Il rumore sordo e continuo del motore che ronza culla Al come una ninnananna. Il paesaggio sfreccia veloce alla sua sinistra, una distesa di campagna che confina con il guard-rail della strada.
Sono stati fermi tutta la notte, dormendo rannicchiati sul divano; appena alzata Al ha ritrovato una brioche e un cappuccino appoggiati sul sedile del passeggero, e ripensandoci non riesce a trattenere un sorriso. Matty la guarda e ammicca.
La radio in sottofondo trasmette canzoni sconosciute, anche se Matty sembra conoscerle quasi tutte.
- Sembri un juke-box - sentenzia Al.
Una risata.
- Sono canzoni un po' troppo inascoltate secondo il mio parere, dei capolavori di geni incompresi che vengono fatte passare su queste stazioni piene di interferenze solo perché non si atteggiano da super star. - è la sua risposta.
- Come te insomma. - scherza lei.
Matty abbassa gli occhi e scuote la testa, i capelli riccioli che gli coprono la fronte, e poi di nuovo quel movimento, di scatto.
- Non mi ritengo uno scrittore di capolavori, un genio incompreso, quello sì. - ammicca di nuovo.
Al sorride. Un attimo di silenzio.
- Sai - esordisce Matty - certe persone non sanno quando non disturbare il silenzio. "Perché parli così forte?" mi viene da chiedere spesso. Quando uno comprende il silenzio, ha compreso anche la musica, non trovi? -
- Effettivamente, questa è una frase da genio incompreso. - risponde Al. Matty ride, mantenendo lo sguardo sulla strada.
- Matty - lui si gira per un attimo.
- Dimmi - risponde.
Al aspetta un altro momento.
- Come mai sei partito per questo viaggio? - chiede.
- E tu, Al, come mai sei partita per questo viaggio insieme ad un perfetto sconosciuto? È una cosa da irresponsabili, non pensi? - risponde.
- Matthew, non rigirare le domande. Ti ho chiesto il motivo per cui tu sei partito, ciò che ha spinto me lo so abbastanza bene, grazie. - ribatte.
- Oh be, se la mettiamo cosi... Vedi, Al, sto andando a recuperare tre amici, tre compagni. Sai, noi suonavamo, due anni fa. Noi quattro, e Michael. Michael era la voce, prima. L'anima di tutto il gruppo. Io mi limitavo a strimpellare la mia chitarra, George aveva la sua batteria, Adam chitarra e tastiere, Ross il basso. Eravamo bravi, c'era sintonia, giravamo per locali racimolando qualche soldo. La musica era buona, avevamo cominciato a lavorare su un EP, scrivevamo i nostri testi. Era magnifico. Ma, sai, non tutto è perfetto. Michael si ammalò. Si ammalò durante l'agosto di due anni fa. Cancro. Non ci fu molto da poter fare. La malattia se lo portò via. Ed era così pieno di vita, Mike. - una lacrima solitaria scende sulla guancia di Matty.
- Viveva, letteralmente, per la musica. E noi gli portammo la musica in ospedale. Riuscimmo per fino a suonare seduti a fianco del suo letto, che lo faceva sembrare così piccolo. Era forte Mike, era forte. Ma non ce la fece. Si spense una sera di metà settembre, mentre io ero seduto al suo fianco. Semplicemente, chiuse gli occhi e si addormentò. E cominciai a cantare per lui. La canzone che avevamo scritto, insieme. - si passa la manica della felpa sul viso.
- Io impazzii. Devo ammettere che probabilmente fu colpa mia se ci perdemmo, tutti quanti. Cominciai a girare con delle brutte compagnie, ebbi problemi, conobbi la droga e altre schifezze. Rabbrividisco se ci penso adesso. Si allontanarono, tutti gli altri. Ognuno di noi prese strade diverse. Non so in realtà spiegarti perché. Anziché cercare la forza l'uno nell'altro, ci siamo rinchiusi in noi stessi. Ci sembrava inconcepibile, non sarebbe più stato niente di sensato continuare. La musica, però, quella rimase. Non eravamo abbastanza forti per poter suonare insieme senza di lui, senza Mike. Sembrava impossibile.
Fu George che riuscì a risolvere tutto. George si presentò davanti alla mia porta, mi fece rinsavire. Era come se avessi dormito per quasi due anni interi. Suonammo insieme, per qualche giorno, letteralmente, suonammo e basta, mangiando pizza e take-away, nel mio appartamento lurido. E poi lui ripartì per la Scozia, dopo avermi strappato una promessa. Che li avrei riuniti, tutti quanti. Perché Mike avrebbe voluto così. -
Matty si zittì. Al non disse niente.
- Capisci ora perché sono partito, Al? Devo rimettere a posto la mia vita. Devo ritrovare gli altri. Devo farlo per Mike. -
- Accosta. - sussurra lei.
- Come? - dice Matty.
- Accosta. - ripete Al.
Matty obbedisce, fermandosi in una piazzola al lato della strada. Al sgancia la cintura e scende, Matty la segue senza capire.
- Cosa stai tentando di fare.. - non fa in tempo a chiedere che Al gli si stringe addosso, passandogli le braccia dietro il collo. Lui rimane immobile per un attimo, ma poi si scioglie e la stringe, appoggiandole le mani sui fianchi. Al sussulta silenziosamente, bagnando la spalla di Matty.
- Cosa c'è, Al? Tranquilla. -
- Matty - risponde lei - Matty, mi dispiace. - singhiozza.
- Stai tranquilla, è tutto passato. - risponde lui.
- E' tutto passato. Dobbiamo trovare gli altri Al, dobbiamo farlo per Mike. - sussurra ancora.
Rimangono stretti l'uno all'altra, il vento fresco che li sferza, la luce del mattino che li investe, ognuno inconsapevolmente l'ancora dell'altro.
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An Encounter
FanfictionUn vecchio Autogrill, una giornata di fine estate, la periferia di Manchester. Una ragazza dagli occhi attenti e un libro aperto sempre sulla stessa pagina. Un ragazzo con un furgoncino bianco e i capelli neri. An Encounter, un incontro. Due nomi ch...