uomini adulti e ragazzi, avrebbero rafforzato la lealtà in combattimento e favorito i comportamenti coraggiosi da parte di coloro che volevano fare buona impressione nei confronti dei propri amati. Quando i giovani soldati raggiungevano la maturità, la relazione sarebbe dovuta diventare prettamente affettiva, ma non è chiaro quanto frequentemente ciò avvenisse. Alcuni giovani erano infatti accusati di continuare la relazione con il proprio partner anche durante l'età adulta.

Il contesto romano è del tutto differente. La massima virtù era la virilità che era però intesa anche, se non principalmente, come sottomissione sessuale. Era pertanto applicabile solo ai soggetti considerati all'epoca "inferiori", alla donna, moglie, concubina o prostituta che fosse, ed in generale a chi si trovasse in situazione di schiavitù indipendentemente dal sesso. Viceversa era del tutto esclusa la possibilità, per un cittadino romano libero, di avere un ruolo passivo. Sarebbe stata una stridente contraddizione con l'ideologia del civis romanus quale dominatore assoluto. Non avendo quindi nessuna valenza educativa, ma anzi essendo una dimostrazione di predominio, non poteva avere senso una relazione pederasta come quella greca, almeno verso un fanciullo libero. Al contrario, fin dalla più tenera infanzia il romano era educato a sottomettere gli altri, anche sessualmente, e a non piegarsi mai. La passività sessuale non poteva essere tollerata, neppure temporaneamente come nel modello ellenico.

L'elemento unificante che consente di affermare che, tanto quella greca che quella romana, furono culture bisessuali, è il fatto che l'opposizione nei confronti dei comportamenti sessuali non fu mai, principalmente, fra eterosessualità ed omosessualità ma fra attività e passività sessuale. Questo concetto rappresenta una sostanziale differenza rispetto alle successive società occidentali, fra cui quella attuale. Progressivamente, anche a causa dell'affermarsi del cristianesimo, la repressione di ogni comportamento tendente all'omosessualità sarà sempre più intensa.

Ovviamente subito dopo quest'epoca si affaccia il Medioevo e la Chiesa; un arrivo del genere pone fine ed elimina tutti i comportamenti ripudiati assolutamente da quest'ultima e vengono revisionate tutte le leggi sul sesso e sui rapporti. Si fa avanti il senso del pudore, la vergogna e la chiusura nei confronti di questo mondo. Addirittura l'imposizione della chiesa abolisce alcune posizioni sessuali giudicate non adatte per la riproduzione dell'essere umano. 

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