Capitolo uno.

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La strada deserta si stende per miglia davanti al vecchio Autogrill: le pareti rosse sono incrostate di sporco e qualche tegola del tetto è stata rimpiazzata da pezzi di lamiera. La periferia di Manchester ormai è lontana, ha ceduto il posto ai campi, a una distesa di terra che pare infinita. Gli occhi vacui di una ragazza ammirano il paesaggio dal vetro opaco del bar: sul tavolino davanti a lei una tazza vuota di caffè e un libro aperto, le pagine consumate. Si stringe il maglione intorno alle spalle, mentre uno spiffero d'aria che arriva dalla porta aperta di scatto le muove i capelli. Gli occhi rimangono sospesi nel vuoto ancora per qualche attimo prima di scivolare scaltri verso l'entrata, cogliendo un movimento. Fermo davanti alla porta d'ingresso c'è un ragazzo, vestito totalmente di nero: è magro, alto forse quanto lei, con due occhi scuri e la pelle chiara. Un ciuffo nero tirato all'indietro lascia intravedere una zona di capelli rasati. Tiene in mano un paio di chiavi che si infila nella tasca posteriore dei jeans sgualciti. Lentamente si avvia verso la cassa. La ragazza lo segue con lo sguardo: non sembra che lui abbia notato la sua presenza tra tutta la gente presente nel locale. Alcuni camionisti parlano con voce sommessa intorno ad un tavolo, approfittando della pausa di metà mattina per ascoltare qualcosa che non sia il borbottio continuo della radio; ci sono quattro o cinque famiglie confusionarie che ordinano brioches, succhi di frutta e "un caffè macchiato caldo, per favore!" Due grandi gruppi vacanza, composti prevalentemente da anziani, attrezzati di impermeabili dai colori sgargianti e parasole a pois. Tra quel miscuglio eterogeneo di persone, la ragazza non si stupisce del fatto che passi inosservata. Il ragazzo ha ordinato, con lo scontrino in mano aspetta paziente il suo turno, lasciando il tempo a una madre alquanto agitata di rincorrere il figlio più piccolo intorno a un tavolo prima di riuscire a ritirare il suo cappuccino. La ragazza distoglie velocemente lo sguardo che si appoggia sul libro, rimasto aperto sulla stessa pagina per una buona mezz'ora quella mattina. Senza mettere un segnalibro, senza piegare l'angolo della pagine per mantenere il segno, lo richiude con una mano e lo infila in una borsa di cuoio con la tracolla. Raccoglie uno zaino dal pavimento e si avvia verso una scala che conduce ai bagni. Apre la pesante porta, trovando una fila consistente di persone. La ignora e si avvia verso il grande specchio che percorre tutta la prete sopra ai lavandini. Si lava le mani e con espressione distratta osserva il proprio riflesso: un viso dai contorni definiti, ammorbidito dai capelli chiari che le scivolano fin sotto al mento, più corti vicino alla zona posteriore del collo, scoprono un centimetro o due di capelli rasati. Gli occhi verdi e scuri si ispezionano senza interesse, soffermandosi sulle labbra rosee e sul sorriso celato al di sotto. Si asciuga le mani sui jeans strappati e si stringe i lacci delle scarpe. Risale la scala e fa il giro obbligatorio tra pacchetti di patatine, pupazzi e vecchi CD che porta all'uscita. Afferra al volo un paio di occhiali da sole di plastica nera, i più economici del ripiano. Paga velocemente e scivola fuori, all'aperto. L'aria fresca di fine agosto la avvolge. Si incammina verso il parcheggio e si apposta su una panchina malamente avvitata dentro ad un piccolo spiazzo verde. Tira nuovamente fuori il libro e si infila gli occhiali da sole dopo aver staccato il cartellino. Stende le gambe e si osserva le punte delle scarpe, finché una voce sommessa non la riporta alla realtà:

- Deve essere interessante. -

Si gira di scatto verso il punto da dove proviene la voce. Il ragazzo con i capelli neri la sta osservando appoggiato ad un furgoncino, un Volkswagen T2 anni 70, bianco, molto hippie.

- Scusa? - risponde la ragazza.

- Il tuo libro. Deve essere interessante. - replica il ragazzo, l'accento di Manchester che sbuca fuori all'improvviso.

La ragazza lo osserva ancora un momento.

- Si, lo è. Forse non è la giornata giusta per leggerlo. - risponde mentre alza le spalle.

- Posso? -

Lei annuisce. Il ragazzo si avvicina, solleva il libro senza richiuderlo e comincia a leggere, in silenzio. Lei lo guarda, curiosa. Quando alza lo sguardo, riappoggia il libro sul tavolo di fronte alla panchina:

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