Capitolo due: Di Male In Peggio

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P.o.v. Tristan

Ci sono persone con una vita piatta e monotona, nella quale non accade quasi mai niente di speciale.

Ci sono persone con una vita movimentata; ogni giorno gli succede qualcosa di nuovo.

Infine ci sono le persone con una vita normale, la quale ad un certo punto viene travolta da qualcosa di negativo, o in rari casi, positivo.

La mia vita si rispecchia perfettamente.

Ero un ragazzo normale fino a qualche ora fa, che voleva fare una gita con i propri amici e ora mi ritrovo su un isola che non si sà se deserta o abitata.

Direi che l'ansia e la paura in questo caso ci stiano.

Bradley: Che si fa? Andiamo a fare un giro per vedere se questa isola è abitata o no?

Connor: Ottima idea ma...uno di noi deve stare con Cecilia. Non si è ancora svegliata e non credo sia il caso di lasciarla qui da sola.

Io: Sto io con lei

Gli altri annuirono e andarono a perlustrare il bosco.

Io stavo seduto all'ombra di una palma con accanto a me Cecilia, stesa, ancora con gli occhi chiusi.

Non avevo voglia voglia di fare niente, solo stare li a vegetare. Avevo paura che da questa isola non ne sarei uscito vivo.

Fai l'uomo! Non puoi stare li fermo a fare il depresso.

I tuoi amici hanno bisogno anche del tuo aiuto.

Dovete collaborare se volete uscire vivi da questa isola.

La mia coscenza aveva ragione, ma in quel momento ero proprio stanco.

Mi distesi nell'erba e mi addormentai.

﹏﹏﹏﹏﹏﹏﹏﹏

Una goccia che cadde sul mio naso mi fece svegliare.

Ma stava piovendo?

Aprii gli occhi e mi accorsi che un enorme animale simile ad un lupo mi stava alitando in faccia.

Preso dallo spavento feci un salto all'indietro.

Ora lo vedevo interamente.

Non sapevo che animale fosse, ma era un incrocio tra un leone, un lupo e un doberman [spero si scriva così].

Fece un verso a dir poco fastidioso che mi fece d'istinto tappare le orecchie.

Avete presente tutti quei suoni fastidiosi che vengono prodotti quando le punte della forchetta strisciano contro il piatto o quando il gesso contro alla lavagna fa quel rumore stridulo e fastidioso? Pensateli mischiati con il rumore di quando stonate con il flauto dolce.

Ecco, quello era il verso appena emesso dallo strano essere qui davanti a me.

Feci per prendere Cecilia ma lui fù più veloce e le diede un raspone all'altezza dell'ombelico.

La presi velocemente in braccio e ci buttammo in mare con la speranza di evitare il grande animale.

Infatti fece dietro front e tornò nel bosco.

Feci un sospiro di sollievo e dopo circa cinque minuti uscii dall'acqua e adagiai Cecilia nel posto dove era prima.

Gli alzai la maglietta fino a sotto il seno per poter esaminare la ferita.

Gli enormi artigli le avevano segnato la pancia che ora stava sanguinando molto.

Aveva una smorfia di dolore in viso.

Io non ne capivo niente di queste cose, nel gruppo era lei l'esperta in questo campo.

Non avevo proprio idea di cosa fare.

P.o.v. Bradley

Stavamo pellustrando il bosco che per ora sembrava vuoto.

James: Questo posto sembra vuoto. Torniamo indietro.

Io: Aspettiamo prima di arrivare a delle conclusioni. Magari più in la c'è qualcosa.

Connor-Brad si sta facendo buio e proprio perchè, come hai detto tu, non sappiamo se l'isola sia deserta o no che dobbiamo tornare indietro.
Finiremo un altra volta il giro, ma adesso è meglio ritornare.

Annuii sconfitto e li seguii.

Infondo avevano ragione; non sapevamo ancora niente su cosa potesse nascondere questa isola.

Stavamo camminando tranquillamente verso la spiaggia quando davanti a noi si parò un grosso animale.

Non sapevo che animale fosse, so solo che sembrava arrabbiato e dopo aver emesso un suono a dir poco fastidioso cominciò a rincorrerci.

Stavamo correndo da un sacco di tempo e non ne potevo più. Quell'animale era velocissimo.

Ovviamente non eravamo andati in spiaggia con quell'animale alle costole, non sarebbe stata una mossa intelligente.

Stremati dalla corsa ci fermammo un attimo e notammo che l'enorme cane era sparito.

James: Che diavolo era quello?

Io: Non ne ho idea. Ora sbrighiamoci a tornare che è buio.

***

Quando arrivammo trovammo Tris che esaminava la pancia di Cecilia. Quando mi avvicinai di più notai che aveva una ferita. Una ferita bella grossa.

Io: Tris che è successo?

Gli chiesi andandogli incontro

Tris: Un enorme animale si è avvicinato e ha dato un raspone a Cecilia.

Io, James e Conn ci guardammo con aria sorpresa.

Connor: Noi siamo stati inseguiti da un enorme cane. Probabile che sia lo stesso animale?

James: Probabile.

Io: Ok, ma ora pensiamo a come curare questa ferita prima che faccia infezione.

Tris: Mi dici da dove hai intenzione di incominciare? Non sappiamo niente di quello che le ha potuto iniettare.

Io: Lo so anche io ma non possiamo lasciarla sanguinare così. Intanto limitiamoci a disinfettare la ferita e a metterci una benda, poi si vedrà.

Sospirò e annuì.

Andai verso la riva dove si erano spiaggiate le nostre cose.

Raggiunsi la valigetta del pronto soccorso e sperai con tutto il cuore che non si fosse bagnato niente.

Aprii la valigetta e notai che era tutto intatto e perfettamente asciutto.

Meno male.

Raggiunsi gli altri ragazzi e cominciai a disinfettare la ferità.

Lei non si stava un attimo ferma e faceva smorfie, molto probabilmente, di dolore.

Quando ebbi finito le fasciai la pancia.

Ormai era notte ed eravamo davvero stanchi così mi adagia ad un albero e con Cecilia tra le braccia mi abbandonai ad un sonno profondo

Sta andando tutto di male in peggio

P.o.v. Narratore

I ragazzi si addormentarono profondamente.

Credevano che dopo aver disinfettato quella ferita sarebbe finita lì ma non sapevano che era solo l'inizio per la povera Cecilia

Spazio Autrice

Ecco il capitolo bellezze.

Come avete notato ho cambiato l'immagine della storia.

A me piace molto sinceramente

Alla prossima

Survivors || The VampsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora