Erano passate poche ore da quando Jonathan si era diretto verso il teatro, alla ricerca di Doris Fletcher, e Anne se ne stava nella sua stanza a rileggere tutti i suoi appunti cercando un filo logico in quel groviglio di informazioni.
L'ospedale era immerso nel silenzio, si sentivano solo i flebili lamenti di alcuni pazienti, a cui ormai la giovane era abituata.
Mentre rileggeva alcune cartelle cliniche degli ultimi pazienti che presentavano la mutazione, ovvero la signora Jones e Sean Hampton, si ricordò che Harriet Jones era paziente del Pembroke da tempo e che non era mai entrata in contatto con Hampton fino al suo rapimento e alla sua scomparsa. Quindi dovrebbe essere entrata in contatto con qualcuno di infetto molto tempo prima, ma chi?
Col dubbio decise di scendere e parlarne con Edgar, che sapeva chi entrava o usciva dal suo ospedale a differenza di Anne, che se ne stava per la maggior parte del tempo chiusa nel laboratorio o nella sua stanza.Stava per scendere la gradinata che portava giù al primo piano verso l'ufficio di Edgar, quando si rese conto che un'inquietante silenzio era calato in tutta la struttura, interrotto solo dalla porta dell'ufficio del dottor Swansea che venne violentemente aperta, seguito da Edgar che uscì barcollando, sanguinante. Si trascinò fino a una colonna per sostenersi e guardò Anne.
Aveva il volto tumefatto e con una mano si premeva sulla pancia da cui sgorgava un fiotto di sangue.
Il dottore si trascinò ancora verso di lei, sussurrandole di scappare e nascondersi.
Anne, in preda al panico, lo afferrò sottobraccio e cercò di accompagnarlo verso le scale per nasconderlo nella sua stanza, incapace di proferire parola. Dall'ufficio di Edgar si sentiva un intenso scalpiccio, degli uomini che conversavano frugando tra le cose del dottore.
Mentre erano quasi arrivati in cima alla scalinata, Anne si voltò, vedendo che il suo amico aveva lasciato una lunga scia di sangue per tutte le scale. Li avrebbero trovati in men che non si dica.
"A-Anne, n-nasconditi..." Disse Edgar staccandosi dalla ragazza e barcollando fino alle due grandi porte presenti al secondo piano, vicino alla stanza della ragazza.
Ormai era imbrattata di sangue anche lei e le sue impronte erano ben visibili sul pavimento bianco del secondo piano. Guardò Edgar avvicinarsi alle due porte e premere un pulsante rivelando un ascensore.
"Edgar, che sta succedendo?" Bisbigliò Anne, prima di vederlo accasciarsi a terra tra l'ascensore e il pavimento.
Stava per avvicinarsi all'amico per aiutarlo, quando sentì le voci degli uomini farsi più vicine, riconoscendone una in particolare: una voce di uomo dall'accento marcatamente irlandese, la voce di Geoffrey McCullum.
"Sono saliti al piano di sopra, sono in trappola ormai non possono scappare! Forza!" diceva il capo della Guardia mentre saliva a due a due i gradini.
Anne presa dal panico indugiò per qualche secondo, poi entrò nella sua stanza e decise di chiudersi dentro.
Nello stesso istante Geoffrey era arrivato al secondo piano.
"Cercate chiunque lo aiutasse e portatelo da me, per l'interrogatorio. Frugate ogni stanza!" Poi si rivolse a Edgar "Ti avevo avvertito che sarebbe arrivato il momento in cui la tua mascherata sarebbe giunta al termine e che sarebbe stata solo questione di tempo... Ora ci dirai ciò che sai, che ti piaccia o meno. Questa epidemia deve finire e ho prove a favore della tua colpevolezza."
disse con tono austero.Anne nella sua stanza tentò vanamente di nascondersi sotto il letto, il cuore le batteva all'impazzata, mentre la porta della sua stanza veniva sfondata con un calcio da uno degli uomini.
Lentamente uno di loro si avvicinò al letto e la vide. La afferrò con forza, lei gridò e cercò di dimenarsi per liberarsi. Fu tutto inutile, l'uomo la trascinò fuori dalla stanza scagliandola verso McCullum.
Anne barcollò e per poco non finí a terra, prima di alzare lo sguardo su McCullum, impaurita.
"Anne?" disse in tono stupito McCullum. "Avrei voluto rivederti, ma non credevo in queste circostanze, a difendere questo verme alleato delle sanguisughe..."
"Geoffrey, stai commettendo un errore!" Rispose Anne in tono disperato.
"Portate il dottore alla nostra base e interrogatelo a fondo, non risparmiatevi, a lei ci penso io." Ordinò con voce ferma ai suoi uomini, che afferrarono Swansea e lasciarono l'ospedale.
"D-dove lo portano? C-cosa gli faranno? Cosa stai cercando Geoffrey?" Chiese Anne in tono impaurito mentre vedeva il suo amico che veniva portato via.
"Sto cercando una cura per questa epidemia e di fermare questi mostri che stanno infestando la nostra città!" Rispose rabbioso Geoffrey.
"Forza, vediamo dove porta questo ascensore." Aggiunse, seguendo Anne all'interno dopo avercela spinta. Tirò una leva e lentamente scesero.
"Geoffrey, che intenzioni hai? Cosa vuoi da me?"
"Voglio che mi racconti cosa diavolo sta succedendo in questo posto, e stavolta voglio la verità."
Le porte dell'ascensore si aprirono, rivelando una larga stanza circolare, simile a un magazzino, pavimentato in legno e con il soffitto percorso da travi intervallati da strani faretti. Appeso al muro accanto all'ascensore c'era una sorta di interruttore.
Lui esaminò per qualche secondo, poi decise di premere l'unico pulsante, provocando l'accensione dei faretti ad un ritmo irregolare.
"Adesso si che ragioniamo! Con questi posso accogliere quella sanguisuga di Reid come si deve..."
Anne sgranò gli occhi a quella affermazione. Quelle luci non erano luci normali, erano luci ultraviolette, in grado di provocare ai vampiri gli stessi danni della luce solare, portandoli a bruciare.
"Cosa vuoi sapere da me?" Chiese Anne un po' titubante.
"Innanzitutto voglio sapere quali sono le intenzioni del tuo amico Swansea, a voler provocare un altro Disastro diffondendo l'epidemia tra la gente per bene come la signorina Doris Fletcher e sua madre Harriet Jones." Chiese lui mentre si sedeva su una cassa, invitando Anne a sedersi lì vicino.
"Disastro? Cos'è un Disastro? Te lo giuro, non so niente di questa storia..." Disse Anne in tono confuso mentre si avvicinava riluttante a Geoffrey.
"Il Disastro è una sorta di calamità scatenata da un essere sovrannaturale che si nutre di odio e risentimento. È la fonte dell'epidemia." Spiegò rapidamente lui.
"Non è molto chiaro, ovviamente Edgar non mi ha mai parlato di niente del genere, figuriamoci dei suoi esperimenti." Disse Anne in tono risentito.
"E invece del coinvolgimento della sanguisuga cosa sai dirmi?"
Con sommo stupore di Anne, Geoffrey le credeva e l'interrogatorio stava procedendo piuttosto... Gentilmente.
"Ho scoperto da sola che era un vampiro, se avessi aspettato che Edgar o lui stesso me lo avessero detto sarei diventata vecchia. Dubito che Jonathan si sia detto favorevole alle sperimentazioni, so che sta cercando una cura, indagando sulle varie fonti di contagio, nient'altro..." Rispose stringendosi nelle spalle.
Geoffrey si avvicinò e prese il volto di Anne con la mano, guardandola negli occhi per qualche secondo.
"Sembri sincera..." disse con tono sorpreso.
Lui le lasciò il volto, continuando a mantenere il contatto visivo "Non avere paura di me, non ho intenzione di farti del male."
"Non ho paura di ciò che potresti fare a me, ho paura di cosa vuoi fare alle persone a cui tengo..." disse Anne a bassa voce.
Senza avere il tempo di replicare, la loro conversazione venne interrotta dal rumore dell'ascensore che risaliva.
"Bene, mia cara, si va in scena! Ti consiglio di stare nascosta al sicuro, non sarà un bello spettacolo..." disse Geoffrey, spingendola dietro un cumulo di casse.
Si diresse accanto alle porte dell'ascensore, vicino all'interruttrore per le luci, caricò la piccola balestra posta sul suo braccio destro e attese.
L'apertura delle porte dell'ascensore rivelarono un Jonathan Reid affaticato, come se fosse giunto di corsa, che entrò nella stanza a passo cauto guardandosi intorno.
Geoffrey accese le luci, poi chiuse le porte dell'ascensore. Jonathan si era già accasciato a terra sotto l'illuminazione e la sua pelle bruciava mentre lui gemeva per il dolore.
"Tende ultraviolette e polvere di oricalco... Il Dottor Swansea è sempre stato un bastardo dalle mille risorse." disse Geoffrey iniziando a camminare verso il centro della stanza superando il vampiro che si contorceva. "Scommetto che non ti aveva detto di aver installato questo in caso di un attacco vampiresco... La dice lunga su quanto si fidi della vostra specie..." continuò lui, godendo del dolore di Reid.
"Cosa hai fatto ad Anne e ad Edgar?" chiese Jonathan tra un lamento e l'altro.
"Stai tranquillo, noi non uccidiamo gli umani, anche se il tuo amico si meriterebbe una bella punizione per ciò che ha fatto..."
"Di cosa stai parlando?"
"Sappiamo tutto! Tu e Swansea avete creato questa epidemia! Avete intenzione di liberare un altro Disastro, come fece William Marshall!" disse Geoffrey in tono rabbioso.
"No... io sto cercando di debellare l'epidemia, proprio come voi..." disse Jonathan in un sussurro, mentre le luci finalmente si spensero.
"Fa parte della tua progenie non è così? Dove si nasconde? è ancora in Inghilterra, vero?" disse prendendo il volto di Jonathan con la mano.
"Non ho idea di cosa tu stia parlando! Geoffrey ti prego ascoltami!"
"Non mi incanti con i tuoi giochetti! Abbiamo trovato delle prove, nel teatro. Doris era il tuo primo esperimento, dov'è Marshall? Parla!" ringhiò McCullum mentre riaccendeva le luci, facendo gridare di dolore Jonathan.
Fortunatamente, poco dopo le luci si spensero, non dando più segno di volersi riaccendere.
Geoffrey fece un verso di disappunto "Tanti saluti alla tecnologia moderna... Adesso è ora di usare i metodi tradizionali." tirò fuori una boccetta dall'interno del cappotto "Sai cosa è questo, bestia? Questo è sangue di re Artù, il sangue di un vero difensore britannico, più forte anche dei tuoi poteri malefici!" e bevve con foga il contenuto, lanciando poi la fiaschetta lontano, verso le casse in cui stava nascosta Anne.
"Questo è assurdo... Stiamo perdendo tempo prezioso!" disse Jonathan rialzandosi da terra.
"Vero... Presto porterò la tua testa a quel codardo di tuo padre!" disse Geoffrey sfoderando una spada.
I due iniziarono a combattere, mentre le luci avevano ripreso ad accendersi in maniera irregolare, facendo bruciare la pelle di Reid, mentre cercava di sferrare qualche colpo a Geoffrey.
Quest'ultimo pareva dotato di una forza sovrumana da quando aveva bevuto da quella fiaschetta, riuscendo a tenere testa piuttosto bene al vampiro.
Anne, nel frattempo, da dietro le casse cercò di arrivare a prendere la fiaschetta senza farsi vedere, sapendo che se Jonathan avesse saputo della sua presenza si sarebbe distratto, permettendo a McCullum di sfruttare la situazione.
I due uomini si stavano gravemente ferendo a vicenda e ancora era incerto chi avrebbe prevalso. L'unica cosa che era certa ad Anne era che quella fosse una lotta inutile. Andavano fermati velocemente.
Scattò verso la fiaschetta e si ritirò nuovamente dietro una delle casse. Il cuore le batteva forte, guardò l'interno del contenitore metallico: c'era ancora del liquido. Senza pensarci due volte lo bevve rapidamente, il sapore ferroso del sangue le invase la bocca. Lentamente si sentì rinvigorita, forte e coi riflessi più veloci. Afferrò una sbarra di ferro acuminata che sosteneva una cassa con una mano e un'asse di legno, strappata con poco sforzo dal pavimento, nell'altra.
Sia McCullum che Reid non si erano ancora accorti di lei, ma stavano combattendo spostandosi in quella zona.
Non appena furono abbastanza vicini, lei balzò in mezzo ai due, puntando la sbarra di ferro verso Geoffrey mentre l'asse di legno verso Jonathan e disse: "Adesso basta! Finitela con questa stupida lotta! Non vi porterà a niente, non ve ne rendete conto?"
Entrambi la guardarono stupiti.
"Anne, togliti, questa immonda creatura non merita la tua compassione! " disse Geoffrey in tono minaccioso continuando a impugnare stretto la spada in posizione di attacco.
"Anne! Stai bene! Ti prego, và via adesso, và al sicuro!" disse in tono preoccupato Jonathan che impugnava una spada e una pistola.
"No! Non me ne vado da nessuna parte! Non permetterò che vi ammazziate a vicenda, o che uno dei due muoia senza motivo. State cercando la stessa cosa non capite?" Disse Anne rivolta verso McCullum.
"Mia cara Anne, come pensi che sia possibile avere un'obiettivo comune con questa sanguisuga? Dì la verità, hai usato uno dei tuoi trucchetti anche su di lei, bestia?" disse Geoffrey guardando torvo Jonathan.
"Abbassate. Le. Armi. Adesso!" disse Anne risoluta avvicinando la sbarra al collo del cacciatore.
"Non posso permettere che la faccia franca, non posso!" rispose lui.
"Allora sarai costretto a batterti anche con me!" disse rabbiosa lei, lanciando via l'asse di legno e impugnando l'asta di ferro con due mani.
"Anne ti prego, va' via!" la supplicò Jonathan alle sue spalle.
"Non avevo intenzione di farti del male, ma non mi lasci scelta. Hai scelto da che parte stare." disse in tono deluso McCullum, mentre mirava con la sua balestra verso Anne.
Jonathan scattò con la sua velocità sovrannaturale verso il cacciatore per cercare di impedirgli di sparare, ma ormai era troppo tardi.
Anne però scattò rapidamente di lato, con una prontezza che non credeva possibile, evitando il colpo, riuscendo a colpire le gambe di Geoffrey, portandolo in ginocchio.
Lui la guardò stupita e sgranò gli occhi "Ti ha trasformata in uno di loro? Hai reso anche lei un mostro?!" rivolgendosi infine a Jonathan.
Anne gli sventolò la fiaschetta davanti: "Non dovresti lasciare le tue cose in giro, Geoffrey. Ho bevuto un po' di quello che era rimasto in questa... Adesso basta però, finiscila con queste stupidaggini!"
Lui scosse la testa.
"Non riesci proprio ad accettare il fatto che non siamo nemici, vero?" gli disse Jonathan.
"Lo siamo sempre stati e sempre lo saremo. Di tutti i mali che minacciano l'umanità il vostro è il peggiore." rispose McCullum.
"Non dico che dovremmo essere amici, ma potremo quanto meno collaborare per porre fine a questa epidemia..." disse in tono pacato Jonathan.
"Mai! Noi siamo la Guardia di Priwen, non trattiamo e non negoziamo!" esclamò il cacciatore.
"Non smetterai mai di darmi la caccia, eh McCullum?"
"Non c'è scappatoia, sanguisuga. Uccidetemi ora perchè non mi convincerete mai a pensarla come voi." disse lui scuotendo la testa.
"E' qui che ti sbagli..." disse Jonathan afferrandogli il volto con la mano. "Ti risparmieremo, McCullum. Ti concedo la pietà che tu non hai mai concesso a me."
"Che strano trucco è mai questo?" chiese confuso Geoffrey.
"Nessun trucco. Sono io che ti lascio andare. Dopotutto, stiamo entrambi cercando di salvare questo povero Paese, ognuno a modo suo." rispose Jonathan allontanandosi da lui.
Anne gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi. Lui l'afferrò, la guardò negli occhi e le disse: "Mi dispiace che tu abbia scelto di stare dalla sua parte..."
"Come ti ho già detto, ritengo che non ci siano due parti separate, se vorrai avere degli alleati io sono disposta ad aiutare te, come ad aiutare lui." gli rispose lei, mentre indietreggiava avvicinandosi a Jonathan, che si era già avvicinato all'ascensore per aprirne le porte.
"Ti ucciderò, Reid. La prossima volta che ci incontreremo, ti finirò!" ringhiò un'ultima volta verso il vampiro.
"Vedi? Facciamo già progressi! Mi hai chiamato col mio nome...Alla prossima, cacciatore!" disse Jonathan mentre apriva le porte per permettere ad Anne di entrare. Lei si affrettò a raggiungere il fianco del dottore, che richiuse velocemente il passaggio.
Una volta soli nell'ascensore, senza dire una parola, Jonathan la prese tra le sue braccia.
"Ero così preoccupato, mia adorata... Sono così felice di vedere che stai bene!" le sussurrò con la testa immersa nei suoi capelli.
Lei lo strinse forte a sé, scaricando l'adrenalina accumulata dalla situazione precedente e del sangue di Artù che lentamente perdeva di efficacia.
"La tua forza d'animo e il tuo coraggio mi sorprendono ogni volta..." le disse sciogliendo l'abbraccio, mentre le spostava una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Un leggerissimo sorriso percorse il volto di Jonathan, prima che si allontanasse da lei per aprire le porte.
"Forza, andiamo a cercare Edgar. " disse Reid in tono risoluto.
Anne annuì e lo prese per mano, mentre si incamminavano verso il teatro, alla ricerca del loro amico.
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"It's Locked, Alright" [ Vampyr ]
RomanceLondra 1918, poco dopo il termine della Prima Guerra Mondiale, l'influenza spagnola dilaga per le vie della città e strane creature infette vagano nella notte seminando il panico fra i cittadini e obbligando il governo a istituire un coprifuoco per...