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- Buongiorno piccola dormigliona – Piero mi guardava con sguardo ancora assonnato.

- Che ci fai già sveglio? – mi stiracchiai voltandomi di spalle intenzionata a dormire ancora.

- Devo andare a lavoro – sospirò lui, alzandosi dal letto – ma per fortuna inizio tra un'ora –

Percepivo la mia testa appesantita per la serata precedente, stavolta mi voltai verso di lui e lo osservai con un solo occhio aperto ancora intontita.

Uscì dalla mia stanza e io rimasi a letto qualche istante ancora a godermi quella piacevole sensazione, quella notte il mio sonno era stato così profondo che avevo l'impressione di aver dormito per giorni e nonostante ciò stavo desiderando poltrire ancora per molto.

Poco dopo un buon odore di caffè provenire dalla cucina arrivò quasi con prepotenza nel mio naso e mi decisi ad abbandonare il letto e a raggiungere Piero, anche se con dispiacere.

Entrai in cucina grattandomi la testa, disorientata nella mia stessa casa, e trovai Greta che si era impossessata del tavolo intenzionata a studiare.

Non le rivolsi un solo sguardo e lasciai che Piero versasse del caffè nella mia tazzina.

- Esami in vista? – le chiese lui.

- Purtroppo si – borbottò Greta – tu non lavori oggi? –

- Tra poco vado – alzò le spalle lui.

- Che uomo in carriera – il sorriso di Greta sprizzava furbizia da ogni poro e Piero sorrise.

Percepii un'ondata di nausea ripetendo nella mia mente le parole di Greta e andai a prepararmi, lasciando Piero nelle sue grinfie, per un attimo ebbi il desiderio di rimanere in casa e saltare le lezioni almeno per un giorno ma un sms di Marta mi rimise nuovamente sul mio cammino.

Quella mattina non erano previste lezioni ma una conferenza su argomenti che avremmo studiato in seguito per l'esame di genetica.

Marta si trovava già in aula magna all'università e mi aveva conservato un posto, facendomi fretta.

Prima di uscire di casa incrociai Riccardo e il suo sguardo gelido mi fece rabbrividire.

Mi sentii improvvisamente scossa dai suoi occhi che cercarono di trasmettere il disgusto che provava nei miei confronti fin dentro le mie ossa, e ci riuscì perfettamente.

Abbandonai il suo sguardo frettolosa ma lui si rese conto di avermi turbata.

Arrivai in aula magna dopo una decina di minuti di tragitto da casa in cui non feci altro che correre, per poi rendermi conto di essere nuovamente arrivata in ritardo.

Le mie gambe camminavano quasi in maniera automatica mantenendo la stessa velocità per tutto il tempo, sospirai affannata e mi resi conto che avrei potuto evitare di correre, del resto un ritardo è pur sempre un ritardo.

Trovai la porta dell'aula magna chiusa e la aprii senza bussare, cercando di non farmi notare. Naturalmente tutti si voltarono verso di me e mi lasciai sfuggire un "figuriamoci!" tra me e me, notai una mano alzata tra la folla di persone sedute e strizzando maggiormente gli occhi individuai Marta.

- Prego – esclamò severamente la professoressa di genetica.

Raggiunsi Marta creando disordine in tutta la fila di sedili e finalmente mi accomodai, facendo innervosire un bel po' di persone.

- La conferenza è iniziata da poco – mi tranquillizzò lei – sono felice di vederti –

Sorrisi pur sapendo che ero vergognosamente in ritardo e ascoltai la professoressa mentre annunciava che avremmo seguito delle esperienze di laboratorio in preparazione all'esame finale e che sarebbero state gestite da professori esterni all'università, ricercatori e neo-laureati che affiancavano i professori.

Brividi incoscientiWhere stories live. Discover now