Capitolo 1

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Non dovetti neppure aspettare il suono della sveglia. L'ansia mi aveva svegliato prima dell'ora preimpostata.
Mi alzai dal letto, presi i vestiti preparati la sera precedente e andai in bagno per lavarmi. Faccio sempre la doccia la mattina così posso sistemarmi con l'asciugacapelli quel nido di rondini che mi ritrovo in testa... non so perché ma ultimamente i miei capelli diventano improvvisamente ricci se bagnati.
Finita la doccia, asciugato e vestito scesi in cucina e trovai mia madre ad aspettarmi mentre preparava la colazione.
- Buongiorno amore della mamma!
- Mh.
La mia risposta di prima mattina quando sono stanco è sempre quella: "mh". Sta agli altri interpretarla come un "si" o un "no".
Mi sedetti a fare colazione, non mangiai molto, l'ansia non mi aiutava.
Poco dopo arrivò anche mio papà
- Buongiorno cicciotto! Hai dormito bene? Pronto per questo fantastico primo giorno di scuola?
- Mh.
Finii di bere il the e andai a prendere lo zaino, lo stesso delle medie, e le mie cuffiette.
Uscii di casa una volta assicuratomi di avere chiavi, abbonamento del pullman e tutto l'occorrente per la scuola.
- Ciao, io vado!
- Va bene! Ci vediamo a pranzo!
Chiusi la porta di casa.
Mi diressi verso la fermata mentre scrivevo alla mia amica Alice.

Era l'unica mia amica delle medie che aveva scelto la mia stessa scuola

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Era l'unica mia amica delle medie che aveva scelto la mia stessa scuola. Volendo c'erano altre persone che conoscevo e avevano fatto la mia stessa scelta, ma preferivo non frequentarle, non avevo bei ricordi legati a loro in quel momento...
Arrivò il pullman e Alice era lì che mi teneva il posto.
- Ohi!
- Ehi!
- Non puoi capire Ali, ho fatto una corsa per prendere il pullman per poi scoprire che ero pure in anticipo.
Alice si mise a ridere.
Dopo circa 10 minuti di pullman arrivammo alla fermata che scendeva proprio davanti la nostra scuola e aspettammo che ci dicessero cosa fare.
Vidi pure Elisabetta, quella ragazza strana che avrò visto 2/3 volte in vita mia in quanto i nostri papà lavorano assieme. La riconobbi subito per i suoi capelli rossi ondulati.
Mi avvicinai e la salutai e dopo pochi minuti di conversazione sui soliti argomenti ci avvicinammo all'entrata dove si era raggruppata una folla di studenti in attesa di essere smistati nelle classi.
Elencarono gli studenti del classico, un po' di studenti del linguistico e finalmente gli studenti dello scientifico, il mio indirizzo.
Ho scelto di fare lo scientifico-internazionale a opzione spagnolo. Mi piaceva quell'indirizzo perché era molto incentrato sullo spagnolo, una lingua che adoro e allo stesso tempo sull'inglese, altra lingua che mi piace tanto, il tutto in un liceo classico/linguistico quindi la diramazione scientifica è meno pesante di un liceo scientifico vero e proprio.
Elencarono la prima classe: la 1H.
Superarono la lettera del mio cognome e cominciò a salire l'ansia...
"Stai a vedere che hanno dimenticato di mettermi in questa classe"
Non sapevo che fare, Alice era già andata con la sua classe e io ero lì solo senza qualcuno a cui rivolgermi.
Poco dopo per fortuna dissero che quest'anno avrebbero fatto due classi in seguito alle numerosissime richieste per il mio indirizzo. E io che per tutta la terza media avevo studiato come un matto per avere voti più alti possibili in vista delle "terribili selezioni" per accedere alla mia scuola...
La preside cominciò a chiamare gli studenti in ordine alfabetico fino ad arrivare a me. A quel punto passai tra la folla degli studenti e salii le scale per entrare. Lì vidi quelli che sarebbero diventati i miei compagni di classe e ne riconobbi uno. Era un ragazzo che avevo già visto più volte, un po' in piscina da mio papà è un po' durante le uscite con i miei compagni delle medie che giocavano a calcio con lui.
- Ciao Blanck
- Ciao Andre! Anche tu qui?
- Così pare...
- Sis? (Il nome del mio indirizzo)
- Già...
- Ahahahah grande!
Finirono di chiamare gli studenti della mia classe e arrivò la coordinatrice per portarci alla nostra aula. Era una donna un po' strana, capelli ricci, fisico tonico e occhi azzurri. Pareva tremare leggermente, sarà stata in ansia pure lei...
Ovviamente, come ogni prima, eravamo in succursale. Solo gli studenti del classico sono esclusi dal plesso separato, la preside se li vuole tenere ben stretti...
Uscimmo dalla sede dall'uscita laterale e attraversammo un breve tratto di strada per entrare nell'altro plesso.
Lì ci portarono nella nostra classe, la 1I. Non voglio ricordare il casino per capire come arrivarci e soprattutto da che parte entrare! La professoressa non era stata per niente chiara...
Ci sedemmo tutti tranne due ragazzi, la classe era troppo piccola per ospitare banchi per tutti. Così la bidella di quel piano, una donna dall'accento meridionale, bassa e dai capelli nero seppia, portò due sedie e i due ragazzi si sedettero vicino alla finestra.
Dopo il solito e noioso discorso di benvenuto la professoressa ci chiamò uno ad uno a firmare il diario scolastico per ritirarlo assieme al libretto per le giustifiche.
Poco dopo suonò la campanella dell'intervallo e ci alzammo tutti per uscire dall'aula.
"Ok, e ora che faccio?"
Vidi un ragazzo che camminava solo e mi avvicinai
- Anche tu che non conosci nessuno? - gli chiesi
- Ehm... si ahahaha
- Vabbè non ti preoccupare, io "conosco" solo un ragazzo. Sono Andrea.
- Piacere, sono Matias.
Era un ragazzo strano, vestito non proprio secondo i canoni della società del giorno d'oggi, pareva uno di quelli sfigati delle serie tv americane...
Poco dopo si avvicinarono due ragazze alquanto agitate. Sembravano due spritz... una bionda e riccia e l'altra mora e liscia, non ho potuto non notare quanto fossero carine...
- CIAO! Sono Carolyn e lei è Valeria!
- Aspe, respirate e ripetete.
- Si scusa ahahahaha
- Io sono Carolyn e lei è Valeria, tu come ti chiami?
- Andrea ma va bene Andre.
- Ok piacere. Tu sei Andre quindi. Vabbè andiamo a conoscere altri ciaoooo
E scattarono via.
Dopo quest'incontro bizzarro suonò la campanella che segnalava la fine dell'intervallo, rientrammo tutti in classe e arrivò un'altra insegnante. Aveva un aspetto non poco severo. Capelli a caschetto castani e il suo abbigliamento mi ricordava quello di mia madre.
- Goodmorning guys. I'm your English teacher. So let's know eachother and tell me something about you. Come on. Francesca, let's start from you!
Si alzò una ragazza che sinceramente non notai più di tanto (evidentemente l'insegnante già la conosceva visto che sapeva il suo nome prima che questa si presentasse), mi stavo concentrando sulla velocità con cui parlava l'insegnante. D'altronde ero sempre in un liceo in parte linguistico quindi era normale che il livello non fosse dei più bassi per quanto riguardava l'inglese ma non immaginavo una cosa così... in ogni caso io sono sempre stato bravo in inglese, anzi, era la materia in cui andavo meglio alle medie. Ero uscito con il 10 di lingue e idem matematica (e già da qui il mio indirizzo mi si cuciva addosso). All'orale presi 9 anche se chi lo aveva visto mi disse che dovevo uscire con 10, ma io ero più che soddisfatto.
Si presentarono altri ragazzi e dopo io. Non dissi nulla di che, solo come mi chiamavo, da dove venivo, le mie passioni e finita lì.
Poco dopo suonò la campanella e l'insegnante se ne andò per lasciare il posto alla professoressa di prima che finalmente annunciò il suo ruolo. Era l'insegnante di matematica. Dietro di lei entrò un uomo basso dai capelli brizzolati.
- Ragazzi vi presento il vicepreside della succursale.
- Buongiorno professore.
- Buongiorno ragazzi.
I due si misero a parlare e noi approfondimmo le nostre conversazioni per conoscerci e ingannare l'attesa.
- Ma ragazzi! Su siamo al liceo, non più alle medie! Cos'è questo casino? - sbraitò il vicepreside
- Ah... bravi, già fatti sgridare il primo giorno dal vicepreside... guardate che noi stavamo parlando di cose riguardanti voi eh! - rincalzò la professoressa
- Da domani cambierete classe, sarete in 1H, nell'altra ala al secondo piano. Ora devo andare, arrivederci. - riprese il vicepreside
- Arrivederci - dicemmo tutti in coro.
L'insegnate si lamentò ancora della disciplina e fu lì che capii che la classe che mi aspettavo al liceo non era così rose e fiori come credevo...
La professoressa cominciò la lezione di matematica.
Terminata la lezione, al suono della campanella, tutti uscimmo da scuola e io andai verso la fermata per il pullman che portava a casa mia.
Una volta arrivato vidi arrivare Blanck. Mi ero dimenticato che lui abitava vicino a casa mia e doveva prendere la mia stessa linea per andare a scuola, fu così che diventò il mio compagno di pullman.
Come ogni mezzo che si rispetti della compagnia che comandava sulla mia città, c'era un ritardo. Così io e il mio compagno aspettammo e dopo 5 minuti finalmente arrivò il nostro autobus.
Scesi alla fermata sotto casa mia e tornai alla mia dimora.
Trovai subito i miei genitori ad aspettarmi, ovviamente.
"Quando mai si renderanno conto che ho 14 anni e non ho bisogno che mi stiano dietro come se ne avessi 5?"
- Andre! Allora? Com'è andata? Raccontaci dai!
- Si vado a cambiarmi e arrivo.
- Va bene! Il pranzo è pronto quando vuoi.
- Mi misi dei vestiti più comodi, probabilmente rubati a mio fratello, e andai a mangiare. Raccontai ai miei del primo giorno di scuola e una volta finito andai in camera mia per chiamare la mia migliore amica: Deja.
La conosco dall'estate scorsa e quasi ogni giorno ci sentiamo in videochiamata. Le racconto sempre tutto di me, da quando mi alzo a quando vado a dormire. È anche una delle pochissime persone che sa del mio segreto: sono bisessuale.

That Guy - storia di un ragazzo bisex alle prime armiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora