Prologo

300 22 10
                                    

La prima volta che mi innamorai fu semplice. Facile come sorridere. Caldo,come amare la propria madre. Istintivo, come far battere il proprio cuore. Non avevo mai fatto nulla, prima, di così ovvio, nemmeno respirare. Nacque da solo, era la cosa più naturale del mondo. Amare il mio salvatore. Il mio eroe. Colui che mi aveva strappato dalle fiamme dell'Inferno. Le farfalle che mi sentivo nello stomaco non erano complicate. Sapevo perfettamente per chi erano. E sapevo perfettamente che con un solo contatto di pelle potevano trasformarsi in fuochi d'artificio nella mia testa. In un'esplosione d'amore paradisiaco. La sua mano sembrava fatta apposta per intrecciarsi alla mia. Le sue braccia, fatte apposta per contenermi. Le nostre labbra erano due pezzi di un puzzle, che si incastravano perfettamente. Le nostre lingue sembravano fatte apposta per giocare insieme, come se non avessero mai fatto altro. I nostri cuori, non me n'ero mai accorta prima, erano solo metà. Insieme formavamo un vero cuore, due pezzi di un'unica anima. E lui era tutto quello per cui vivevo.

La seconda volta che mi innamorai, invece, fu la cosa più complicata che avessi mai fatto. Io ero di nuovo io, ma lui non era più lui. Il suo cuore ricordava quello che il suo cervello non sapeva, e così si allargò fino a diventare di nuovo intero, mentre il mio si sgretolava fino a sparire del tutto. Le nostre due perfette parti di anima non esistevano più. Eravamo così egoisti che ne avevamo volute una ciascuno. E nonostante sapessi con ogni mia cellula di amarlo, non bastava. Le farfalle pungevano, e non sapevo più che farmene. Un uragano mi esplose nella testa, quando lui mi guardò per la prima volta di nuovo. Come se non potesse credere che lo avessi tradito come avevo fatto. Il mio sguardo lo supplicava di perdonarmi, ma non sapevo quale fosse il mio peccato. Nessuno dei due se lo ricordava più. Ma io avevo un debito da saldare. E toccò a me soffrire. Soffrire come avevo meritato, anche se non lo ricordavo. Lui mi vedeva, mi amava, ma non mi voleva perché era quella la mia colpa. Anche lui aveva un debito. E lo ripagava amandomi. Ero tutto per lui, viveva per me. Io, invece, morivo per lui.

Il debito della stregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora