Favola.

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POV'S ANITA

Apro lentamente gli occhi e mi accorgo che queste non sono le mie lenzuola, questa non è la mia stanza, questo non è il mio letto.

Oddio. Adesso ripenso a ciò che è successo ieri sera. Ma siamo sicuri o sto sognando?
Niccolò Moriconi, in arte Ultimo, che mi implora di andare a casa sua e che mi offre una pizza?
No, no, no c'è qualcosa che non quadra.

Per sicurezza mi pizzico il braccio più volte.
Okay. Non sto dormendo.
Non ci posso credereee, cioè il mio IDOLO. No okay la smetto di fare la scema.

Ripensandoci però il mio compleanno non è andato così male. Non è iniziato nei migliori dei modi ma si è concluso una FAVOLA.

Cosa c'è di meglio se non dormire nel letto del proprio idolo? Sento il suo odore da tutte le parti e lo sniffo come fosse droga.

Una volta messo a fuoco veramente la situazione, spunta fuori un piccolo urletto di gioia.
Mi alzo per cercare il mio telefono in ogni angola della stanza, ma niente da fare.
Volevo sapere che ore fossero, ma vedo che è impossibile, è sparito.

Poi mi ricordo che si è spento la sera prima.

-Stavi cercando questo.- all'improvviso sento una voce, da me abbastanza conosciuta, che mi fa sobbalzare .

Mi giro e vedo Niccolò con il mio telefono tra le mani, lo prendo e cerco di accenderlo. No, è proprio morto.

-Buongiorno, dormito bene sul mio fantastico e comodissimo letto?- domanda Niccolò con un piccolo sorriso in volto.

-Si, molto comodo devo dire. E tu invece come hai dormito sul divano?- domando preoccupandomi e sentendomi anche in colpa per averlo costretto a dormire sul divano, anche se è lui che ha insistito come un bambino.

-Non è stato molto comodo, ma non mi lamento sapendo che l'ho fatto per una ragione più che valida.- mi dice con tono soddisfatto e con una faccia da bambino.

Hanno proprio ragione quando dicono che Nicco è proprio un bambino insistente ma proprio tenero. Come fai a dirgli di no?

Non dico niente e mi limito ad un sorriso.

-Hai fame, vuoi qualcosa da mangiare? Dimmi di si perché ho preparato dei squisiti biscotti.- dice quasi sbavando

-Okay. Allora andiamo a mangiarli.- dico tirandolo verso la cucina.

Subito un buonissimo odore mi invade le narici. Dovranno essere davvero buoni.

Prendo posto a tavola e intanto vedo Niccolò applicato a prendere dal forno i biscotti senza bruciarsi poiché sono ancora molto caldi.

Vedo che non ci riesce e ci ha messo 10 minuti soltanto per prenderne uno.

Così mi alzo e decido di aiutarlo anche perché se continuiamo così i biscotti non li mangeremo mai.
Prendo un panno che trovo vicino al fornello e piano piano prelevo dal forno il vassoio che contiene i biscotti.

Lui mi lascia fare e mi fissa praticamente dalla testa ai piedi. Sento i suoi occhi fissi sul mio corpo, a momenti divento più bollente del forno.

-Beh ci sarei riuscito anche senza il tuo aiuto. Io faccio le cose con calma, non perché non sia in grado.- dice non ammettendo quanto sia spacciato.

-Ah, si? Ci stavi mettendo decine di anni, ma dai ammettilo che non ci saresti riuscito, bimbo.- dico ridendo fortemente.

Lui fa il finto offeso, cosa che mi fa ancor più ridere.
Niente. Non ammette di aver torto, neanche per sogno. Bimbo.

Mette i biscotti nei piatti e ci sediamo a tavola per mangiarli.
Sono buonissimi, non pensavo fosse così bravo a cucinare. Complimenti.

-Allora come sono? Buoni eh? Si dai non c'è bisogno che tu mi dica che sono buoni, tanto già so la risposta.- dice il ragazzo con un dono alquanto modesto.

-behh, ne ho assaggiati di meglio, di certo non sono i più buoni del mondo.- mento spudoratamente, ma lo faccio per vedere la sua reazione e mi trattengo dal non ridere.

-Se se come no. Ne hai mangiati 2 in tre secondi e poi sono buonissimi sei tu che non sai apprezzare.- dice ancor più fiero di sé

Rido tantissimo. Che modesto però.

Parliamo come se ci conoscessimo da anni, eppure non è neanche un giorno. E io ancora non ci credo.

-Ora però tornando seri, devi dirmi cosa ci facevi da sola ieri sera al parco. Parlami un po' di te, non ti conosco per niente.- dice tornando serio

Non avrei voluto toccare quest'argomento. Ad un tratto l'aria diventa pensante, molto pensante e i miei occhi si inumidiscono, ripensando a tutto ciò.

Allora mi faccio coraggio e gli racconto tutto: della mia famiglia, della gallina di mia madre e di ciò che è successo ieri.
Così inizio a piangere di nuovo e mi vergogno un sacco così da nascondere il viso tra le mie mani.

-No, no, no. Ehi piccola non fare così. Non era mia intenzione farti piangere davvero, mi dispiace.- dice con tono intristito

Come mi ha chiamata? PICCOLA?
Mi fa strano essere chiamata così. Nessuno mai lo aveva fatto prima d'ora a parte mio nonno. L'unico davvero che mi voleva un bene sincero.

-No, non dire così. Infondo mi hai accolta e mi hai aiutata ed è giusto che tu lo sappia. Non ti preoccupare mi passerà, volevo solo che tu sappia una cosa: Grazie davvero.- dico alzando la testa per smetterla di piangere. Odio farmi vedere così fragile.

Lui senza dire niente prende il mio volto tra le mani e asciuga le lacrime.
Madonna i suoi occhi, mi mandano completamente in tilt. Ci casco sempre dentro come una scema e per questo non resisto e abbasso lo sguardo.

Con le sue dita al mento lo rialza e continua a guardarmi. Piccoli brividi mi attraversano la schiena e forse lui lo nota ma non dice niente visto che la mia faccia sta per esplodere. Questo ragazzo già mi provocano quest'effetto
in così poco tempo.

Spezzo il silenzio che era diventato troppo fastidioso, troppo.

-Hai un caricabatterie da prestarmi poiché il mio cellulare è andato letteralmente a farsi fottere? Vorrei metterlo in carica e vedere se qualcuno mi ha cercata.- dico allontanandomi.
Infondo non lo conosco da tanto e non vorrei fare cose di cui pentirmi.

Lui con uno sguardo deluso e senza dir niente si alza e rovista in uno dei suoi cassetti.
Mi porge il caricabatterie e io lo ringrazio.
Vado subito in camera sua a prendere il telefono e aspetto con ansia che si accenda.

Appenda si accende vedo che sono le 10:30 . Oh cazzo a quest'ora dovrei essere a scuola.

Subito noto le 59 chiamate perse da parte dei miei genitori. Saranno parecchio arrabbiati ma infondo lo hanno voluto loro.

Non ci penso e neanche li richiamo, lo farò più tardi quando sarò più calma.
Esco dalla stanza e mi dirigo da Niccolò sul divano che scorre le storie di Instagram.

-Va bene se per te questa sera rimango qui? Cioè non vorrei essere di troppo, sempre che tu accetti. Sai non ho un posto dove andare e per ora non ho ancora pensato dove passare il resto della mia vita ma ti prometto che appena avrò tempo troverò qualche hotel.- dico un po' imbarazzata. Non volevo farlo ma era l'unica cosa da fare anche se non ci conosciamo. Fa strano dormire nella stessa casa ma non posso tornare di nuovo a vivere in quella famiglia.

-Per me non c'è nessun problema, puoi rimanere qui il tempo che vorrai, non ti lascerò andare in un hotel da sola. Immagino che vorrai prendere le tue cose. Ti accompagno così almeno avrai un cambio.-

Annuisco e mi spicca senza farlo apposta un sorriso a 32 denti, come per ringraziarlo.
Che favola.

Angolo autrice:
Piano piano prende forma.
Ma che cosa?
Il loro amore o una semplice amicizia?
Beh vedremo❤️❤️
Un bacioo e buona lettura😘😘

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 19, 2019 ⏰

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