T H R E E

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Sono appena entrata nella mia stanza; mi ricordo che quando ero più piccola entravo qui e iniziavo a pensare a come amassi la vita, a come non avessi bisogno di sembrare qualcun'altra per essere accettata, a come sentissi l'amore delle persone che mi stavano attorno. Certo, l'amore che prova mia madre nei miei confronti lo sento ancora, ora però non mi interessa più di tanto. Sono cambiata in peggio, questo lo so.. è come se fossi cambiata per ripicca [scusate l'informalità della parola]: Damiano è stato freddo e non gli è importato di avermi fatta stare male. Beh, ecco, il mio pensiero era che comportandomi così avrei fatto stare male io Damiano, anche se alla fine non è stato così. Ora, invece, sto bene con me stessa e con questo atteggiamento: non sto mai male, e se faccio stare male qualcuno non mi interessa.

"Vic!!" sento le urla di mia mamma al di fuori della porta.

"Mamma!!" rispondo.

"Sei pronta? Io e tuo padre lo siamo e stiamo per scendere; ti aspettiamo ma sbrigati!"

"No no mamma non mi aspettate! Andate dai vicini e ditegli che farò qualche minuto di ritardo! Non mi sento tanto bene!"

"Uh, riprenditi tesoro"

Annuisco anche se non mi può vedere. Mi butto sul letto e inizio a suonare. All'inizio, pensavo che suonare fosse da sfigati, quindi ho provato a smettere, ma mi sono resa conto che il basso è la mia unica porta magica per scappare da questo mondo che odio.

Dopo aver suonato sei o sette canzoni, mi inizio a preparare.

Indosso un vestitino di quelli da santarellina che piacciono tanto a mamma: è viola, con le maniche lunghe e arriva subito dopo il ginocchio, ha il colletto alto ed è largo quasi come un tutù da ballo. Ai piedi metto i miei amati anfibi; metto il giacchetto ed esco di casa per poi andare a bussare a quella dei vicini.

Una signora anziana un po' in carne mi apre la porta sorridente.

"Uh, tu devi essere Olivia, la figlia di Victoria" afferma la donna con un sorriso che parte da un orecchio e arriva all'altro.

"No signora, il mio nome è Victoria, quello di mia madre è Olivia"

"Eh?"

"Lei ha.. no, lasci perdere" le sorrido cordialmente.

Dopo avermi risposto con un sorriso confuso, si scansa e mi apre la porta facendomi entrare.

Vado incontro a mia madre che mi sussurra un 'venti minuti Vic, venti minuti' e io le rispondo sbuffando. Dopo di che , girovagando per la casa, mi ritrovo in una stanza che somiglia al soggiorno, solamente molto più piccolo. Lì vedo mio padre parlare con una ragazza. Mi schiarisco la voce e lascio che la ragazza si soffermi a guardarmi.

Lei sembra alta, vedo da sotto il tavolo le sue gambe lunghe e snelle; ha gli occhi marroni scuri e i capelli neri. Totalmente il mio opposto.

"Oh, piacere; sono Lara tu devi essere Vittoria" sorride cordialmente.

"Victoria" correggo.

"Oh scusami! Hai già conosciuto i miei genitori? Mia madre si chiama Serena e mio padre Stefano" inizia a divagare; perfetto, ci mancava solo una vicina logorroica.

"Sei figlia unica?" provo a socializzare dato che vivrò qui per il resto della mia vita non posso non avere amici.. sarebbe triste persino per me.

"Oh.. ahm.. beh ecco.. ormai, beh.. ormai si" si gratta il retro della testa in segno di nervosismo. Decido di non andare oltre con le domande; capisco come ci si possa sentire oppressi dalla troppa curiosità altrui.

"Beh, andiamo a mangiare?" lei mi sorride e insieme ci dirigiamo verso la cucina.

Appena entro noto le sfumature sulle pareti che partono dal nero e vanno a finire al grigio. Lo stile della cucina sembra antico messo a paragone con quello delle altre stanze. La tavola è lunga, addirittura ci sarebbe spazio per tre famiglie. La grandezza di questa stanza è sproporzionata messa a confronto con quella delle altre. Appesi al muro ci sono foto di famiglia il che mi sembra strano dato che nella nostra casa si trovano nel soggiorno. La cucina mi fa ricordare la casa in cui mi sono dovuta trasferire prima di tornare qui: era enorme, proprio come questa cucina; la differenza più rilevante tra questa casa e la mia è infatti la grandezza.

Ci sediamo tutti al tavolo, io tra Lara e mia madre che mi guarda con sguardo dolce, forse rendendosi conto che non sto facendo l'apatica come mio solito. Iniziamo a mangiare in silenzio, fino a quando questo silenzio non viene spezzato dallo scattare di una serratura. Vedo entrare dalla porta due ragazzi: il primo è mediamente alto, probabilmente più di me, ha i capelli di un marrone chiaro e gli occhi del medesimo colore; sembra avere un fisico scolpito, 'va in palestra' penso. L'altro, purtroppo, lo conosco anche troppo bene.

"Uhh, ma guarda un po' chi si rivede, cos'è? Mi segui?" dice il ragazzo che più odio al mondo.

"Prima cosa: io sono qui da prima di te, quindi se devi dare aria alla tua bocca, pensa prima di parlare. Seconda cosa: neanche a me fa piacere vederti" rispondo a tono.

"Ahm, si, piacere, io sono Christian e.. beh, sono il fratellastro di Lara" interviene l'altro.

"Mi hai sentito chiedere il tuo nome per caso?" lo guardo male.

Sento un colpo alla spalla e girandomi vedo il viso di mia madre contrariato. Così mi alzo lentamente e, guardando uno per uno nella sala, 'non mi sento tanto bene, penso di tornare a casa', prendo il giacchetto dall'appendiabiti e me ne vado.

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S.A.

Che ne pensate del capitolo? Se vi va mettete una ⭐️ e commentate!! Mi farebbe tanto piacere!!!! 💖

Take Me Out (Damiano David) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora