2 - Rospi e Principi

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"Sta scherzando, spero".

Faccio dondolare il Foglio della Vergogna davanti al suo orribile faccione paonazzo e deturpato dalle rughe (ma io dico, certa gente non ha un gruzzoletto di verdoni nascosto nel materasso per i ritocchini di botox mensili, come le persone normali?).

"Non capisco che intende, signorina Smith".

Il grassone di mezz'età solleva l'immonda capoccia pelata dalle sudate carte, rivolgendomi il suo solito sguardo ottuso e idiota da grosso rospo. La sua stazza abnorme è infelicemente gelatinosa e viscida proprio come quella di uno sporco e rivoltante anfibio. Ne sono così disgustata che potrei...

"Signorina Smith, le ho chiesto di spiegarsi."

Occhi iniettati di sangue da caffeinomane deprivato dal sonno da settimane, chiazze bluastre post-pessima-rasatura, ascella pezzata, non posso credere di dover avere a che fare con un individuo del genere. Non ci dovrebbe essere qualche regola cosmica a impedirlo?

"Professor Faggioni".

Inspiro, raccogliendo tutto lo zen e le vibrazioni positive che il mio corpo che riesce a captare dentro di sè.

Sbatto sul muso del ranocchio il mio tema corretto, con tutta la forza concessa dai miei tonicissimi cinquanta chili.

"Cosa diavolo dovrebbe significarmi questo due e mezzo, signore?!"

L' inetto si gratta una tempia foruncolosa (tutti gli scrub in commercio non potrebbero aiutarlo, tanto la situazione è drammatica. Non so se gioirne o se compiangere i limiti della cosmesi).

"In realtà, signorina, sono anch'io perplesso. Perché questo voto è in decimi? Non utilizziamo questo tipo di valutazioni nelle scuole americane!"

Controllo di non avere le unghie sporche prima di rispondere: delle unghie nere sono l'equivalente di un'abbuffata di carboidrati, ovvero un peccato capitale.

"Doveri di trama" sbuffo.

"Un'incongruenza non è un escamotage narrativo! Dio, sono stufo di apparire in storie scritte con le ascelle!" esclama quello squinternato coi peli nelle orecchie.

"Una storia non è degna di essere letta se l'ambientazione non incarna l' American Dream. Tuttavia, ciò richiederebbe anche di trattare tematiche importanti ed eccessivamente stracciapalle, come il consumismo e la perdita dei valori e bla bla bla. La critica sociale non interessa a nessuno, sono i drammi dell'adolescente medio a fare visualizzazioni. E quindi 'fanculo il realismo, appiattiamo il contesto e lo spazio-tempo per far immedesimare i lettori in me" gli ricordo con tono meccanico.

"Ambientazione?! Lo chiami 'ambientazione' questo? Siamo personaggi di una superficialità aberrante che galleggiano in luoghi e tempi indefiniti e nebulosi! Tutto perché a qualcuno lassù pesa il culo a darci un minimo di credibilità! Dove cazzo stiamo? In che Stato? In che secolo? Tanto l'importante è che ci siano i villoni, vero?"

Sbatto una mano sul tavolo, facendo sobbalzare il mostro. Gli infelici rotoli di grasso, che sembrano essergli stati attaccati al busto con dello spago, tremolano per lo spavento in modo allarmante, quasi stessero per ruzzolargli via dal corpo.

"Ed è così, mio carissimo professore, che deve continuare a essere! Alla gente non sbatte una ceppa di minchia delle descrizioni, vogliono solo sapere a chi immolerò il mio imene! E' meglio se se ne fa una ragione, signore, e ricordi il suo posto di schifoso antagonista e personaggio secondario. Mi sono spiegata?" raccolgo la mia borsetta Valentino e i miei quaderni da terra "Se la diverte, si vendichi. Mi metta due. Ma alla fine, chi è la protagonista tra noi due?"

Ora il grassone trema di rabbia, le nocche che sbiancano mentre stringe la penna rossa: "Tutto il tuo odio verso le istituzioni ti si ritorcerà presto contro, Hope".

Sorrido, mentre ancheggio fuori dalla classe: "Ci si rivede all'inferno, dunque, prof".

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Dato che evidentemente la mia dose di sfiga e seccature di oggi non è ancora finita, non riesco fare due passi in corridoio che mi ritrovo a sbattere contro qualcosa, o meglio: qualcuno. Qualcuno di abbastanza alto, grosso e goffo da mandare all'aria non solo i miei e i suoi libri e quaderni, ma anche la sottoscritta. Secondo quale legge della fisica? Ho la faccia di una che ha mai ascoltato qualcosa durante le lezioni di fisica?

"Oh, accidenti! Che disastro, ti sei fatta male?"

Mi tasto un gomito dolorante, alzando gli occhi su un giovane viso preoccupato e la mano che mi porge. lo riconosco subito: è il ragazzo con cui avevo condiviso il banco ieri a lezione di letteratura. Sì, è carino con quei suoi occhioni e i capelli chiari in ordine, ma un tale secchione! E poi è uno smidollato, un maschio beta effemminato e zerbino. Io sono destinata a qualcuno di grande, virile, un ribelle, un leader.

Senza degnarlo di una seconda occhiata e rifiutando il suo aiuto, mi alzo in piedi e recupero uno specchietto dalla borsa: i miei capelli devono essere diventati un casino. Mentre cerco di ridarmi un contegno lo sento affannarsi accucciato sul pavimento per raccogliere i fogli sparsi.

"Non toccare le mie cose!" gli ringhio addosso.

E' sbigottito quando gli strappo dalle mani le cose che mi stava porgendo. La mia furia deve averlo preso di sprovvista, perché si lascia sfuggire dalle mani anche delle carte chiaramente sue, di cui mi approprio per fargli un dispetto. Lui non se ne accorge.

Si sistema gli occhiali sul naso, imbarazzato: "Mi spiace da morire... Hope, giusto? Ho visto che ti massaggiavi il gomito, vuoi che ti accompagni in infermeria? Posso andare a chiedere del ghiaccio..." 

Sensibile e disponibile, puah.

Sposta lo sguardo sui miei libri: "Cavolo, te li ho rovinati, ora sono pieni di orecchie. Posso fare qualcosa per te? Per scusarmi posso offrirti il pranzo, oppure..."

Offrirmi il pranzo? A mensa? Pensa seriamente che io mangi quella sbobba iper-calorica, in quella stanzetta che puzza di pesce? Solo l' idea di quelle schifezze sta rovinando la mia dieta. Ma allora ha voglia di litigare anche lui! Un corpo come il mio non si ottiene con quel cibo spazzatura! Come si permette di insultarmi così?

So cosa sta cercando di fare: il suo è tutto un piano studiato per ottenere un appuntamento. Beh, mi dispiace, ma questo culo non è fatto per i suoi cardigan che puzzano di naftalina. Ma con chi crede di parlare? Non sono mica la provincialotta che è abituato a rimorchiare in discoteca. Lui non è alla mia altezza, né lo sarà mai. Basta guardarlo per capirlo. Perfino quella bastarda fuori di testa della mia cuoca potrebbe permettersi dei vestiti migliori dei suoi.

"Emh... Hope?"

Se gli sguardi potessero uccidere, sarebbe già stato soffocato col suo manuale di matematica: "Vuoi fare qualcosa per me, tesoro? Impara a camminare e sparisci!"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 26, 2019 ⏰

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