Il mostro dietro lo specchio

5 1 0
                                    

Guardava lo specchio e pensò solo due cose...

"Distruzione" e poi "morte". Occhi marroni solitamente pieni di felicità distinti solamente da delle lievi sfumature dorate erano ora spenti e privi di quella scintilla che tanto li caratterizzavano, non avevano nulla, anzi il nulla ce l'avevano. Non provava niente, era in uno stato tra l'essere anestetizzata e catatonica, rinchiusa in una bolla contenente lei e lo specchio che aveva davanti. Piangeva ma non si spiegava il perché, forse si faceva pena, forse odiava vedersi in quel modo. Lì si accorse di provare qualcosa, sentimenti nascosti insieme a tutti quei spuntoni di ghiaccio che giacevano attorno al suo cuore. Pian piano, poco a poco riaffiorarono i sentimenti, però intuì da sola che non c'era più nulla di felice in lei, percepiva solo: dolore, rabbia, delusione e odio verso se stessa, e un cuore spezzato, fermo e infreddolito. Emise un sospiro come per prendere aria dopo una lunga immersione, accorgendosi che le mancava da un po' respirare qualcosa che non fosse l'amore per lui, si sentiva un pesce fuori dall'acqua, completamente terrorizzato dall'idea di morire, paralizzato in cerca di ossigeno. Lei strinse le mani intorno alla gola ma non sapeva se lo avesse fatto per punirsi, molto probabilmente si, poi decise di urlare, con l'unico problema che ne uscì fuori un verso mozzato e silenzioso seguito solo da lacrime più copiose delle prime. Sentiva il viso appiccicaticcio, bagnato,gli occhi rossi e gonfi le bruciavano, la vista appannata, male alla gola per la stretta precedente, ma tutto ciò a confronto al dolore al petto non era nulla, neanche se moltiplicato cinquanta volte, per un momento pensò "esiste qualcosa peggio del parto". Ma alla fine non poteva esserne sicura visto che non aveva mai provato quel genere di dolore, tuttavia per il momento questo era il peggiore da lei provato.
Spostò lo sguardo sullo specchio, e il dolore crebbe a dismisura. Si cominciò a tirare i capelli come a volerseli strappare e scosse la testa come a dire di "no". In seguito arrivò il vuoto più totale, e rise. Ma non c'era ne gioia o felicità in quella risata, aveva un suono perfido e maligno, con una punta di isteria, si era trasformata in una persona diversa, non era più lei oramai, ma il ghiaccio in persona. Divenne una manipolatrice di sentimenti, anche dei propri oltre che di quelli altrui, causando l'anestesia totale del suo cuore ancora innamorato.

La sindrome del cuore anestetizzatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora