Il mattino seguente,
si svegliò con un piccolo sbuffo,
uscitogli leggero dalle labbra socchiuse.
Aprì piano gli occhi e notò come la signora anziana,
che la sera prima lo aveva accolto in casa,
avesse aperto la finestra,
facendo sì che entrasse la luce fioca dell'alba.
Quante volte l'aveva visto dall'alto sperando di poterlo guardare dal vivo?
Così fece.
Si avvicinò alla finestra,
una volta sceso lentamente dal letto,
e alzò il capo verso quello spettacolo.
Lui lo era.
Sarebbe stato di certo uno spettacolo per chi lo avesse osservato in quel momento.
Naso alla francese all'insù,
gli occhi azzurri che brillavano con la poca luce del sole,
labbra sottili socchiuse,
ma che se viste di lato sembravano piene,
e quei capelli castani,
quasi cioccolato,
sparati in ogni lato.
Gli occhi brillavano per la felicità.
Sembrava un bambino alla vista di luci che non aveva mai visto prima.
Il suo pensiero non andò minimamente al padre o ai suoi fratelli,
lì in Paradiso.
Il suo pensiero era fermo li.
Sulla terra.
In quel cielo così bello da farlo perdere nel guardarlo.
Sentì bussare e si riprese da quei pensieri.
Si girò lentamente dicendo un flebile "prego".
La sua voce...
Era sottile,
dolce,
angelica,
femminile a tratti.
Trasmetteva tranquillità quel suo timbro così fuori dal comune.
La donna entrò nella stanza e lo guardò.《Ti sei svegliato presto figliolo. Hai dormito male? Posso fare qualcosa per te?》
Disse la donna guardandolo leggermente preoccupata.
Non si aspettava che il giovane fosse già in piedi dopo quel viaggio così lungo che aveva fatto ore prima.《Stia tranquilla signora. Mi sveglio sempre presto. All'alba. Suppongo sia abitudine. Ho dormito in modo meraviglioso grazie a lei. Davvero. Grazie. E no... non ho bisogno di altro. Ha già fatto tanto per me. Le auguro una buona giornata.》
Così dicendo salutò la signora anziana e si diresse verso la porta di casa.
Si girò solo per sorriderle.《Torna presto figliolo. Sei stato di grande compagnia.》
Disse con affetto l'anziana.
《Tornerò. Glielo prometto. Grazie ancora per tutto.》Con queste parole uscì definitivamente da quella casa,
chiudendosi la porta alle spalle,
guardò il cielo e prese fin troppa aria nei polmoni,
che poi rilasciò andare in un sospiro.
Si guardò intorno e vide come le altre case,
una ad una,
accendevano le prime luci nelle stanze.
Vide come le persone si alzavano dai loro comodi giacigli chiamati letti e iniziavano una nuova giornata.Si diresse verso il centro di quella città.
Era finito a Londra da quel che poteva vedere.
Non era male.
Per strada iniziarono ad uscire le prime persone,
tutte avvolte in quelli che sembravano giacche lunghe e pesanti.
Alcuni avevano i visi nascosti in delle sciarpe,
mentre altri avevano alle mani dei guanti pesanti.
Altri invece,
forse per la fretta,
avevano dimenticato uno dei due,
e strofinavano le mani tra loro soffiandoci dentro aria calda,
nel tentativo di scaldarsi.
Nessuno s'era accorto di quel giovane,
che con una semplice maglia a maniche corte ed una giacca,
girovagava per le strade.
Non pativa il freddo ne il caldo,
ne la fame,
ne la sete,
e aveva un forza che andava oltre la comprensione dell'uomo.Era così diverso,
eppure invisibile agli occhi di quegli uomini,
che per la loro fretta di tenersi il posto di lavoro,
non s'erano accorti di lui.
Louis vide come i primi negozi iniziavano le loro attività.
Ne fu attratto da uno e si avvicinò ad esso.
Dal di fuori usò le sue qualità.
La vista oltre gli oggetti,
era solo uno tra i tanti poteri che aveva.
In quel negozio vi era del cibo,
e dovendosi mischiare agli umani,
decise di provare ad assaggiarne uno,
ma si accorse di non possedere alcun denaro.
Si guardò in giro e ormai anche gli altri negozi erano aperti.
Gli balenò quindi l'idea di cercare lavoro ed iscriversi successivamente a scuola.
Così fece,
Si diresse ad una panetteria,
E dopo una po di chiacchiere e spiegazioni,
fu assunto.
Il giorno dopo sarebbe stato il suo primo giorno di lavoro.
Erano quasi le 8 del mattino,
così si diresse ad una scuola adatta a lui,
Il College si chiamava Stanford e sembrava abbastanza buono.
Ovviamente lui non ne necessitava affatto,
ma avendo 19 anni,
e dovendosi ambientare,
doveva per forza.
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