T E N

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In questi ultimi due anni ho sempre lottato in primo luogo per il mio bene, e in seguito per il bene delle persone a cui tenevo.

Beh, so che molto probabilmente me ne pentirò, ma in questo momento decido di non pensare razionalmente, di non dirmi che mi ha fatta stare male, di non costringermi ad allontanarmi. In questo momento ho solo bisogno di godermi il suo profumo che inebria le mie narici, di godermi le sue carezze, il suo petto caldo contro il mio, le sue parole rassicuranti.

Il fatto è che lui mi sta salvando, per la prima volta dopo tanto tempo, lui lo sta facendo. E forse, ma solo forse, mi sta dimostrando che qualcosa di me gli importa. Ed io non posso che esserne felice.

"Ti sei calmata?" Sussurra dolcemente, quasi come se alzando la voce potesse spezzare quell'atmosfera magica.

"Sì, e scusami, non volevo dire quello che ho detto." Rispondo con lo stesso tono di voce, e ancora con la testa poggiata contro il suo petto.

"No, tutto ciò che hai detto è vero, me lo merito." Il suo tono è colpevole.

"In questi giorni ti ho riversato addosso fin troppo veleno, non volevo. Ho esagerato." Ammetto, i miei occhi di nuovo lucidi. Non so il motivo in realtà, continuo a pensare che lui sia stato la causa di molti miei dolori ultimamente, ma ho come il presentimento che tutte le parole che gli ho sputato addosso gli abbiano fatto male.

"Ehi, ehi, non è successo niente ok? Me lo sono meritato e hai avuto tutto il diritto di farlo, solo, calmati. Respira lentamente e rilassati."

Inizio a seguire i battiti del suo cuore con il mio respiro e lentamente mi calmo. Alzo la testa verso il suo viso e faccio un lieve sorriso, giusto per rassicurarlo che va tutto bene.

Lui stacca leggermente il suo corpo dal mio, e porta la sua mano a stringere la mia. Dopo mi guarda negli occhi e "Vieni, andiamo a mangiare qualcosa."

Dieci minuti più tardi ci ritroviamo in un bar poco affollato e molto accogliente. Prendiamo posto in un tavolo per due, e, non appena ci sediamo, vediamo un cameriere venirci incontro.

"Buonasera, cosa posso portarvi?" Chiede cordialmente.

"Un caffè e una cioccolata calda Stefano, grazie." Damiano sorride.

"Arrivano immediatamente." Ricambia il sorriso.

"Lo conosci?" Chiedo.

"È il papà di un amico; questo Bar ha aperto circa quattro mesi dopo che te ne sei andata. La prima volta che sono venuto qui in realtà non mi aspettavo di trovarmi davanti Stefano, l'imbarazzo era palpabile da parte mia. Ma ora è diventato quasi il mio secondo padre." Amo come si perde nei ricordi, l'ha sempre fatto, sin da quando eravamo bambini. Gli è sempre piaciuto raccontare delle esperienze che ha vissuto, o anche semplicemente ciò che gli passava per la testa. Ciò che mi è sempre piaciuto è che mentre racconta rivive ogni emozione così tanto che è in grado di trasmetterla con un solo sguardo.

So che non ha mai amato questa parte di lui, perché non è legato solo alle emozioni positive, ma anche a quelle negative, e lui non ha mai visto il bicchiere mezzo pieno: nelle situazioni negative ha sempre e solo voluto vedere gli aspetti negativi.

"Ecco a voi ragazzi." A risvegliarmi è la voce di Stefano che ci guarda cordialmente.

Davanti mi ritrovo una tazza fumante di cioccolata, l'ho sempre amata ma in luoghi pubblici evito sempre di mangiarla per il semplice fatto che mi sporco sempre quando la bevo, e la situazione diventa imbarazzante.

Finiamo le nostre bevande in silenzio, un silenzio rilassante.

"Vieni, ti porto in un posto." Improvvisamente Damiano, dopo aver pagato, mi prende la mano e mi trascina verso la sua macchina.

"Uh, dovrei preoccuparmi?" Accenno un sorriso.

"Sai, non devi vergognarti di sorridere con me; l'hai fatto così tante volte in passato che quasi provo nostalgia." Scherza.

Abbasso la testa, io provo nostalgia tutt'ora. Non dovrei, lo so, dovrei continuare a ripetermi che ormai lui fa parte del mio passato, ma la verità è che io voglio che lui faccia parte anche del mio presente.

"Dove mi stai portando?" Cambio argomento.

"In un posto speciale." Accenna un sorriso che ha un qualcosa di malinconico.

La nostra conversazione finisce lì, e il resto del viaggio lo passiamo ascoltando la musica.

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"Vieni, ti aiuto." Prima di farmi scendere dalla macchina mi ha legato una benda davanti agli occhi, proprio la stessa benda che in questo momento sta sciogliendo.

"Oh..." Non so che dire. La mia mente è troppo confusa, a tal punto che non riesco neanche a formulare una frase di senso compiuto.

Mi ha portata nella spiaggia, nella nostra spiaggia. Una spiaggia piena di ricordi, che molte volte ho cercato di cancellare, inutilmente.

"Ti ricordi? Qui hai nuotato per la prima volta. Ok, in realtà non hai realmente nuotato, sei stata più che altro attaccata a me, ma hai tentato. La prima volta che siamo venuti qui è stato il giorno in cui Andrea ti ha lasciata, eri a pezzi, ma poi, forte come non mai, l'hai superata. Lo hai lasciato perdere, sei andata avanti, e mi dispiace ammetterlo, ma penso che la situazione tra di noi sia la stessa: stai andando avanti, stai lasciando che i ricordi dei momenti che abbiamo passato insieme non ti facciano più soffrire e non posso che darti ragione. Per questo ti ho portata qui, per dirti che sotto l'aria strafottente che ho mantenuto tutte le volte che ci siamo incontrati, c'è il ragazzo a cui dispiace di averti fatta stare male, c'è il ragazzo si sente in colpa, perché se ti ha trattata di merda, è stato solo per mantenere il suo personaggio. Ti ho portata qui perché so che meriti una spiegazione, e perché voglio che tu sappia che mi dispiace. Nonostante questo però ti chiedo di continuare ad ignorarmi, di evitare qualsiasi, anche minimo, contatto con me. Semplicemente perché so che ti farei del male, sono cambiate tante cose in questi due anni, e non voglio che una nostra possibile nuova amicizia possa far sì che tu sia in pericolo, semplicemente non posso."

Tutto ciò che posso, e che mi sento di fare è di rimanere in silenzio: mi sono illusa, ancora una volta, e non importa quante scuse lui stia cercando di usare pur di non ricreare quello stretto legame che c'era tra noi. Non importa perché io continuo ad illudermi, sempre, continuo ad illudermi che in questi due anni io sia cambiata, continuo ad illudermi che almeno qualche persona mi rimarrà sempre accanto, continuo ad illudermi che nonostante questo carattere di merda le persone riescano a volermi bene. Non è così però, come ho già detto, sono solo illusioni.

A grandi passi mi incammino verso la sua auto, e in silenzio, non appena entrambi siamo seduti, lui mette in moto e mi porta a casa.

Siamo appena arrivati davanti casa mia e sto per scendere, ma lui mi blocca per un polso.

"Sappi solo che... ti voglio be-"

"Non provare a dirlo!! Non azzardarti a farlo perché sai anche tu che è solo un enorme cazzata!" Strattono il polso, togliendolo dalla sua presa.

"Non è come pensi..." Ancora una volta mi prende la mano.

"E NON TOCCARMI!!!"

Esco immediatamente dalla macchina ed entro in casa. Mamma non c'è ma in questo momento non ho davvero le forze per aspettarla sveglia.
Corro nella mia camera e soffoco un grido contro il cuscino, dopo di che mi tolgo le scarpe e senza neanche cambiarmi, mi infilo sotto le coperte.

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S.A.
Per la prima volta posso dichiararmi SODDISFATTA del capitolo.
Non so bene per quale ragione, forse per il fatto che è molto intenso? Non lo so.

Comunque, perdonatemi per tutti i mesi in cui non ho scritto ma ho avuto molti problemi con la scuola e soprattutto di salute, e non intendo un semplice raffreddore.

È però iniziata l'estate ed io sono ATTIVA!

Cosa vi è piaciuto di più in questo capitolo?

COMMENTATE IN TANTE PER FAVORE!!! 💖💖💖

Take Me Out (Damiano David) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora