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Il ragazzo ormai diciottenne guardò il coniglietto intento a nascondersi nella propria giacca, poggiata sul letto, e si lasciò scappare una risata.

-Semplicemente adorabile- pensò.

Si sdraiò sul letto e alzò leggermente un lembo dell'indumento, in tempo per vedere l'animale girarsi verso di lui. I suoi occhi marroni scuro si incastrarono in quelli della creatura, e un ampio sorriso si fece spazio sulle sue labbra.

L'animaletto arricciò un po' il naso, rimanendo al buio e al caldo nella giacca del proprio padrone. Rilasciò un respiro pesante quando la mano di questo si posò sul proprio dorso e prese ad accarezzarlo. Chiuse gli occhi e si raggomitolò su se stesso, formando una tenera palla di pelo agli occhi del ragazzo.

Jungkook sorrise e con delicatezza lo prese e lo portò sulle proprie gambe dopo essersi seduto, tornando poi ad accarezzarlo.

Iniziò a canticchiare una delle sue canzoni preferite.

Si fermò quando notò il respiro del coniglio leggermente più pesante e lo osservò. Era cambiato in quegli anni: era diventato grande quanto le sue mani da diciottenne, le sue orecchie si erano allungate e anche la coda, prima minuta, si era ingrossata ed infoltita, rimanendo soffice. Se c'era una cosa che non era cambiata, oltre al colore del suo pelo, era la loro sintonia. Appena aveva avuto la creatura tra le mani Jungkook, che allora aveva solo otto anni, aveva iniziato a prendersene cura come non aveva mai fatto con nessun'altra cosa al mondo. La mattina si alzava presto, anche al costo di arrivare a scuola un po' più assonnato, e prima di soddisfare i bisogni della propria persona gli dava tutto ciò di cui avesse bisogno e una dose di coccole a cui ben presto il coniglio si era abituato. Quando tornava a casa, anche se stanco per le lunghe ore trascorse seduto davanti al banco, la prima cosa che faceva una volta toltosi le scarpe e lavatosi le mani era correre in camera dal proprio animale domestico e riempirlo nuovamente di carezze e baci sul muso, come se da quello dipendesse la sua stessa vita. Quel coniglietto aveva cambiato la sua breve esistenza in meglio. Non si era mai pentito, in tutti quegli anni, di aver portato a casa quel cucciolo invece di semplici pesci. Il loro rapporto non era solo quello di un padrone con il proprio animale, era sempre stato qualcosa di più.

Il ragazzo sorrise leggermente, in risposta a tutti i propri pensieri. Lasciò un'altra carezza sul dorso dell'animale, e questo mosse leggermente le orecchie nel sonno. Con cautela lo ripose nella sua gabbia, lasciandola aperta come sempre. Lo osservò dormire per quelli che sembrarono minuti interminabili.

La voce della madre che lo chiamava al piano di sotto per la cena lo risvegliarono dai propri pensieri e lo riportarono alla realtà. Il ragazzo così si alzò, appese la giacca all'attaccapanni e scese.

<<Sai che Jimin ha ormai quasi dodici anni, vero?>> chiese ad un tratto la donna, alzando lo sguardo sul ragazzo.

Questo annuì, senza alzare lo sguardo dal proprio piatto. Avevano già fatto tante volte quel discorso, sapeva dove sua madre cercava di portarlo.

Questa, notando il distacco del figlio, sospirò.

<<Solo, non voglio che tu ci stia troppo male quando accadrà>> disse, e il ragazzo annuì di nuovo.

Sapeva benissimo quale fosse la durata media della vita di un coniglio, e sapeva anche che il triste momento si stava avvicinando sempre di più. Ma perché non poteva semplicemente godersi il presente senza pensarci?

Piano si alzò, portò piatto, posate e bicchiere nel lavello, e rimanendo in silenzio tornò in camera.

Don't leave me | A Jikook short story ❀ ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora