Capitolo 4.

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-fermare il tempo e ritrovarci soltanto noi.-

Busso alla porta di casa dei nostri vicini, sono sicura che l'idea di invitarci a cena è stata del tizio che mi ha accompagnata a scuola, so che non gli importa nulla di me ma sicuramente sapeva che non mi avrebbe fatto piacere.

Per carità, era stato anche gentile ad accompagnarmi ma per ora non voglio affezionarmi, non mi fido molto di chi non conosco da tempo.

Finalmente la porta davanti a noi si apre rivelando un giovane uomo, alto e leggermente muscoloso. Avrà quasi l'età di mio padre o forse è un semplice ragazzo cresciuto troppo in fretta, che c'è? Sto solo valutando le opzioni. I capelli del.. Ehm.. Signore? Comunque dicevo, i capelli dell'uomo sono ricci e di colore scuro, nero, lunghi fino alle spalle e i suoi occhi sono anch'essi scuri, tutto ciò fa notare ancora di più la sua pelle molto chiara, quasi pallida.

-Voi dovete essere i Gray, benvenuti.

Il signore davanti a noi spalanca completamente la porta e si sposta su un lato permettendoci di entrare. Una volta entrata in casa mi soffermo ad osservarla attentamente. Da fuori sembrava una casa piccola e in effetti non è molto grande.

Le pareti sono bianche e il soffitto non molto alto, il soggiorno presenta una televisione abbastanza vecchia, un divano letto e un tavolino in legno tinto di nero.

Ci dirigiamo verso la cucina dove si trova la famiglia al completo e anche lì ma metto ad osservare la stanza attorno a me. Ancora pareti bianche, degli elettrodomestici, i più importanti, e un tavolo posto al centro, una normale cucina che fa anche da sala pranzo.

Seduti al tavolo c'è la famiglia che ci ha ospitati in casa loro. Mr. Scorbutico mi osserva con un leggero sorrisetto, sapevo che era stata una sua idea. Accanto a lui una donna, penso sia la mamma, nonostante questo però il suo viso non presenta molte rughe e i suoi capelli sono ancora perfetti come una ragazza di vent'anni.

[...]

La cena tutto sommato sta proseguendo meglio di come mi aspettavo, ho scoperto che il ragazzo e la ragazza che vivono con il mio amato compagno di biologia sono la sua zia e suo cugino, hanno una bella famiglia e il loro rapporto è davvero unico, magari fosse così anche quello mio con mio padre.

Fortunatamente per ora Mr. Muto non mi ha messa troppo in imbarazzo ma devo pur sempre andare, sono le undici e il mio amato bosco mi sta aspettando.

Devo inventarmi qualcosa, qualsiasi cosa.

-Allora Haze, come ti è sembrata la cena? - mi domanda Mr. Muto sedendosi al mio fianco appena raggiungo il divano, gli altri sono ancora in cucina a chiacchierare e ovviamente non poteva certo non venire lui a darmi fastidio.

-Tutto molto buono. Grazie. Ma ora devo andare, devo studiare e non ho ancora aperto i libri.

-Vuoi una mano a “studiare”?

Mima delle virgolette all'ultimo verbo e mi fa l'occhiolino, so che sta scherzando ma è irritante quell'occhiolino e il suo sguardo beffardo di certo non aiuta.

-Considerando la tua intelligenza direi che quello ad aver bisogno di una mano a studiare sei tu Mr. Muto.

Ricambio l'occhiolino e gli do qualche pacca sul petto alzandomi dal divano, vado verso la cucina e nel mentre sento il ragazzo seduto al divano susurrare qualcosa che fortunatamente riesco a sentire.

-Mi chiamo Aron.

Non mi volto, ascolto le sue parole e continuo ad andare verso la cucina, mi fermo davanti a mio padre che intanto chiacchierava con gli altri.

-Grazie mille, era tutto molto buono. Mi dispiace ma ora devo andare, papà io sono in camera mia a studiare e ti prego non entrare, vorrei concentrarmi.

[...]

Eccomi finalmente arrivata al mio amato bosco che si trova a pochi metri da casa mia, circa nove minuti dopo la scuola. Arrivarci non è semplicissimo, ce ne vuole di tempo, ma ne vale la pena.

La luce della luna piena illumina il mio cammino facendomi così raggiungere il luogo perfetto senza farmi infilare il piede in qualche sbagliato punto.

Le stelle che splendono e il lungo manto blu che da poche ore prese il posto di quello azzurro, rende l'atmosfera quasi romantica, non si vede tanto bene però ed è per questo che con me porto sempre il cellulare, una torcia può essermi utile.

Mi siedo sul terreno appoggiando la testa e la schiena su un albero e dal mio zaino prendo qualche foglio e una matita e iniziando a scrivere.

“l'importanza di sorridere.”

a volte nella vita
Succedono cose
Non si sa il perché
Nel il modo
Ma succedono.
A volte nella vita
Muoiono persone
Succede all'improvviso
Proprio come l'amore.
A volte nella vita
Ci si innamora
Succede quasi a tutti
Succede da una vita.
A volte nella vita
Capita di piangere
Non rende le persone fragili
Ci rede solo umani.
A volte nella vita
Succedono cose
Non si sa il motivo
Non si sa il come
Succedono e basta.
A volte nella vita
Arrivano persone
Lo fanno magicamente
Lo fanno con passione.
A volte nella vita
Capita di odiarsi
Succede per paura
Succede ormai da anni.
A volte nella vita
Succedono cose
Aiutami a capire
Solo quando e come.
A volte nella vita
Capita di vivere
In pochi capiscono
L'importanza di sorridere.
Rit.
E allora dona un sorriso
A me che non sorrido più
A me quando piango
Il motivo sei tu.
E allora donami uno sguardo
Il più dolce, il più bastardo
Dona anche a me
Una ragione per capire
L'importanza di sorridere”

Sento le lacrime minacciare di scendere dai miei occhi, non me le asciugo, quando sono qui non trovo il bisogno di asciugarmi le lacrime, è il mio posto, l'unico in cui posso essere me stessa senza paura di cio che possano pensare gli altri di me, di ciò che scrivo.

I miei testi sono la cosa più segreta che ho, non permetterei mai a nessuno di leggerli, scoprirebbero un lato di me che preferirei rimanesse nascosto. Non voglio sembrare una qualunque ragazza delle fanfiction di wattpad, sembrerei quasi un incrocio tra Hope e Destiny. Senza offesa, ovviamente.

tra il freddo e il gelo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora