NON VOLEVO SENTIRE

11 2 0
                                    

Mentre la pioggia continuava a cadere noi restavamo a contemplarlo in silenzio.
Accovacciati l'uno contro l'altro in un abbraccio di anime.
Mi sembrava tutto cosí perfetto, forse troppo per essere reale.
Avevamo entrambi dimenticato momentaneamente i problemi e ci stavamo godendo quella giornata piovosa, uno accanto all'altro, insieme.

Quanto avrei desiderato restasse tutto fermo in quel momento, un loop continuo di un singolo istante, cosí felice... semplicemente perfetto.
Ma tutto è portato a finire, ciò che inizia non durerá per sempre e cosí anche quella giornata.
Quando la pioggia cessò sapevo che saremmo dovuti tornare per constatare qualcosa che, pur essendo chiaro ad entrambi, avrebbe reso tutto ancora più reale e la sua incombenza più schiacciante e vicina.

E quando quelle goccioline splendenti finirono di cadere dal cielo un sorriso dispiaciuto si potè dipingere sul mio volto.
Stavo per rialzarmi pronto ad affrontare tutto, con lui al mio fianco mi sembrava di poter fare tutto, ma una mano stretta attorno al mio polso mi bloccò.
Mi girai e quando vidi Yuki con lo sguardo basso e il capo ad osservare l'asfalto sotto ai suoi piedi bagnato mi domandai cosa avesse.

- anch'io non ti ho mai detto una cosa- disse dopo aver alzato il volto ed essersi accertato che lo stessi guardando.
Non aspettò una mia risposta ma continuò a parlare, come se quelle stesse parole faticassero ad uscire, graffiandogli la gola fino a farla sanguinare.
- prima di conoscerti, i-io ho desiderato di non sentire; volevo non dover continuare ad ascoltare i miei genitori litigare, i bambini prendermi in giro, il mondo dimenticarsi di me.

L'ho voluto cosí tanto....fino a quando non ti ho incontrato.
Giá da piccolo facevo di tutto per farmi voler bene dagli altri, come se la mia stessa vita dipendesse dal loro giudizio.
Ma tu, a te non è mai interessato.
Potevano prenderti in giro, picchiarti e rispondevi sempre gentilmente, sorridendo e pronto ad aiutarli.
Ti ho ammirato e...desiderato di essere te.
Quando mi hai detto a che età hai scoperto di avere...di avere un tumore il mio cuore si è spezzato.
E se fosse colpa mia? Se i miei desideri fossero caduti su di te?!-

Le lacrime ormai scendevano incontrollate bagnandogli le guance e tracciando il contorno del suo viso.
Si addossava la colpa di qualcosa che non avrebbe potuto controllare.
Forse era vero, era colpa sua ma non mi interessava; il mio compito su questo mondo era collegato a lui, e volevo solo completarlo.
Trovare la pace, che ne ero sicuro sapesse di Yuki, e avesse la morbidezza delle felpe che indossava quando mi abbracciava,  il calore del suo corpo contro al mio, quella era la pace; e a pensarci io l'avevo già trovata.

Mi spostai per abbracciarlo, volevo togliergli dalla testa quale cavolate, quelle idee senza senso e provare di nuovo quella pace che sapevo avrebbe aiutato entrambi.
Quando però legai le braccia attorno la suo collo per attaccarmi al suo collo come fosse aria, ossigeno per respirare, le sue mani mi bloccarono a pochi centimetri da lui, implorandomi silenziosamente di farlo finire.

-per tempo ho desiderato essere te; ora so cosa davvero hai dovuto passare e ti stimo sempre di più ma il sentimento che provavo lo confondevo.....non era mai stata ammirazione; i-io ti amo Takeshy-

Sgranai gli occhi scioccato, non potevo crederci.
Il labbro inferiore mi tremava leggermente e lo morsi con i denti per fermarlo; la persona che amavo era davanti a me, e mi aveva appena rivelato il suo amore.
Rimasi interdetto per qualche attimo, avevo sempre sognato in modo diverso il mio primo bacio ma.... Non sempre le cose sono come vorremmo, a volte sono anche meglio.
Divorai la distanza tra di noi posando le mie labbra sulle sue.

Finalmente sentivo il loro sapore, la loro morbidezza.....se abbracciarlo era la pace...questo era il paradiso.
Quando, dopo un attimo di smarrimento Yuki rispose al mio bacio un gemito di soddisfazione lasciò le mie labbra facendolo ridacchiare con le nostre bocche ancora premute l'una contro l'altra

Era un miscuglio indescrivibile, un qualcosa di unico e perfetto.
Una danza di sospiri e respiri, labbra e sapori.
Quando con la lingua mi contornò le labbra le socchiusi lasciando libera entrata alla sua che delineò la linea dei denti con addosso ancora il sapore del dentifricio che andava a mischiarsi con il suo sapore e le salive a crearne una nuova.
Poi andò a cercare la lingua gemella e una volta trovata la fece sua.
Le sue mani, prima strette attorno alla mia vita ora stavano vagando sulla pelle nuda e bollente sotto la maglia leggermente alzata

Mi staccai col fiatone, le guance arrossate e le labbra ancora socchiuse gonfie.
- Yuki i-io...- le sue labbra premute nuovamente in un movimento nuovo e da scoprire, cosí meraviglioso e soave.
-scusa, ma sto andando le tue labbra- arrossii violentemente nascondendo poi la testa nell'incavo del suo collo.

- anch'io ti amo- borbottai contro la sua maglia ancora umida.
In quel momento ci sembrava di poter vivere per sempre, insieme.
Dimenticammo tutto e tutti, eravamo solo noi, insieme.
Ci alzammo, ancora abbracciati.
Allacciai le gambe attorno alla sua vita e mi fece girare ridacchiando.
Sentivo le vibrazioni della sua risata entrare nella mia cassa toracica

Appena posso i piedi a terra fu come tornare nella realtá, stavolta più leggera, come se potessi volare.
Mano nella mano ci incamminammo per tornare in quella stanza bianca decorata dalle nostre gru.
Non era la prima volta che mi teneva la mano ma questa volta mi sentivo veramente unito a lui.

Un'anima in due corpi, due anime finalmente riunite per fondersi.
Per tutto il tragitto un sorriso rimase impresso in entrambi i nostri volti, nulla avrebbe potuto rovinare quel momento; perchè noi eravamo più forti di qualunque altra cosa, uniti e forti come mai.
Varcata la soglia dell'ospedale mi sembrò che il tempo andasse a rilento, dottori e infermieri trafelati mi corsero contro preoccupati, domande si domande fino a che non ne capii nemmeno una.

Mi guardavo attorno spaesato, mia madre mi sorrideva da lontano.
Passava lo sguardo dalle mani unite ai nostri sorrisi.
Ci fece segno di seguirla assieme al dottore e l'infermiere incaricato di svelarci i risultati delle analisi.
Camminammo tra i corridoi, tutto ancora a rallenty ma il cuore che pulsava di felicitá.
Le nostre mani ancora unite

Che rumore fa la pioggia?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora