5.Come calamite

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Ho cercato di evitare Kyle per tutto il giorno.
Cosa abbastanza ardua dato che non ha lasciato casa mia neanche un momento.
Clare mi ha spiegato che Kyle ha avuto qualche problema di "violenza" con la sua famiglia,
e l'unico modo che ha per non passare le sue giornate agli arresti domiciliari è impegnarlo nel sociale.
Motivo per cui, ha firmato un contratto con il tribunale che prevede lo svolgimento di un tot di ore settimanali in "lavoretti per la comunità" tra cui rientra la ristrutturazione della casetta abbandonata situata sotto la mia finestra.
"Quindi per favore Maggie, non scagliarti su Kyle come una furia. Sta passando un momento difficile."
Mi ha detto con lo stesso tono di chi vuole mettere in guardia un bambino.
Io non mi scaglio su Kyle come una furia! (A meno che lui non mi costringa)
Avevo passato il resto della mattina in ospedale da Danny, quindi ero sfuggita a Kyle in modo impeccabile.
Superare il pranzo è stato più o meno facile,
i miei zii sono famosi per essere logorroici in qualsiasi momento della giornata,
cosa che mi ha reso piuttosto facile stare in silenzio per la maggior parte del tempo, e ho scoperto che farmi vedere sempre con la bocca piena mi permette di sfuggire a qualsiasi tentativo di fare conversazione.
Il pomeriggio è stato un po' più difficile,
Mark e Clare sono usciti per qualche ora,
e ho temuto per tutto il tempo che Kyle salisse al piano di sopra e che, per qualunque ragione, pensasse di rivolgermi la parola.
E allora sarei davvero andata nel panico, perché avrei pensato alle parole di Josie per tutto il tempo, per non parlare della figuraccia durante la video chiamata con Holly.
No, non poteva in alcun modo accadere.
Quindi ho lasciato che la playlist di Spotify fosse l'unico suono che riuscissi a sentire.
In fondo avrei dovuto sopportare solo altre due ore: alle otto sarei uscita con Josie e Tala per cenare insieme e poi avremmo raggiunto gli altri al falò.
Non era poi così difficile.
Avevo tempo per la prima volta da quando ero arrivata,
quindi mi sono permessa di scegliere con calma cosa indossare, come arrangiare i capelli e di farmi trasportare anche dalla musica.
Ecco che adesso è partita una delle canzoni che più adoro del momento: Bad Guy.
Arriva il ritornello,
lascio che le parole mi entrino sin dentro le ossa e che fuoriescono seguendo il ritmo della cantante, Billie Eilish, un vero fenomeno.
Ho in mano una gruccia dei vestiti e la utilizzo come microfono mentre canto la strofa che più mi colpisce, non mi accorgo di nulla, sento solo la musica:
"I like it when you take control
Even if you know that you don't
Own me, I'll let you play the role
I'll be your animal
"
Muovo i fianchi a ritmo di musica, indosso una semplice canottiera blu notte che mi copre il sedere quanto basta, quindi il movimento è del tutto fluido.
"My mommy likes to sing along with me
But she won't sing this song
If she reads all the lyrics
She'll pity the men I know"
Roteo le spalle mandandole ora avanti, ora indietro.
La canzone esplode di nuovo nel ritornello e faccio un giro su me stessa.
Mentre roteo, mi accorgo che non sono più sola.
"Oh mio Dio!"
Kyle è appoggiato allo stipite della porta, alla quale fino a poco fa davo le spalle, le braccia incrociate in una posizione da spettatore, con una mano si accarezza il labbro inferiore.
Abbasso immediatamente la musica mentre sento il fiato arrancare per lo spavento.
Non ho chiuso la porta a chiave. Che cazzo.
La musica si abbassa, e lo sento applaudire.
Tre applausi; le labbra stanno per esplodere in un ghigno malizioso, i suoi occhi sono fissi su di me, non batte ciglio.
"Non ti hanno insegnato a bussare?"
Mi porto una mano sul fianco, costringendo la canottiera ad accorciarsi,
Kyle se ne accorge, i suoi occhi neri si precipitano sulle mie gambe per poi risalire fino ad incrociare il mio sguardo.
Mi sento avvampare.
Letteralmente bruciare.
Per quale cazzo di motivo non ho messo i pantaloncini?
Beh, adesso è troppo tardi. 
"Ti... ti serviva qualcosa?"
Scelgo l'indifferenza, di solito funziona.
Ci sta un po' a rispondermi e quando lo fa si è già scostato dallo stipite e ha messo le mani in tasca, come a suo solito.
"No." Risponde secco.
Fa un passo verso di me.
Non sbatte gli occhi nemmeno un secondo, non interrompe il contatto visivo.
Merda.
"Mi stavo solo chiedendo – fa un altro passo verso di me – se per caso – e un altro ancora – mi stessi evitando."
Il suo tono di voce è sempre piuttosto roco e profondo, ma adesso è più intenso che mai.
Non riesco a spostarmi, non riesco a muovermi, nonostante ogni fibra del mio corpo mi stia suggerendo di correre in un'altra stanza, mi limito a spostare il peso da un piede all'altro come se stessi barcollando.
"Evitarti?"
Assumo l'espressione più sorpresa che riesco, abbasso lo sguardo ripetutamente.
"Per quale motivo dovrei... evitarti?"
Mi scruta in silenzio, un silenzio che fa un rumore assordante, mi brucia i timpani.
Fa un altro passo verso di me, siamo vicini, costringendomi ad alzare il capo per mantenere il contatto visivo.
"Non lo so, Jones."
Stringe lo sguardo, e mi chiedo dove iniziasse l'iride e dove finisse la pupilla.
"E' quello che sto cercando di capire."
L'aria si fa strana,
lo sguardo di Kyle si è fatto intenso,
sento le mani sudarmi in modo incontrollato,
e non siamo mai stati così vicini.
No, no, no, no.
"In qualsiasi caso, penso che tu adesso debba andare via, adesso."
Mi precipito con le mani sul suo petto, lo trascino verso l'uscita.
Il ricciolo che gli ricade sulla fronte a causa dell'urto attira la mia attenzione e mi ipnotizza nel breve tratto fino alla porta.
"Saluto i miei zii per te, ciao Kyle."
Appena è fuori dalla soglia, chiudo immediatamente la porta e, stavolta, serro la chiave.
Mi accascio immediatamente sul letto, come se fino ad allora fossi stata in piedi per forza.
Ho le mani che mi sudano, come se avessero ricevuto una potentissima scarica elettrica.

Prima di uscire, lascio un bigliettino attaccato al frigo in cui avviso Clare che avrei rincasato tardi. So bene di essere ormai un'adulta, ma certe abitudini non tramontano mai.
Raggiungo Josie e Tala al Pomons, il miglior pub di tutta Portland.
Sono già sedute al tavolo quando entro, e mi accorgo subito della bellissima ragazza seduta accanto alla mia amica.
"Non posso crederci, hai ancora quella bici?"
Mi chiede Josie una volta essere arrivata al loro tavolo.
"Credo ancora nella sostenibilità ecologica!"
Spiego, mentre mi tolgo la borsa a tracollo.
Tala si alza in piedi rivelandomi un sorriso bianchissimo.
"Io sono Tala, è un vero piacere conoscerti!"
Le stringo la mano, accorgendomi subito della sua accuratezza estetica.
"Sono Maggie, è un piacere anche per me."
Ci sediamo entrambe, e il cameriere ci porta subito i menù.
"Josie mi ha parlato così tanto di te in questi mesi, sono felice che avete chiarito."
Dai tratti particolari del suo viso deve per forza essere asiatica, magari coreana o forse filippina.
Ha dei lunghissimi capelli neri leggermente ondulati, un viso truccato ma pulito, sembra sofisticata.
"Anche io."
Le dico, mentre Jos mi sorride.
Durante la serata mi stupisco della semplicità di Tala Yumiky, nonostante il suo aspetto trasudasse complessità e raffinatezza mangia il trancio di pizza con le mani e non le importa delle mani sudicie di salsa yogurt.
Due ore dopo, siamo sulla riva del lago Willamette.
Josie aveva ragione, c'è davvero un sacco di gente sparpagliata intorno al gigantesco falò.
"Venite, Quentin è lì."
C'informa Tala mentre scavalchiamo qualche scoglio di troppo.
Intravedo un ragazzo dai tratti simili a quelli di Tala che chiacchiera con altri due tipi che mi sembra di aver già visto.
"Ehi Tin, ci siamo anche noi."
Esordisce Tala, attirando l'attenzione del gruppo.
"Josie la conosci già – la indica - lei è..." "Maggie Jones."
Anticipa lui, rivolgendomi un profondo sguardo.
Aggrotto la fronte.
"Ci conosciamo?"
Cerco di ricordare ma il suo viso non mi dice proprio nulla.
"Beh in realtà no, ma è come se ti conoscessi."
La sua risposta mi confonde, e dalla mia fronte aggrottata si può ben capire.
"Scusalo Maggie, mio fratello vuole dire che Danny ha parlato tanto di te, quindi non sei del tutto una sconosciuta."
Spiega Tala, dopo aver lanciato un'occhiataccia a suo fratello.
Allora Quentin ride, ride come se volesse fare colpo su di me.
"Ti chiedo scusa, non sono bravo con le presentazioni."
Si è avvicinato e mi sta rivolgendo tutta la sua attenzione.
Ha gli stessi colori di Tala, un caschetto scuro, occhi neri e un visino piuttosto carino.
"Non preoccuparti." Mi limito a rispondere senza alcuna espressione. Non sono sicura che mi stia simpatico.
"Allora, come conosci Daniel?"
Gli chiedo senza indugio.
"Ci siamo conosciuti ad una festa circa un anno fa e da allora siamo diventati grandi amici." Essenziale e vago. "Sai mi ha parlato tanto di te – aggiunge poi, mentre io mi guardo intorno – penso che ti ami davvero."
"Io e Danny abbiamo una situazione complicata – asserisco, grattandomi la fronte – ma ci vogliamo molto bene, senza dubbio."
Non mi va di raccontare i miei fatti a uno sconosciuto, che per di più non m'ispira simpatia.
"E' davvero fortunato." Mi guardo di nuovo intorno, Josie e Tala si sono allontanate e non riesco a trovarle.
"Si, ha dei buoni amici." Le scorgo parlare con altri ragazzi mentre tengono in mano bicchieri colorati.
"Ha una bellissima ragazza." Quentin ottiene la mia attenzione.
"Noi... noi non stiamo insieme."
Come se stesse aspettando proprio quelle parole, si avvicina e mi accarezza il braccio scoperto.
"Che strano, ero proprio sicuro che fossi la sua ragazza."
Non so se è dovuto alla consapevolezza che Quentin fosse un amico di merda,
o se fosse perché credeva di poterci provare con me,
ma decisi di dargli uno spintone e allontanarlo da me all'istante.
"Sta al tuo posto."
Gli lancio la peggiore occhiataccia prima di allontanarmi.
"Ehi Maggie aspetta!" Mi viene dietro.
"Sei davvero un bell'amico! Ci stai provando con la ragazza di Daniel!"
Continuo a camminare, più veloce, voltandomi solo per guardarlo male.
"Ma hai appena detto che non sei la sua ragazza?!"
Mi fermo e mi rivolgo a bel-visino con lo sguardo più sgarbato che riuscissi a fare.
"Questo non ti autorizza a provarci con me! Idiota."
Confesso, e poi vado via, stavolta non mi segue mentre raggiungo Josie e Tala.
Mi accorgo che sembra più una festa in spiaggia che un falò per un ragazzo in coma, c'è chi sorseggia birra, alcool, e chi si diverte un po' troppo.
Anche Josie sembra comportarsi allo stesso modo.
"Ehi Mag, ti ricordi di Josh e Lucas? Andavano a scuola con noi."
Mi chiede non appena mi vede arrivare.
Mi indica i due bellocci che stanno parlando con lei e Tala, e sì, mi sembra di conoscerli.
"Wow Maggie, sei cambiata così tanto, se ti avessi incontrato per strada non ti avrei riconosciuta!"
Ridacchia Josh, dando una pacca al suo amico Lucas.
"Menomale che non sia successo allora!"
Smorzo subito quei sorrisini idioti, quindi si allontanano avendo recepito il messaggio.
"Ehi Mag, tutto bene?"
Mi chiede la mia amica con aria interrogatoria.
"Mi chiedi se va tutto bene?" Sono palesemente infastidita.
"Questa è una festa Josie,non è un falò di sostegno per Daniel. Non c'è niente che faccia pensare che sia tale."
"Ehi, adesso calmati Maggie." Posa il bicchiere di birra che tiene in mano e mi afferra le braccia.
"Cosa ti aspettavi di trovare? Un prete che recita una preghiera?"
Esordisce in una risata amara.
"Cosa? No! Stai bevendo della birra, come se fossimo a una cazzo di festa!
Per non parlare del fatto che metà di questa gente non conosce Danny come lo conosciamo noi. Lui non merita di essere preso in giro in questo modo!"
Mi libero dalla presa di Josie, infastidita e allo stesso tempo delusa dal suo frivolo interesse per la condizione del nostro amico.
"Tu non sai niente di Daniel." Lo dice con così tanta durezza da farmi spalancare gli occhi.
"Non sai delle sue nuove amicizie, né conosci questa gente, né sai quello che Daniel vorrebbe." Mi sta guardando con profondo disprezzo adesso.
"E tu si?" Replico con amarezza.
"Daniel non vorrebbe che noi ci comportassimo come se lui fosse già morto!"
Prorompe alzando la voce.
Qualcosa nei suoi occhi è cambiato, ma non riesco a decifrarlo.
"Bene allora, se vuoi continuare a festeggiare il coma di Danny fai pure, io me ne vado."
Josie mi richiama più volte mentre mi dirigo verso la strada, ma non mi volto, nemmeno una volta.
Decido di andare nell'unico posto in cui tutti dovremmo essere.

"Cosa significa che non posso vedere il signorino Donovan?"
Replico all'infermiera che continua a impedirmi di vedere Danny.
"Signorina mi dispiace, potrà visitare il paziente domani mattina a partire dalle otto. L'orario di visite è finito già da un po'."
Capisco che non è lei a dover decidere, ma al momento sento di avere così bisogno di stare accanto a Dan che mi viene quasi da piangere.
"E' inutile, c'ho già provato io."
Una voce famigliare cattura la mia attenzione,
mi volto verso il richiamo,
trovo Kyle in piedi davanti alle porte d'ingresso scorrevoli.
Indossa un giubbino leggero nero e un jeans blu scuro, ha le mani dentro le tasche e i riccioli scomposti.
Mi fa segno di uscire fuori, e decido di ascoltarlo.
Una brezza di aria fresca mi intrappola non appena esco nel parcheggio dell'ospedale.
Indosso un semplice vestitino con delle bretelline sottili,
e mai come adesso ho desiderato una giacca.
Kyle si siede sul muretto che contorna il parcheggio, e io faccio lo stesso.
"Che cosa fai qui?"
Gli chiedo stringendomi in me stessa per cercare di combattere l'aria fresca.
"Lo stesso motivo per cui tu sei qui."
Sta fissando un punto indefinito in basso.
I riccioli seguono il vento, ipnotizzandomi.
"Eri al falò, non è vero?"
Alza lo sguardo, e mi becca in pieno.
Ma stavolta non sogghigna, né sceglie di prendermi in giro, aspetta di ascoltare la mia risposta.
"Si." Abbasso lo sguardo, poi lo rialzo.
"Ma ho capito che quella gente non era lì per Danny, quindi sono andata via."
"Già."
Pronuncia sottovoce, riuscendo a malapena a percepirlo.
In questo preciso istante,
sento qualcosa agguantarmi lo stomaco,
la stessa sensazione che ho avvertito quando Mark mi ha raccontato dell'improvvisa rottura dell'equilibrio nella vita di Kyle.
Quella volta ho sentito distruggersi il filo che mi ha sempre tenuta dall'altra parte della strada, dall'altra parte della vita di Kyle.
Ho sentito quel filo rompersi in mille pezzi,
e poi, come fanno le calamite, sentirmi completamente fusa con il sentimento di abbandono di Kyle.
Allo stesso modo, adesso, sento la stessa identica fusione: so bene che la mia vita non potrebbe essere più la stessa se Danny non si risvegliasse, e sento con certezza assoluta che anche per Kyle è così.
"Hai conosciuto Quentin, posso dedurre."
Interrompe il filo dei miei pensieri.
"Un vero idiota."
Incrocio le gambe a penzoloni, e cerco di chiudermi ancora di più in me stessa.
"Lasciami indovinare – mi rivolge la sua attenzione– ci ha provato con te?!"
Ricambio il suo sguardo. "Come lo sai?"
Ritorna a guardare altrove, lasciandomi osservare il suo profilo.
Solo alcune lontane luci dei lampioni illuminano la scena,
ma la sua pelle chiara e pulita sembra brillare di più nella penombra.
"Non è difficile da immaginare." Azzarda una smorfia di disgusto.
"Pensava fossi la sua ragazza." Ritorna a guardarmi.
"E tu cos'hai risposto?"
Non c'è colore nel suo tono, ma i suoi occhi scrutano i miei come se attendesse impaziente di sapere cos'avevo risposto.
Abbasso lo sguardo per un secondo, poi ritorno a incrociare le sue iridi scure.
"Non sono la ragazza di Daniel, non lo sono mai stata."
Mi è quasi parso di averlo sentito sospirare, ma non ne sono del tutto sicura.
"Nonostante la mia vita, per molto tempo, abbia girato solo nella sua orbita, non penso che io e Danny potremmo mai essere più di quello che siamo sempre stati."
Non so perché lo stia dicendo ad alta voce,
proprio a Kyle.
E' un pensiero che è risalito dalla coscienza solo negli ultimi giorni,
ma che non sono sicura di aver davvero elaborato.
"Cosa siete?"
Mi chiede.
"Amici, fratelli, compagni d'infanzia."
"Danny è cambiato." Si precipita a dire,
le sue parole mi suonano quasi come un avvertimento.
"Che vuoi dire?"
Non mi guarda più negli occhi, fissa il cielo come se cercasse in esso un appoggio.
"Potrebbe essere diverso da come lo ricordavi."
Un altro sbuffo di vento mi sposta i capelli dalle spalle, e mi costringe a strofinarmi le braccia per generare calore.
Kyle se ne accorge.
"Metti questo."
Lo osservo mentre si toglie il giubbino per cederlo a me.
"Non ne ho bisogno Kyle, non sento freddo."
La verità è che non riesco a immaginare di indossare qualcosa di Kyle, nonostante sia per necessità.
Lui non mi ascolta, al contrario,
mi appoggia il giubbino sulle spalle e si assicura che mi copra per bene.
Respiro il suo odore spontaneamente,
mi entra nelle narici,
passa per la gola,
e arriva nei polmoni, riempiendomi.
Cerco di non dare a vedere quanto questo gesto mi abbia sorpreso.
Mi volto a guardarlo: tiene le mani incrociate ed è chino con le braccia sulle ginocchia,
non posso fare a meno di notare l'aria pensierosa.
"A cosa stai pensando?"
Mi pento immediatamente di averglielo chiesto.
"Dovevo esserci io in quella macchina, quella sera."
Ha aggrottato la fronte, delle piccole rughe escono fuori ai lati delle labbra,
il viso s'incupisce.
"Che vuoi dire?"
Inizia a strofinare le mani insistentemente, come se fosse un modo per non uscire di testa.
"Dovevamo andare a Seattle con Quentin – inizia – ma io non avevo voglia di passare tre ore in macchina con Quentin, non corre buon sangue tra noi come avrai capito. Allora Dan è venuto a casa mia, e ha cercato in tutti i modi di convincermi, lui e Quentin erano diventati grandi amici e non sopportava più il fatto che dovesse sempre scegliere fra me e lui. Quindi abbiamo litigato, pesantemente. Tanto che mi buttò addosso uno dei vasi di ceramica che c'era nella stanza."
Mi si fermò il cuore, Danny non era mai stato così violento.
"Perché ha fatto una cosa simile? Non è per niente una cosa da lui."
Kyle si passa una mano nei ricci per rimetterli a posto, e non posso fare a meno di desiderare di voler fare altrettanto.
"Te l'ho detto Mag – incrocia il mio sguardo – Dan non è più lo stesso."
Ritorna a torturarsi le mani, strofinandole insistentemente.
"E' per via di Quentin? Ha una brutta influenza su di lui?"
Scendo dal muretto, facendolo sobbalzare.
"Ha iniziato a bere, ogni sera, con lui e con altri tipi che non mi piacciono per niente."
Mi confessa, e quando lo fa sembra essersi liberato da un grande peso.
Improvvisamente, capisco.
Come quando indossi gli occhiali da sole durante le passeggiate in spiaggia, e all'improvviso riesci a vedere più nitidamente grazie alle lenti scure, allo stesso modo, le parole di Kyle mi fecero capire che Daniel aveva avuto un incidente perché era ubriaco, fuori controllo e impazzito.
"Se fossi andato con lui, non sarebbe..."
Non riesce a finire la frase, socchiude gli occhi e fa un respiro profondo.
Mi avvicino, cercando di esaminare la sua espressione.
"Non è colpa tua."
Non mi sembra vero di star pronunciando queste parole,
ma non penso che esista una verità più giusta in questo momento.
Lui non risponde, continua a torturarsi le mani e a tenere gli occhi chiusi.
Allora decido di interrompere la sua tortura,
mi avvicino e appoggio le mie mani alle sue, le stringo, cercando di bloccare l'attrito volontario.
Kyle spalanca gli occhi,
guarda le nostre mani unite,
poi incrocia il mio sguardo, per poi ritornare sulle mani.
"Non avresti potuto cambiare nulla, non esiste un solo modo per poter cambiare quello che è successo."
Mi sento il cuore battere forte,
sto sudando di nuovo,
e sento delle strane pulsazione alle mani.
Ho sempre pensato che le mani di Kyle fossero fredde e ruvide, invece riescono a darmi più calore di quanto riesca a darmelo il suo giubbino.
Mi sta guardando in un modo completamente nuovo,
pieno di desiderio e malizia,
le iridi scure scendono giù, delimitano le mie labbra che subito vanno a fuoco.
Forse è il caso di allentare questa strana tensione,
mi sento bruciare,
come se fossi davanti a un fuoco completamente nuda.
Abbasso lo sguardo,
tento di liberare la presa,
ma Kyle la trattiene,
e con una rapidità fulminea,
mi tira verso di lui,
in una fusione che mi azzera tutte le funzioni vitali.
Kyle Black mi sta baciando.
























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