4.Qualcosa di sospetto

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Mi era mancata la sensazione del vento che mi scompiglia i capelli mentre pedalo sulla mia bici.
L'aria temperata di Portland è una delle cose che più amo di questa città.
Mi dirigo verso casa, e sono quasi vicina;
svolto l'angolo, e mi ritrovo la residenza Thompson a qualche isolato.
Mi fermo davanti al cancello verde e scendo dalla bici. Mi tolgo il casco, lo allaccio ai manici e la accompagno dentro.
Percorro il viale dei ciottoli e quando arrivo davanti alle scalette del porticato, trovo Josie Marple seduta sulla dondola di zia Clare.
Mi sta fissando con le lacrime agli occhi, e sembra aver abbattuto ogni barriera.
"Ciao Maggie."
Sta singhiozzando.
Io non riesco a dire nulla: non me l'aspettavo.
Allora si alza in piedi, scende dal porticato, e senza abbassare lo sguardo si getta addosso regalandomi un abbraccio energico.
Abbandono la bici che cade rumorosamente sul prato, e ricambio l'abbraccio di Josie.
"Scusami." Le sussurro mentre la sento piangere sulla mia spalla.
"Mi dispiace, ti chiedo scusa, mi dispiace."
E anch'io piango.
Perché adesso ho capito.
Ho lasciato che il dolore si prendesse ogni parte buona di me, e quindi ogni cosa buona che avessi nella vita.
Non sopportavo il modo in cui mi sentivo, e non volevo che qualcun altro percepisse le mie debolezze, la mia vulnerabilità.
Mi sono chiusa inconsapevolmente in me stessa, lasciando fuori chiunque mi volesse bene.
Quando ci separiamo dal nostro abbraccio, mi accorgo delle profonde occhiaie sotto i suoi occhi, ha le guance bluastre e un'espressione esausta.
"Sai cosa ci vuole adesso?"
Mi asciugo le lacrime in fretta.
Lei scuote la testa mentre cerca di respirare regolarmente.
"Un bel gelato."
Le sorrido con tutto il mio cuore,
perché Josie occupa un'immensa parte del mio cuore.
Sento la porta aprirsi, zia Clare compare sulla soglia.
"Maggie... oh, scusate. Non volevo..."
Il suo sguardo si posa su di me, poi su Josie e allora capisce.
"Tranquilla zia Clare, noi... stavamo solo..."
Io e Jos scoppiamo a ridere.
Mi sembra di essermi catapultata indietro nel tempo;
Conosco Josie da quando ho memoria, non c'è stato un singolo avvenimento nella mia vita che non abbia condiviso con lei.
Benché siamo completamente diverse, a non abbiamo mai lasciato che nulla si mettesse tra di noi.
Realizzo che non si capisce mai davvero quanto una persona sia fondamentale per il tuo essere, fino a quando non trascorri intere giornate senza di lei.
Zia Clare sorride con noi, e poi si sporge ancor di più sul portico.
"Vi propongo una cosa – si mette con le braccia conserte e un'espressione entusiasta prende posto sul suo viso pulito – Mark ha comprato il gelato, e io ho preparato il soufflé alle patate. Che ne dite se ti aggiungi alla nostra serata?"
"Ne sarei davvero felice."
Afferma Josie. Mentre mia zia ci invita ad entrare Jos mi sorride ancora e prendendomi la mano mi accompagna dentro.
Era come se non fosse successo nulla,
un perfetto giovedì sera con la mia migliore amica, anche se al posto dei miei genitori, c'erano i miei zii.
Zio Mark era ancora pessimo nel raccontare barzellette che facevano ridere solo zia Clare, Josie mangiò tutto quello che c'era da mangiare.
Era tutto perfetto, era tutto come una volta, tranne che per Danny.
Mancava lui, mancava il mio migliore amico.
Senza di lui, mi sentivo come un quadro pronto a metà.

Io e Josie siamo rimaste a parlare fino a tarda sera.
Ci siamo raccontate così tante cose che, a fine serata, mi faceva male la gola per aver parlato così tanto.
"Mi sono iscritta alla scuola di recitazione, e il prossimo mese debutto in una commedia in cui sono la protagonista. Ci pensi Mag? E' la mia prima commedia da protagonista!"
I suoi occhi erano talmente entusiaste mentre mi raccontava di come, nonostante i suoi genitori le abbiano sempre programmato la vita, alla fine sia riuscita a scegliere ciò che voleva, che quasi la invidiavo.
Mi ha raccontato che il prossimo mese reciterà Madama Butterfly e che lei sarà Cho-Cho San: la protagonista.
Quasi inevitabilmente, penso al rovesciamento della medaglia:
Josie ha sempre vissuto sotto l'ombra di ciò che i suoi genitori le imponevano.
Volevano che fosse una studentessa modello, e così è stato.
Doveva essere la capo-cheerleader più giovane che la High School of Portland avesse mai avuto, e così è stato.
Usciva solo con i ragazzi che suo padre sceglieva per lei.
A volte pensavo che prima o poi sarebbe esplosa, come una vasca che continui a riempire, nonostante sia già satura.
Adesso si rompe, pensavo, adesso esce fuori di testa e si ribella.
Vedevo l'insoddisfazione nei suoi occhi ogni qual volta faceva qualcosa che le veniva imposto.
"Papà sarà felice se lo faccio." Rispondeva quando le chiedevo perché lo facesse.
Mi sono sempre chiesta quando, esattamente, hanno iniziato a programmarle la vita.
Ma soprattutto, quando Josie ha pensato che fosse giusto così nonostante non fosse felice.
Solo al terzo anno, scoprì che era entrata nel club del cinema.
"Vado alle prove, Maggie, ci vediamo dopo!" E i suoi occhi brillavano, e il sorriso le irradiava il viso.
Sapere che, finalmente, era riuscita ad uscire dalla gabbia mi rendeva così fiera di lei.
Beh, adesso sono io ad aver preso posto nella sua gabbia.
Ma nessuno me l'ha imposto, nessuno mi dice cosa devo fare, cosa devo dire, come comportarmi.
Ho costruito da me la gabbia in cui vivo, forse come difesa, o forse perché non avevo mai vissuto un dolore così grande.
Sono sempre stata libera di essere chi volevo: la prima della classe, la migliore amica di Josie, la sorella di Danny, la figlia perfetta, la nipote perfetta, la più desiderata e ambita. Ho sempre avuto tutto ciò che desideravo, nulla mi era mai stato negato: né una famiglia, né una casa sicura, nemmeno la felicità.
Vivere all'interno di una specie di "campana di vetro" mi ha tenuta al sicuro per tutti questi anni; trovarmi completamente scoperta, all'improvviso, mi ha sconvolto la vita.
Sognavo di diventare una giornalista, ero stata ammessa alla Brown senza difficoltà: scrivevo molti articoli di cronaca per il quotidiano di Portland e ciò ha permesso alla Brown di "tenermi d'occhio", come si suole dire in questi casi.
Dopo la morte dei miei: niente Brown, niente sogni;
Mi sono guadagnata da vivere a Boston come segreteria di uno studio medico, mi garantiva un posto fisso, orari di lavoro discreti, insoddisfazione quotidiana.
Ogni sera tornavo a casa, mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo più.
La spensierata ragazzina di Portland piena di sogni e progetti adesso è una ragazza cinica, codarda e frivola.
Ho lasciato che il dolore mi cambiasse in modo così repentino da non essere riuscita a tirare le redini.
Ho pensato a questo per tutto il tempo, anche adesso che Josie è andata via e io sono rimasta a dondolarmi sul porticato.
Clare e Mark sono andati a dormire già da un'ora, io ho scelto di rimanere un po' qui a pensare.
L'aria fresca mi costringe a rannicchiarmi sulla dondola, mi porto le ginocchia al petto e ci appoggio il mento, come se riuscissi a racchiudermi interamente.
A quest'ora della notte, nonostante questo quartiere sia sempre molto trafficato, non si vede passare più nessuno: una totale serenità.
Il cigolio della dondola è l'unico rumore che mi regala un ritmo scandito, ripetitivo, sicuro.
Fino a quando non sento un fruscio insolito,
sollevo subito la testa e mi guardo intorno.
Il giardino è completamente al buio, quindi è abbastanza inutile cercare di avvistare qualcosa.
Non c'è motivo di spaventarsi, sarà qualche uccellino o qualche scoiattolo.
Ma lo sento ancora una volta e stavolta mi sembra più vicino.
Dovrei alzarmi, ritornare dentro, ma continuo a guardarmi intorno.
Scendo i piedi a terra e faccio in modo che il rumore della dondola cessi di essere l'unico, e aspetto di sentire nuovamente il fruscio.
Guardo a sinistra, sono quasi sicura che provenga da lì; stringo lo sguardo e cerco di focalizzare nonostante il buio.
Poi mi volto a destra con l'intenzione di fare la stessa cosa ma la figura di un persona, lì dove prima non c'era nulla, provoca in me uno strillo improvvisato.
E' Kyle, si è materializzato sulla veranda in modo quasi surreale. Sono sicura di non averlo sentito arrivare.
Mi tappa la bocca con una rapidità inaspettata,
la sua mano profuma di sapone al muschio bianco.
I suoi occhi scuri sono a pochi centimetri dai miei, e mi sembra di vederci lo stesso buio che pervade tutto il giardino.
Gli strappo via la mano con forza.
"Sei per caso impazzito?"
Cerco di urlare sotto voce.
Kyle non risponde, ma scoppia in una risata chiassosa.
Sopra di me, sento aprirsi una finestra.
Allora mi ricordo che la camera da letto dei miei zii è proprio sopra di me, sicuramente avranno sentito.
Mi alzo immediatamente e spingo Kyle contro il muro della veranda, proprio accanto alla dondola.
La mia mano rimane pressata sul suo petto.
"Ehi Maggie!" Alzo la testa e vedo zio Mark sporgersi dalla finestra.
"Cos'è stato?" Mi chiede.
"Oh nulla Mark, uno scoiattolo mi ha fatto spaventare, scusatemi non volevo svegliarvi."
Non risponde subito, probabilmente ha ancora la lucidità impasticciata dal sonno.
"Buona notte."
Dice, e rientrando chiude la finestra.
"Notte."
Nel momento in cui sono certa che la finestra sia chiusa, abbasso lo sguardo e trovo Kyle a fissarmi.
Fissa la mia mano ancora premuta sul suo petto, lo sguardo è indecifrabile.
Mi accorgo della situazione davvero imbarazzante e tolgo via la mano.
"Che cazzo ci fai qui?"
Cerco di urlare sotto voce.
"Sono le due di notte e..."
"Non avevo sonno."
Si giustifica, allontanandosi dal muro.
Ma io lo fermo, respingendolo di nuovo sotto la facciata della finestra.
"Rimani qui, Mark potrebbe riuscire e se ti trovasse potrebbe davvero fraintendere."
Non riesco a guardarlo negli occhi, sono talmente neri da farmi impressione.
"E che cosa potrebbe fraintendere?" Ride di nuovo, ricominciando a farmi incazzare.
"Smettila Kyle!" Sbotto. "Cosa vuoi?" Mi metto a braccia conserte e cerco di essere quanto più autoritaria possibile.
"Perché sei venuta a casa di Dan?"
Devo dire che questa non me l'aspettavo.
Roteo gli occhi come di mia consuetudine quando cerco di aggirare la domanda.
"Scusami?"
"Sei per caso sorda? Hai sentito quello che ho detto."
E' sempre così brusco da riuscire a infastidire perfino un santo.
"Sono le due di notte, e tu sei venuto fin qui perché vuoi sapere che cosa sia venuta a fare a casa di Dan?"
Rispondere con un'altra domanda ad una domanda di solito sposta il focus d'attenzione, funzionava con mio padre per sfuggire alle mie bravate, figuriamoci se non funziona con Kyle.
"Cheryl mi ha detto che mi cercavi."
E invece no. Stavolta non ha funzionato.
Non ha abbassato lo sguardo nemmeno un secondo da quando ha iniziato a parlare.
Si sta comportando in modo davvero strano.
Cerco nella mia mente, ma non trovo nessun altro modo per non dire la verità.
"Non è ovvio Kyle?" Ma lui aggrotta la fronte, come se cercasse di non farsi distrarre.
"Non potevo mica dire alla madre di Danny che ero lì perché ero presa da un colpo di nostalgia!"
Mi rendo conto di quanto sia diventata pessima a mentire,
ma confido nel fatto di essere una sconosciuta per Kyle.
Allora cerco d'interrompere il contatto visivo, mi allontano, e lui è ancora lì che mi fissa.
"Sei davvero una pessima bugiarda."
Confessa con tono piatto e gli occhi stretti.
"E' in questo modo che ti sei portata a letto Danny dopo che lui ti ha detto che ti amava?"
Non riesco a credere alle mie orecchie.
"Scusami?"
"Quindi sei davvero sorda."
Ribadisce, come se fosse davvero infastidito.
Il suo sguardo è teso, così come la sua mascella.
Prorompo in una risata amara.
"A che gioco stai giocando?"
Ho alzato la voce, ma non m'importa.
"Vuoi farmi sentire una merda? Vuoi che mi senta in colpa?"
Sento il groppo salirmi in gola, gli occhi cominciano a inumidirsi.
"Tu non sai niente – voglio che tutto il mio dolore si riversi nei suoi occhi – non sai quello che ho passato, come mi sono sentita. Dopo la loro morte nulla sarebbe più stato lo stesso, neanche io sarei stata più la stessa. Dovevo andarmene per..."
"Per fare cosa? Per ritrovare te stessa?! Per superare il dolore?"
Irrompe avanzo verso di me.
Mi sta deridendo.
Non è il solito modo di prendermi in giro, è davvero serio: pensa quello che sta dicendo.
"Sei stata solo una codarda."
Lo afferma scomponendosi.
I suoi occhi sono duri, severi e la mascella quadrata è tesa.
"Non è vero."
Replico immediatamente.
"Oh ma fammi il piacere!" Alza gli occhi al cielo, fa un giro su sé stesso e torna a bloccare il contatto visivo.
"Avevi ancora i tuoi zii, Jones. E i tuoi amici, e avevi Danny. Non eri sola, non sei mai stata sola. Ma hai voluto comportarti come una stupida ragazzina viziata a cui è stato strappato il giocattolo preferito!"
Sta ancora avanzando e man mano mi costringe ad alzare la testa a causa della sua altezza.
Non riesco a dire nulla.
Non ho modo di ribattere.
Perché ha ragione.
Kyle ha ragione.
"Non so che fine abbia fatto Maggie Jones, ma di certo non sei tu quella che Danny si aspetta di trovare quando si sveglierà."
Non riesco più a sentire le sue parole. Socchiudo gli occhi e scoppio a piangere.
Mi sento di nuovo come questa mattina: scoperta. Nel modo più vero e profondo del termine.
Mi sento esattamente come chi è stato beccato in pieno nel momento esatto in cui ruba le caramelle.
Beccata. Scoperta. Rivelata.
Apro gli occhi e Kyle non c'è più.
Mi volto e non c'è più.
Mi chiedo come riesca a non farsi sentire.
Non è esattamente fragile e piccolino, si riuscirebbe a distinguere anche a chilometri di distanza.
Eppure, così come silenziosamente è arrivato, silenziosamente se n'è andato.
Non ho dormito granché quella notte, le parole di Kyle mi risuonavano in testa come un tamburo, facendomi persino piangere.

Alle sette sono già sveglia,
mi faccio una doccia, indosso un completino da corsa e sono pronta per schiarirmi le idee.
Giro intorno al quartiere mentre mi rimbomba nelle orecchie Rescue me de i One Republic.
Holly mi ha insegnato a sfogare le mie preoccupazioni nella corsa in alternativa alla mia riluttanza ad affrontarli.
A Boston mi è stato utile, e spero che lo sia anche oggi.
Quando torno a casa sono già le otto e trenta, varco la soglia del cancello verde e mi accorgo del gran fracasso che proviene da dietro la casa.
Incuriosita, vado a controllare.
"Vai così, lo tengo!"
E' la voce di Mark, proviene dallo stesso punto del fracasso.
Zio Mark indossa una canottiera grigia, bermuda e scarpe da lavoro, è chino con le braccia tese intento a tenere fermo un grande pezzo di legno chiaro dalla forma rettangolare, all'altra estremità del legno: Kyle Black, non indossa nessuna canottiera, solo dei pantaloncini di tuta blu scuro e scarpe da ginnastica.
Sta tagliando con il motosega il pezzo di legno, i muscoli sono tesi e non ho visto mai un'espressione così seria sul suo volto.
"Buongiorno tesoro!"
Zia Clare arriva alle mie spalle, indossa un vestitino a fiori e un cappello di paglia.
"Che ci fa lui qui? E che sta facendo Mark con..."
"Oh non te l'ho detto? Avevo intenzione di sistemare la casetta in legno, magari fare una piccola aria relax e Kyle si è proposto di aiutarmi."
Non mi rivolge nessuno sguardo, osserva la scena di due uomini, decisamente sexy, nel loro habitat naturale e si lascia quasi commuovere.
"Si è proposto?"
Enfatizzo il verbo.
Solo in quel momento mi guarda.
"Si, certo! L'ho incontrato l'altro giorno in... sai quei negozi in cui vendono cianfrusaglie per le riparazioni?" Attende che annuisca prima di continuare.
"Proprio lì, e parlando del più e del meno gli ho detto che avevo intenzione di..."
"So di Kyle."
Clare si fa subito seria.
"Cosa?" Ribatte immediatamente. "Sai cosa?"
"Il fidanzato di Karen, il cimitero, so tutto."
Sul viso di mia zia fa capolino un'inaspettata agitazione.
"Come lo sai?"
Mi chiedo perché tratti la questione come se fosse un segreto di Stato.
"Beh, me lo ha detto Mark ieri mentre..."
"E' vero." Mi blocca. "Kyle ha commesso degli errori, ma non è per questo che mi sta aiutando. Che ne dici se ne parliamo più tardi? Prometto che ti spiegherò tutto."
Le mani di zia Clare stringono le mie braccia, come a volermi rassicurare.
Poi si allontana, raggiungendo Mark, le suggerisce qualcosa all'orecchio distraendo entrambi gli uomini dal loro lavoro.
E' solo allora che Kyle si accorge di me,
si accorge che indosso un completino sportivo,
un tipo di completino che la vecchia Maggie Jones non avrebbe mai indossato: pantaloncino corto, reggiseno sportivo.
Ho fatto molta palestra, ho messo su qualche chilo, e non ho più il fisico striminzito di una volta,
non è la prima volta che un ragazzo mi guarda come sta facendo adesso Kyle,
sorpreso e stupito.
Mi volto,
ripercorro il viale di casa ed entro.
Mentre mi verso da bere sento il cellulare squillarmi: Holly mi sta facendo una videochiamata.
"Buongiorno splendore!"
Faccio un abile salto e mi siedo sul tavolo in legno, dando le spalle alla porta d'ingresso.
L'immagine di Holly mi illumina immediatamente il cuore,
vorrei tanto che fosse qui.
"Che bello vederti!"
"Anche per me Holly, scusami se non ti ho più chiamato ma ho avuto parecchio da fare!"
"Non preoccuparti Mag, come sta il tuo adorato Daniel?"
Nell'esatto momento in cui sto per rispondere, sullo schermo del cellulare, proprio accanto alla mia faccia, appare Kyle entrare dalla porta.
Anche Holly si accorge di Kyle e del suo petto nudo che non riesce mica a passare inosservato.
"E'.. stabile, cioè non ci sono risvolti, è ... stabile."
Ma Holly non mi sta più ascoltando, ha spalancato gli occhi fissando un punto alle mie spalle: segue la figura di Kyle che, ignaro della mia presenza, si avvia verso il soggiorno; dall'altra parte della stanza.
"E' quel gran figo chi è?"
Solo allora si volta,
il suo sguardo scruta la situazione e ci mette pochi secondi a capire.
Scendo dal tavolo, cercando di ignorare ciò che è appena successo mentre il solito ghigno divertito comincia a venire fuori.
"Nessuno." Rispondo immediatamente.
"E' solo... l'amico di Dan."
Sto già salendo le scale, mentre Kyle mi segue con lo sguardo.
Sento i suoi pensieri farmi peso sulle spalle.
"Parli di quell'amico di Danny? Non mi hai detto che era un tale figo!"
"Okay Holly, adesso basta, aspetta un attimo, cazzo!"
Entro in stanza,
e chiudo immediatamente la porta.
"Perché hai quella faccia?"
Sono paonazza in viso, imbarazzata come non lo sono mai stata.
"Sei per caso impazzita?"
Aggrotto la fronte.
"Che c'è? Sai come la penso: se c'è qualcosa da dire, si deve dire e basta."
Mi dirigo verso la finestra che sporge sul giardino in cui Mark e Clare stanno parlando animatamente, vedo che Kyle li raggiunge e mi rassicuro.
"Non con Kyle. Lui è un vero stronzo."
Affermo, ritornando a guardare l'immagine di Holly.
"Stronzo o meno, non vorrai mica dirmi che non è davvero..."
"Holly va bene così. Ho capito."
Parlare di Kyle come se fosse un ragazzo qualunque mi fa sentire davvero a disagio.
L'immagine del suo petto nudo, scolpito, talmente bianco da sembrare il David di Michelangelo è ancora stampato nella mia testa.
Non ho mai pensato a lui in quel modo.
"Oh mio Dio, stai per caso arrossendo?"
"Okay Holly adesso devo... andare, ti chiamo più tardi okay?"
Ho bisogno di una doccia fredda e di lavare via quest'immenso imbarazzo.
"Non sbavare troppo Mag!"

La doccia fredda dura più del previsto,
la verità è che prendo tempo,
spero che Kyle sia andato via in modo da evitare ciò che non avrei saputo come affrontare.
Capisco che è il momento di uscire dalla doccia, ma non appena mi avvolgo nell'asciugamano ricordo di non aver preso il cambio pulito.
Strizzo per bene i capelli, in modo che non gocciolino, indosso i miei infradito ed esco dal bagno.
Prima ancora di pensare al cambio pulito, mi dirigo verso la finestra.
Ti prego, fa che non ci sia più.
Fa che sia andato via.
E invece, ciò che vedo, mi fa quasi cadere la mascella sul pavimento.
Kyle, Mark e Clare sono il perfetto ritratto di un gruppo di amici che, in memoria di anni d'amicizia, decidono di risistemare una vecchia casetta.
Mi chiedo quale sia stato l'esatto momento in cui Kyle Black sia diventato il migliore amico dei miei zii.
Ridono, si raccontano a vicenda e ridono ancora.
Questo è un incubo.
Ma vengo beccata, Kyle ha sollevato il viso per caso,
e per caso,
ha incontrato i miei occhi.
Mi ritraggo immediatamente, ma non faccio in tempo a mascherare il mio imbarazzo.
Dieci minuti dopo aver indossato vestiti puliti, sto pettinando i capelli allo specchio quando sento qualcuno bussare alla mia porta.
"Cazzo."
Immediatamente penso che sia Kyle,
deciso a deridermi per le parole di Holly e per averlo spiato dalla finestra.
Che stupida che sei, Jones!
Non mi muovo, mentre penso a come avrei potuto evitare la situazione.
Bussano di nuovo, più vigorosamente.
"Ehi Mag, ci sei? Sono Josie."
Ecco che risalgo a galla dall'apnea profonda.
Corro ad aprire, e mi sento quasi sollevata quando vedo la mia migliore amica.
"Mi spieghi perché Kyle è a petto nudo nel giardino di tua zia?"
Dalla sua espressione sorpresa noto che anche per lei, questa situazione, deve risultarle davvero insolita.

"Devo dire che è davvero strano."
Esordisce Josie dopo un lungo silenzio.
"Non che lui stia davvero aiutando tua zia, probabilmente gli ha salvato il culo da qualche anno di galera e adesso si sente in debito con lei – continua, mentre io asciugo i capelli con il phon – è strano che sia così.... severo con te."
Allora spengo il phon, perché le parole di Josie sono sempre state importanti per me.
Mi siedo accanto a lei sul mio letto mentre cerco di elaborare quello che dice.
"Non capisco cosa ci facesse al Rocky bar, non è un posto che è solito frequentare."
Sta fissando un punto nel vuoto e di tanto in tanto aggrotta la fronte.
"E non mi spiego per quale motivo abbia deciso di venire a casa tua per farti la paternale nel bel mezzo della notte."
Si massaggia il mento come se potesse aiutarla a scoprire la verità.
"Io e Kyle abbiamo sempre litigato per cose futili, ma non mi ha mai parlato così severamente come..."
"E' ovvio Mag, non c'è altra spiegazione!" M'interrompe, alzandosi in piedi.
"Cos'è ovvio?"
"Tu gli piaci."
Poggia le mani sui fianchi e sposta il peso su un piede.
Indossa una salopette in jeans, le Superga azzurre e una t-shirt di un bianco sporco.
"Sei per caso impazzita?"
Stringo lo sguardo.
"Oh ma dai Mag, è il tipico atteggiamento di chi prova un interesse particolare ma non riesce a dimostrarlo in un altro modo se non quello di essere scortese!"
Kyle che ha una cotta per me è la cosa più assurda che potessi mai pensare.
"Frena, frena, frena!- mi alzo in piedi - Non ha alcun senso Jos, stiamo parlando di Kyle, ricordi? Kyle Black, il più prepotente dei prepotenti che non ha un cuore, o se ce l'ha, non è sicuramente pieno di bontà e altruismo, quindi no!
Non può essere."
Allora Josie si mette con le braccia conserte e mi rivolge uno sguardo di rimprovero.
"Kyle ha passato l'inferno Mag." Afferma. "Chiunque smetterebbe di avere un cuore."
Le sue parole mi zittiscono, all'istante.
"Kyle è prepotente, arrogante, sa essere davvero uno stronzo." Aggiunge.
"Ma ha un cuore, qualcuno gli ha fatto davvero male e ha deciso di spegnerlo, tutto qui."
E' questo il potere di Josie, riesce sempre a scoprire gli orpelli più nascosti, a vedere sempre l'altra faccia della medaglia, a comprendere che non vi è mai una sola verità.
Forse ha ragione, forse il comportamento di Kyle è una maschera per proteggersi, ma non so da chi, da cosa, e non so nemmeno se ho voglia di scoprirlo.
Per tutti questi anni Kyle è sempre stato il "nemico", l'amico di Danny che non meritava considerazione.
Eppure, se ci penso un attimo, non ricordo il motivo per cui lo odio.
E' brusco, è vero,
è sempre di malumore, dice le cose sbagliate nel modo più sbagliato,
non gli importa di ciò che la gente pensa di lui, ma non è una brutta persona.
E a parte i piccoli battibecchi, le prese in giro, e le piccole ostilità da liceali, non ricordo quale sia il motivo per cui provo tanta avversione nei suoi confronti.
"Okay, smettila di torturarti Mag." Posa le mani sulle mie spalle distendendo le braccia e guardandomi dritta negli occhi. "Non pensarci più. Adesso devi solo pensare a Danny, in fondo è il vero motivo per cui sei tornata, no?"
Ci sto un po' ad annuire perché le parole di Josie mi hanno davvero confusa.
"Stasera Quentin ha organizzato un falò in spiaggia proprio per supportare Daniel, e noi ci andremo, te la senti?"
"Chi è Quentin?"
Le chiedo.
"Quentin Yumiky, fratello maggiore di Tala, una ragazza che ho conosciuto a teatro qualche mese fa."
Mi spiega mentre gironzola per la stanza, scrutandola.
"Quentin conosce Danny?"
I miei occhi la seguono per la stanza.
"Era... era con lui quando ha avuto l'incidente."
Si ferma davanti alla mia libreria, la sua attenzione è attirata da una foto che incornicia Danny, me e Josie durante una gita in campeggio al secondo liceo.
La prende in mano e accarezza il viso di Daniel.
"Ha creato l'evento su Facebook – la riposa e si volta verso di me – sembra che partecipi tanta gente."
I suoi occhi sono lucidi e nonostante possa apparire del tutto normale data la situazione di Danny, ho come l'impressione che ci sia di più.
Josie piange raramente, deve tenere a qualcuno in modo molto particolare perché succeda.
"Adesso devo andare." I suoi occhi hanno cominciato a lacrimare, se li asciuga repentinamente.  "Ci vediamo stasera, okay?"
Mi da un abbraccio veloce e non ho il tempo di dire altro, è già uscita dalla stanza.



















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