capitolo 1.

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-Piccola stella-

Passeggio tra le strade della mia città, Portland, guardandomi attorno. Nelle orecchie un paio di auricolari bianchi della apple che lasciano passare la dolce voce del mio cantante preferito. I miei occhi sono ancora bagnati dalle lacrime versate precedentemente mentre le mie mani stringono i miei amati quaderni e qualche matita con la punta spezzata.

Era mezzanotte, a quest' ora mio padre starà sicuramente già andato a dormire a causa del lavoro che lo aspetta. A dirla tutta anche io dovrei già dormire, domani ricomincio la scuola, ma come sempre durante le mie fughe di notte perdo sempre la cognizione del tempo e finisco per tornare a casa anche oltre le tre del mattino.

Ovviamente non supero le quattro del mattino dato che mio padre a quell'ora si svegliava per andare in caserma. Si, è un poliziotto.

Mi soffermo davanti casa cercando un modo per entrare dalla finestra e noto stranamente la luce della casa di fianco alla nostra accesa. L' anziano signore che ci viveva era morto quell'estate a causa di un infarto dovuto a non so cosa e da quel giorno la casa fu messa in vendita,a quanto pare qualcuno l'ha acquistata . Peccato, quel vecchio mi stava simpatico, era un po vecchio ma sempre meglio di quei stupidi adolescenti in calore.

Ritorno alla realtà e mi arrampico su un albero con cui riesco ad entrare in camera mia tramite la finestra. Mi dirigo lentamente verso l'interruttore della luce accendendola per poi vestirmi e indossare il pigiama, mi infilo sotto le coperte e spengo la luce guardando il soffitto. Dopo poco mi addormento.

[...]

Ed eccola lì. Il ritornello della canzone che ho impostato come sveglia si libera dal telefono propagandosi nelle quattro mura della mia stanza costringendomi ad alzarmi dal mio letto per bloccarla.Se potessi marinerei la mia scuola,tanto mio padre è al suo lavoro, ma meglio fare la brava ragazza almeno per il primo giorno.

Quindi, con tutta la voglia al mondo, mi alzo dal letto e blocco la sveglia per poi dirigermi verso il bagno per farmi una doccia.Una volta finita  la mia doccia esco dal bagno con un asciugamano legato  in vita e mi dirigo verso il mio armadio. Non penso vi interessi molto il mio outfit, non sono mica Chiara Ferragni, quindi vi risparmio questo dettaglio.

Prendo la mia borsa,sempre  se quella specie di zaino rovinato e riciclato fino al quarto anno si possa chiamare così, e mi affretto a salire sulla mia moto. Mentre faccio ciò il mio sguardo finisce sulla casa dei nostri nuovi vicini da dove sta appena uscendo un ragazzo.

Lo osservo attentamente. Capelli marroni, così come i suoi occhi, e un fantastico maglione. Quel maglione è stupendo, ci voleva qualcuno con un minimo ben gusto in questo posto, potremmo essere amici, sempre se smetterà di fissarmi senza spiccicare mezza parola, è così irritante.

-Che c'è?Non dirmi che sei muto, ma comunque non saresti il primo. Ma sei irritante quindi per  favore, dai segni di vita.-Ho un tono secco me ne rendo conto, ma ormai è abitudine, non sono mai stata una persona dolce o almeno un po simpatica.-Come ti chiami ragazzo?

Niente. Nessuna parola e nessun gesto. Sicuri che sia vivo? Non che il fatto che sia morto mi interessi più di tanto, ha rubato la casa del mio amato vecchietto.

-Come vuoi, ci becchiamo in giro o a scuola se mai dovessi frequentarne una che sia la mia identica. Ciao ciao tizio strano. -

Gli porgo un leggero cenno con il capo e successivamente metto in moto la mia moto, bel gioco di parole, e mi dirigo verso la scuola pronta, o quasi, per un anno uguale agli altri.

tra il freddo e il gelo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora